Meloni, che accoglienza! Mai tanti permessi di soggiorno agli stranieri: africani e asiatici in testa

  • Postato il 20 ottobre 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Chi l’avrebbe detto? Negli ultimi dieci anni, il governo di Giorgia Meloni è quello che ha rilasciato più primi permessi di soggiorno, una media di 367 mila all’anno. I primi permessi sono quelli concessi a cittadini extra Ue che non ne avevano mai ottenuto uno valido nello stesso Paese. In altre parole, si tratta di nuovi ingressi regolari, per motivi di lavoro, studio, famiglia, protezione internazionale, tra gli altri. Ma non è tutto. Con l’attuale governo e i costi dell’accoglienza sono aumentati, mentre i servizi peggiorano producendo esclusione economica e sociale degli stranieri, la stessa che la maggioranza di governo capitalizza nei consensi.

Campioni dell’accoglienza – Da Renzi a Draghi, passando per Gentiloni e Conte, nessun altro esecutivo era stato così generoso. I dati sono pubblici, forniti dal Viminale a Eurostat: l’anno scorso i primi permessi sono stati 346 mila e 389 mila nel 2023, numeri record per il decennio 2014-2024. L’analista Matteo Villa, direttore DataLab dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), gli ha elaborati per calcolare la media dei rilasci ogni 12 mesi per i governi Conte, Draghi e Meloni. “Il governo Meloni si sta rivelando uno dei più pragmatici di sempre per quanto riguarda l’immigrazione extracomunitaria. Peccato che non lo racconti ai propri elettori”, osserva su X. Utilizzando lo stesso metodo, il risultato non cambia anche risalendo ai governi di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. La media di Meloni resta la più alta: 367 mila primi permessi contro i 305 mila di Mario Draghi, i 251 mila di Gentiloni e i 239 mila del primo governo di Giuseppe Conte. Inoltre, col governo Meloni ad aumentare sono soprattutto i rilasci per “altre ragioni”, principalmente protezione internazionale e motivi umanitari, che nel 2023 e 2024 valgono il 50% di tutti i primi permessi rilasciati. Colpa della crisi ucraina? Dal quarto posto del 2022, l’Ucraina è passata al decimo del 2023 e al ventiduesimo nel 2024. In generale, Africa e Asia sono i principali beneficiari della straordinaria accoglienza del governo Meloni, con Bangladesh, Egitto e Pakistan a guidare la classifica dei rilasci per protezione.

Con Meloni aumentano i costi – All’inedita generosità nel rilascio dei permessi corrisponde un peggioramento dei servizi d’accoglienza per chi chiede protezione, prima e dopo l’accoglimento della domanda. Che sia per risparmiare? Al contrario, i decreti emanati nel 2023 hanno fatto aumentare i costi complessivi smentendo la retorica dei presunti 35 euro al giorno per migrante, per anni l’ossessione della destra. Analizzando dati ufficiali, ActionAid e Openpolis segnalano che a crescere sono stati “soprattutto i costi per il funzionamento delle strutture (affitto, trasporti, cibo)”. Nell’ultimo report sul diritto d’asilo della Fondazione Migrantes (Caritas), riferendosi allo schema di capitolato d’appalto del ministero dell’Interno del 2024 che ha dato esecuzione al decreto 20/2023, l’avvocata Caterina Bove spiega che si riconoscono “spese più alte”, fino a 40 euro giornalieri a persona, per le strutture collettive, richiedendo al contempo “servizi inferiori” rispetto alle unità abitative più piccole. Un’impostazione che genera di fatto “costi minori e maggiori guadagni” per gli enti gestori che optano per i grandi centri.

Meno servizi, meno integrazione – Insomma, accogliamo più persone per le quali spendiamo di più, ma le trattiamo peggio. Nei grandi centri è stato escluso l’obbligo di erogare servizi come l’assistenza psicologica, i corsi di lingua italiana e i servizi di orientamento giuridico e territoriale. Sebbene il nuovo schema di capitolato offra “una possibile copertura”, i servizi sono spesso lasciati alla discrezionalità dell’ente gestore o semplicemente ridotti al minimo. E poi? Dopo essere stati parcheggiato, chi ottiene un permesso dovrebbe accedere al Sistema di accoglienza e integrazione (SAI), ma è sottodimensionato e sempre più marginale per volontà politica. Tra 2023 e 2024 migliaia di persone aventi diritto non sono riuscite ad accedervi, finendo sulla strada. Facciamo di tutto per trattenere i richiedenti, addirittura in Albania, ma accettiamo di perderli di vista una volta riconosciuto il loro diritto a rimanere. Una condanna a marginalità, lavoro nero, sfruttamento e, perché no, al crimine. In un suo recente studio sull’integrazione dei rifugiati in Italia e sulla loro condizione socio economica, l’Agenzia Onu per i rifugiati (UNHCR) parla di scenario preoccupante” dove il sistema di accoglienza consegna alla società italiana persone a rischio. Il 67% si trova a rischio di povertà relativa e il 43,5% vive in povertà assoluta, con integrazione sociale e orientamento ostacolati soprattutto dalla scarsa conoscenza della lingua. Cosa mai potrà andare storto?

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Il Fatto Quotidiano

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