Meloni e le parole su Israele, i pacifisti di Stop Rearm Europe: “È la premier, non un’opinionista. Stop alle forniture di armi”

  • Postato il 27 agosto 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 5 Visualizzazioni

Il Defence Summit di Roma, previsto per il prossimo 11 settembre, non si farà. L’evento, che avrebbe dovuto tenersi all’Auditorium della Musica, è stato infatti rinviato a data da destinarsi. La ragione? “L’evoluzione della situazione geopolitica internazionale”, almeno stando a quanto dichiarato dagli organizzatori.

Se Il Manifesto scrive, però, che in gran parte il rinvio sarebbe dovuto allo scontento del ministro della Difesa Guido Crosetto per “l’impostazione dell’evento”, un ruolo altrettanto determinante hanno giocato i movimenti pacifisti. Quando il Defence Summit è stato lanciato a fine luglio, infatti, il Gruppo promotore “Stop Rearm Europe – Roma” – che riunisce più di 70 comitati, gruppi, associazioni e movimenti – era insorto immediatamente chiedendo non solo che l’evento non si svolgesse in uno spazio pubblico come l’Auditorium della Musica, ma anche che venisse cancellato in quanto i suoi contenuti erano in contrasto con la Costituzione.

Ci sono riusciti. A spiegare le ragioni del successo è Marco Bersani, coordinatore nazionale Attac Italia e tra i promotori della campagna “Stop Rearm Europe”: “Non penso che gli organizzatori del Defence Summit si aspettassero una reazione così plurale e immediata, soprattutto nel mese di agosto”. La sollevazione dei movimenti pacifisti, secondo Bersani, sarebbe stata essenziale a far capire agli organizzatori del Summit che “in un momento in cui la guerra deborda, l’opinione pubblica va in un’altra direzione e pensa che l’industria bellica non possa diventare la nuova dimensione dell’economia”. Al Defence Summit, inoltre, spiega il comitato “Stop Rearm Europe – Roma”, “sarebbe andata in mostra, tra le altre cose, la stessa tecnologia militare che l’Italia fornisce a Israele per il genocidio in corso del popolo palestinese a Gaza e in Medio Oriente”. Erano infatti attesi Capi di Stato maggiore e diversi esponenti di aziende del settore bellico, tra cui anche Leonardo e Fincantieri.

Una condanna a Israele che, oggi, forse per la prima volta, è arrivata in maniera netta anche dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, dal palco del Meeting di Rimini, ha dichiarato: “Non abbiamo esitato un solo minuto a sostenere il diritto all’autodifesa di Israele dopo l’orrore del 7 ottobre, ma allo stesso tempo non possiamo tacere di fronte a una reazione che è andata oltre il principio di proporzionalità mietendo troppe vittime innocenti”. Un cambio di rotta del governo o la consapevolezza che l’opinione pubblica va in un’altra direzione e questo può avere ripercussioni in termini di consensi. “Giorgia Meloni non è un’opinionista, se vuole essere coerente con le cose che dice deve mettere fine a tutte le forniture di armi ad Israele, interrompere il Memorandum Italia- Israele e intervenire su Cassa Depositi e Prestiti che ha appena accordato un finanziamento alle start-up israeliane di intelligenza artificiale. Le parole di Meloni di oggi sono importanti, ma devono seguire i fatti”, dice Bersani di Stop Rearm. Le dichiarazioni senza fatti, insomma, lasciano il tempo che trovano, soprattutto se arrivano da chi ha potere di decidere e cambiare le cose.

Quella contro il Defence Summit, tuttavia, è solo una delle tante battaglie di “Stop Rearm Europe – Roma”, che oggi si riunirà in assemblea per prepararsi a un autunno caldo di manifestazioni e iniziative contro la guerra e il riarmo. Il messaggio è chiaro: se anche il Defence Summit dovesse essere riprogrammato, “saremo pronti”.

L'articolo Meloni e le parole su Israele, i pacifisti di Stop Rearm Europe: “È la premier, non un’opinionista. Stop alle forniture di armi” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti