Meloni al Meeting: “Invasioni di campo da alcuni giudici politicizzati. Non ci fermeranno, avanti con la riforma”

  • Postato il 27 agosto 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Andremo avanti con la riforma della giustizia nonostante le invasioni di campo di una minoranza di giudici politicizzati che provano a sostituirsi al Parlamento e alla volontà popolare”. Nel suo primo intervento al meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, Giorgia Meloni torna a scagliarsi contro la magistratura, raccogliendo gli applausi di una platea da sempre allineata al verbo berlusconiano sui temi della giustizia. Gli strali della premier bersagliano in particolare, ancora una volta, i giudici che hanno negato le convalide dei trattenimenti di migranti in Albania, sterilizzando il piano di deportazione del governo in base a un principio poi convalidato dalla Corte di Giustizia Ue. “Voglio dire con chiarezza che ogni tentativo che verrà fatto di impedirci di governare il fenomeno” dell’immigrazione illegale “verrà rispedito al mittente: non c’è giudice, politico o burocrate che possa impedirci di fare rispettare la legge dello Stato italiano, di garantire la sicurezza dei cittadini, di combattere gli schiavisti del terzo millenio e di salvare vite umane”, attacca dal palco della kermesse cattolica.

Ma a innervosire la capa del governo è senza dubbio l’inchiesta sul caso della liberazione del criminale libico Osama Almasri, in cui il Tribunale dei ministri – pur archiviando la sua posizioneha chiesto l’autorizzazione a procedere per i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, accusati a vario titolo di omissione d’atti d’ufficio, favoreggiamento e peculato. Già a inizio agosto, subito dopo la richiesta, la premier aveva ventilato un “disegno politico” della magistratura, suggerendo che alcune deicisioni siano “conseguenza” dell’avanzamento dell’iter parlamentare della riforma costituzionale della separazione delle carriere, approvata in prima lettura sia al Senato che alla Camera. Così a Rimini Meloni insiste proprio su quel progetto, definito necessario per estirpare “la malapianta delle correnti della magistratura” tramite il sorteggio dei membri del Csm, l’organo di autogoverno di giudici e pm (che con la riforma sarà diviso in due).

E tra i primi a rispondere a Meloni c’è proprio il leader di una corrente, Giovanni Zaccaro, segretario del gruppo progressista di Area: “Finiscono le ferie e ricomincia la campagna della politica contro la magistratura. Invece delle solite accuse di politicizzazione, che si ripetono da decenni, la presidente del Consiglio dovrebbe preoccuparsi di fare leggi e finanziare interventi che rendano più veloce ed efficiente la giustizia: questo serve ai citttadini, altro che la delegittimazione quotidiana fra istituzioni della Repubblica”, dichiara. Dalla politica invece si fa sentrie Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Pd: “Con estrema chiarezza Meloni a Rimini nel suo comizio ha messo i giudici tra gli obiettivi da colpire con la riforma Nordio e il premierato come meta delle riforme istituzionali. Ha piantato i paletti dello Stato autoritario attraverso la legittimazione del potere personale e la sottomissione dell’ordine giudiziario. Un programma che in nome del mandato popolare vuole stringere le briglie alla democrazia. Bisogna unirsi per fermare questo progetto di dominio ideologico e antilibertario”, afferma. Anche per il leader di Europa Verde, Angelo Bonelli, quelle della presidente del Consiglio sono “parole gravissime che svelano il vero obiettivo di questa destra: mettere sotto controllo i giudici indipendenti e piegare la giustizia alla politica, preludio di una deriva autoritaria“.

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Il Fatto Quotidiano

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