Maxi dazi Usa sulla pasta italiana? La potenziale stangata di Trump da oltre il 100%
- Postato il 4 ottobre 2025
- Economia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Prima o poi doveva succedere. La guerra commerciale di Donald Trump ha puntato il suo mirino anche sulla pasta. A partire da gennaio potrebbe scattare un aumento dei dazi sull’importazione: un’aggiunta del 91,74% che, sommata all’attuale tariffa del 15%, porterebbe l’imposizione complessiva a quasi il 107%. All’origine di questa potenziale stangata c’è un’indagine del Dipartimento del Commercio americano, scaturita – come di consueto – da una revisione periodica richiesta da aziende concorrenti negli Stati Uniti, spesso riconducibili a gruppi italiani stessi. Il meccanismo è ormai noto: ogni anno l’amministrazione americana seleziona due aziende esportatrici per una revisione dettagliata dei costi e dei prezzi di vendita. In questa tornata, sono finite sotto la lente d’ingrandimento La Molisana e Garofalo.
Il punto critico, secondo molti osservatori, è proprio il metodo utilizzato: i margini di dumping calcolati per queste due imprese – pari al 91,74% – vengono automaticamente estesi anche a tutte le altre aziende citate nell’indagine, senza alcuna analisi specifica sui loro dati. E il risultato è una generalizzazione che rischia di colpire indiscriminatamente un intero settore, senza un’adeguata verifica caso per caso.
Oltre ai due marchi, nella lista dei produttori colpiti dalla maxi-tariffa figurano nomi noti come Barilla, Rummo, Liguori, Sgambaro, e molti altri. Una parte di queste realtà ha stabilimenti anche sul suolo americano – come Barilla – e potrà quindi mitigare in parte gli effetti del dazio. Ma per chi esporta direttamente dall’Italia tutto il prodotto destinato al mercato statunitense, l’impatto potrebbe essere devastante. Va sottolineato che non è la prima volta che il governo Usa avvia simili inchieste sul presunto dumping della pasta italiana. Tuttavia, fino ad oggi, i risultati si erano sempre tradotti in dazi irrisori, se non nulli: zero o al massimo lo 0,5%. L’improvviso salto al 91,74% segna un drastico cambio di tono e alimenta i timori di un’escalation nella guerra commerciale tra Washington e Bruxelles.
Una forzatura, intervenuta “in un momento particolarmente delicato” e che “avvantaggerà chi produce pasta negli Stati Uniti, danneggiando tutti quelli che esportano invece la pasta dall’Italia verso gli Usa”. Lo ha detto all’Ansa l’ad di Filiera Italia Luigi Scordamaglia. Positiva, ha aggiunto,” l’immediata reazione, dei ministeri degli Esteri e dell’Agricoltura, che si sono attivati per reagire a questa decisione”.
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