Meno zucchero, più arte. Come la Sugar Tax potrebbe salvare il mercato dell’arte
- Postato il 12 giugno 2025
- Mercato
- Di Artribune
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Con meno zucchero stiamo meglio e rilanciamo il mercato dell’arte. Lavorare oggi in Italia per gli operatori del mercato dell’arte (artisti, galleristi, collezionisti, semplici amatori e relativo indotto), rispetto ad altri Paesi europei risulta particolarmente difficile, le aliquote IVA previste dalla legge vigente sono infatti tra le più alte nel continente (con una quota ordinaria al 22%).
Non solo lusso: l’arte è anche benessere
Da quanto sopra, si evince chiaramente che le opere d’arte sono considerate, ai fini dell’applicazione dell’IVA, al pari dei beni di lusso, quali yacht e borse firmate, con la conseguente denuncia di assoluta ignoranza del Legislatore che considera l’arte come un bene per pochi eletti milionari. Non considerando il fatto che l’arte, in ogni sua forma, affonda le sue origini nelle emotività più profonde dell’essere umano, da sempre connaturate con lo stesso essere uomo, tanto che le prime espressioni artistiche da parte dell’uomo risalgono, per alcuni, ad oltre 2 milioni di anni fa. Già allora nacque l’esigenza di creare una connessione fra il “saper fare” e l’attività dello spirito: l’arte è capace quindi di creare una forte connessione tra l’artista ed il fruitore. Di conseguenza: la contemplazione di un’opera d’arte attiva un’intesa tra i centri di contemplazione, cognitivi ed emotivi del cervello, generando una sensazione di piacere. Questo processo coinvolge le regioni più profonde del nostro cervello ricche di dopamina – creando un’esperienza gratificante e profondamente gioiosa. Quale altro desiderio poteva altrimenti motivare altrimenti la malata terminale olandese quando ha chiesto, di poter contemplare in fin di vita al Rijksmuseum di Amsterdam il quadro più amato? Risulta evidente che il processo “animico” dell’arte non può essere correlato alle capacità patrimoniali di chi si avvicina alla stessa, anzi, semmai il contrario, e quindi non solo è vero che l’arte salverà il mondo, come sottolinea il Principe Myskin nel noto capolavoro di Dostoevskij, ma ancora di più: è necessario salvare l’arte per salvare il mondo e, maggiormente, la nostra salute.

La proposta di riforma del mercato dell’arte e i suoi costi
Il Legislatore europeo non è rimasto sordo alla chiara necessità di armonizzare un evidente disparità all’interno della Comunità Europea in merito all’applicazione dell’IVA, tra gli altri beni, alla circolazione delle opere d’arte e, con la Direttiva 542/2022 del 5 aprile 2022, ha previsto la possibilità di applicare le aliquote IVA ridotte in tale ambito. L’Italia recependo tale Direttiva ha promulgato una Legge Delega ad hoc (in sostanza si è delegato al Governo la facoltà di disciplinare la materia entro 24 mesi dalla entrata in vigore della Legge stessa (ovvero entro il 29/8/25). In questo senso la Proposta di Legge degli Onorevoli Amorese e Congedo prevede, in sostanza, un dimezzamento delle aliquote IVA alla circolazione delle opere d’arte. E fin qui è tutto chiaro. La Costituzione prevede che ogni Legge che preveda una spesa deve prevedere anche la copertura finanziaria per farvi fronte. Dunque, secondo la proposta di Legge citata, la riforma avrebbe un “costo” di circa 90 milioni di euro per l’anno 2024, superando di poco i100 milioni di euro per ogni anno successivo fino al 2027.
La Sugar Tax può essere una soluzione?
In Italia, culla della Cultura e paese tradizionalmente di produzione artistica, con un giro d’affari complessivo di 3,86 miliardi di euro, è facile intuire che impatto avrebbe tale riforma. Contestualmente si discute da tempo (8 rinvii ad oggi) sull’entrata in vigore della cd. “Sugar Tax”, la tassazione sulle bevande zuccherate che dovrebbe entrare in vigore dal 1° luglio 2025 con una previsione di gettito fiscale di circa 600 milioni di euro/anno). Perché quindi non cogliere la chiara occasione: l’introduzione della sugar tax che è diretta a scoraggiare l’uso delle bevande zuccherate ha, quindi, una valenza anche etica: da una parte disincentiva l’assunzione di tali prodotti, considerati dall’OMS nocivi alla salute, e quindi ridurrebbe il rischio salute legato all’obesità soprattutto sui bambini nella fascia dai 5 ai 9 anni, e dall’altra parte un solo sesto del gettito della medesima tassa (100 milioni di euro annui) fornirebbe lacopertura necessaria per la riforma dell’IVA nella circolazione delle opere d’arte con una ricaduta esponenziale su tutto l’indotto e un effetto sulla vocazione artistica dell’Italia assoluto, nonché sul nostro benessere generale.
Meno zucchero e più arte
E quindi, in conclusione, un sesto del gettito complessivo della Sugar Tax basterebbe a coprire il costo della riforma dell’IVA sulla circolazione delle opere d’arte. Quindi se negli Anni Ottanta era di moda lo slogan “lo zucchero è vita”, ora il nuovo slogan è: “meno zucchero = più arte e più salute”. Chissà che con la riforma fiscale il futuro Leonardo non debba migrare in Francia (e con lui la futura Gioconda) in cerca di migliori condizioni economiche.
Luca Bocchiardo
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L’articolo "Meno zucchero, più arte. Come la Sugar Tax potrebbe salvare il mercato dell’arte" è apparso per la prima volta su Artribune®.