Meta e il mega data center in Louisiana: così la “fame d’energia” dell’IA rischia di gonfiare le bollette dei cittadini Usa
- Postato il 27 giugno 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Bollette più alte e nuove centrali a gas per soddisfare la fame d’energia di Meta, il colosso tech di Mark Zuckerberg. La multinazionale sta costruendo un gigantesco data center in Louisiana, nelle campagne di Holly Ridge (una vasta area rurale nel nord-est dello stato). Sono infrastrutture strategiche per Big Tech: i data center contengono migliaia di server che, a loro volta, effettuano miliardi di calcoli al secondo, lavorando senza sosta. È il “cervello” dell’intelligenza artificiale, che se ne serve per eseguire i compiti che gli vengono commissionati o, più banalmente, per fornirci le risposte richieste. Ma proprio perché i computer lavorano ininterrottamente in condizioni normali si surriscalderebbero; dunque, per evitare guasti tecnici, vanno raffreddati artificialmente (ad esempio, tramite aria condizionata industriale ad alta potenza). Bisogna poi alimentare la potenza di calcolo e sostenere i costi energetici relativi ai sistemi d’illuminazione o di sicurezza dell’infrastruttura. In definitiva, il fabbisogno complessivo di energia dei data center è già di per sé molto elevato.
Ma Zuckerberg vuole costruire un arcipelago informatico che si estenderà su 370.000 metri quadrati (a grandi linee, un’area coperta da cinquantadue campi di calcio regolamentari). E secondo le stime di una Ong locale, Alliance for Affordable Energy, avrà bisogno del doppio dell’energia di cui vive New Orleans, una città che conta quasi quattrocentomila abitanti. Per l’approvvigionamento energetico dell’infrastruttura Meta ha siglato un accordo con Entergy Louisiana, il principale fornitore di elettricità dello Stato. Secondo l’Alliance for Affordable Energy il data center – dunque, un solo edificio – consumerebbe il 25% dell’elettricità che attualmente Entergy eroga per case, scuole, fabbriche, ospedali e negozi lungo tutto il territorio della Louisiana. Questo significa che, per “sfamare” Meta, Entergy dovrebbe aumentare di un quarto la quantità d’energia che fornisce attualmente. Ma i costi potrebbero ricadere sulla popolazione dello Stato. E anche se il progetto è ancora ad uno stato embrionale già sono arrivati i primi rialzi in bolletta.
La partnership tra la multinazionale e Entergy, infatti, prevede la costruzione di tre nuove centrali a gas e una linea di trasmissione. Tuttavia, Meta si è impegnata a coprire i costi delle tre centrali solo per i primi 15 anni (il progetto è spalmato su 30 anni). Se a metà del percorso l’azienda dovesse disinvestire, abbandonare il sito o ridurre le attività Entergy Louisiana si dovrebbe far carico del resto dei costi. Attingendo fondi dai suoi clienti, i cittadini dello Stato. Inoltre l’accordo con Meta non è stato allargato alla linea di trasmissione; se n’è dovuta occupare Entergy, finanziandone la costruzione con un aumento di 1,66 $ in bolletta. La cifra di per sé non è consistente, ma va calata in un quadro più ampio segnato da rialzi continui (dal 2018, +90%). Tuttavia, può essere un’importante iniziativa per rilanciare un’area economicamente depressa: Meta promette 500 posti di lavoro con stipendi medi di 82.000 dollari. Ma i data center, lamentano alcune associazioni locali, sono strutture fortemente automatizzate, che richiedono poco personale stabile. Molti impieghi sono temporanei (limitati alla costruzione della struttura) o a scarsa qualificazione (sicurezza, pulizie). Eppure il governo statale, guidato da Jeffrey Martin Landry – un trumpiano di stretta osservanza – ha fatto di tutto affinché Meta investisse, riscrivendo leggi urbanistiche, abolendo l’obbligo di aste pubbliche per vendere terreni di proprietà dello Stato e modificando le regole relative agli incentivi per la banda larga – circoscrivendoli ai data center.
La vicenda apre uno squarcio sul grande tema dei costi energetici (e ambientali) di questa rivoluzione industriale. In Kentucky una compagnia elettrica sta progettando nuove centrali a gas per alimentare data center che, almeno per il momento, ancora non esistono. L’intelligenza artificiale è vorace d’energia. E all’aumentare dell’intelligenza – sulla scia dei progressi tecnologici in questo campo – cresce la sua “fame”. Compresi i costi per placarla. È il prezzo del progresso, sibilano gli esegeti della quarta rivoluzione industriale. Ma ne può derivare un problema, e anche molto serio, se, da ultimo, a pagarlo saranno l’ambiente e i cittadini comuni.
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