Merz frena sull’elettrico al Salone di Monaco: “La Germania non può inseguire la transizione”. Lo scoglio Von Der Leyen

  • Postato il 10 settembre 2025
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La Germania spinge il freno sulla rivoluzione della mobilità elettrica. Al Salone dell’Auto di Monaco, il cancelliere Friedrich Merz ha usato toni netti: “Dobbiamo guidare la trasformazione del settore automobilistico, non rincorrerla”. Un messaggio chiaro, rivolto tanto a Bruxelles quanto ai giganti dell’auto tedesca, che peraltro avevano espresso posizioni simili nei giorni scorsi e sono chiamati oggi a ripensare il proprio ruolo nel contesto della transizione energetica.

La sua dichiarazione non è solo un’esortazione all’orgoglio industriale. È anche una critica implicita alla politica europea che, secondo lui “sta imponendo ritmi e soluzioni che rischiano di danneggiare la nostra economia”. La linea è quella della cautela strategica: sì al cambiamento, ma “con buon senso, compatibilità industriale e rispetto per il lavoro e le imprese”.

Merz ha annunciato un incontro imminente con tutti gli attori chiave del settore – costruttori, fornitori, istituzioni – per “definire insieme una tabella di marcia realistica”. Un vertice che potrebbe segnare una svolta nella politica industriale tedesca, finora incerta tra slancio green e timori occupazionali. E che dovrà necessariamente tenere conto delle risultanze del “Dialogo Strategico” in programma venerdì 12 settembre a Bruxelles, tra il presidente della Commissione europea e i rappresentanti dell’automotive continentale.

Risultanze che si possono immaginare, vista la risposta odierna chiara e senza esitazioni della presidente Ursula von der Leyen: “per l’Unione Europea l’elettrico resta il futuro”. La VDL dunque ribadito la necessità di mantenere la rotta verso la mobilità a zero emissioni, pur restando attenta a concedere “spazio di respiro” al settore industriale, prevedendo flessibilità nei tempi per il rispetto dei target CO₂, ma senza rinunciare all’obiettivo 2035. “Dobbiamo mantenere gli obiettivi, ascoltando però i margini realistici che oggi servono alle imprese”, ha precisato.

Tornando a Merz, il cancelliere ha ribadito che “L’industria automobilistica è parte dell’identità economica del nostro Paese”, sottolineando come la transizione debba tener conto delle radici produttive tedesche. E ancora: “Non possiamo permettere che l’innovazione sia un lusso per pochi, o peggio, una condanna per intere filiere”. Più chiaro di così.

Merz non ha negato il valore della mobilità sostenibile, ma ne ha criticato l’attuale declinazione normativa, fatta secondo lui “di divieti e obiettivi imposti dall’alto”. La sua visione si fonda invece su un pragmatismo tecnologico che non esclude alternative all’elettrico puro: “Dobbiamo investire anche in idrogeno, e-fuel, reti intelligenti. L’elettrico non può essere l’unica via”.

Un posizionamento che lo distingue dai suoi predecessori e da parte dell’Europa, impegnata a rispettare la scadenza del 2035 per lo stop ai motori termici. In questo scenario, Merz rilancia la centralità della Germania nel decidere il proprio percorso: “Non possiamo accettare che altri decidano per noi quale mobilità adottare. L’innovazione deve essere libera, non imposta”.

Sullo sfondo resta la sfida globale con la Cina, ormai leader indiscussa dell’auto elettrica. “Dobbiamo affrontare questa concorrenza con le nostre forze, non con sussidi o scorciatoie, ma con un piano industriale serio e condiviso”, ha aggiunto Merz.

Le parole del cancelliere hanno dunque tracciato una linea di discontinuità: stop alla rincorsa cieca, sì a una leadership consapevole. La transizione, non deve essere ideologica, ma realizzabile. E soprattutto, tedesca. Cosa di cui dovrebbero preoccupare le istituzioni italiane, che finora hanno dimostrato di non pesare più di tanto sulle decisioni di Bruxelles.

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