Mi dimetto, anzi no: il balletto di Ishiba sconfitto alle elezioni per la Camera Alta giapponese ma forte dell’accordo con Trump
- Postato il 25 luglio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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“Se dovessi diventare primo ministro, probabilmente accadrà quando il Partito Liberal Democratico si troverà in profonda difficoltà” aveva previsto Ishiba Shigeru, in un suo libro pubblicato lo scorso anno, aggiungendo: “Non succederà, a meno di non ricevere il mandato direttamente dalle divinità del Giappone”. Invece è successo, i Kami l’hanno accontentato per un po’, ma dopo la sconfitta subita dalla coalizione di governo (LDP e Komeito) alle elezioni della Camera Alta di domenica scorsa, sia il sostegno divino, sia quello terreno è per lui decisamente giunto al termine, così come per il Partito Liberal Democratico che si trova ormai in minoranza in entrambe le Camere.
A inizio settimana le sue dimissioni sembravano ovvie, oggi non lo sono più grazie all’accordo raggiunto con gli Stati Uniti martedì a Washington sui dazi, abbassati al 15% – invece del minacciato 25% – in vigore dal primo agosto. Tra chi vorrebbe che il primo ministro facesse comunque un passo indietro ci sono i partiti d’opposizione, ma anche qualche voce all’interno dello stesso LDP – il ministro dell’Agricoltura, Koizumi Shinjiro, per esempio.
Se Ishiba dovesse ripensarci e dimettersi a meno di un anno dal suo incarico, si scatenerebbe la battaglia per la successione. Il Partito Liberal Democratico si trova ad affrontare la sfida rappresentata dal più recente partito di destra estrema, il Japanese First” SanseiTo, che dall’unico seggio che deteneva prima delle elezioni del 20 luglio, è arrivato a conquistarne 14 sui 248 della Camera Alta, attingendo anche dai sostenitori dell’LDP, fatto che desta preoccupazione fuori e dentro il Giappone. La giornalista Miyamoto Sayaka che collabora con il giornale economico Tokyo Keizai Online ed è da alcuni anni residente in Italia, a tal proposito commenta: “Sono molto preoccupata come tanti altri e altre. Fa particolarmente paura leggere la bozza di costituzione prodotta da SanseiTo, perché si capisce che vorrebbero far arretrare il Paese a prima della seconda guerra mondiale. Senza diritti civili e uguaglianza, senza garanzia di giusto processo e così via”. Si vedrà in agosto cosa succederà alla guida del governo giapponese, un mese in cui il giorno 6 ricorrerà l’80mo anniversario del bombardamento atomico su Hiroshima e Nagasaki, e il 15 quello della fine della Seconda guerra mondiale.
Intanto il giorno dopo il raggiungimento dell’accordo Usa-Giappone, l’indice Nikkei dei 225 titoli guida ha guadagnato il 3,5%, ma le tariffe su acciaio e allumino rimangono al 50%, inoltre il Giappone si è impegnato a importare più riso, migliorare l’accesso al suo mercato per i veicoli made in Usa, e a investire 550 miliardi di dollari (somma che suscita enormi dubbi sull’effettivo successo dell’accordo) in un fondo a sostegno delle industrie strategiche e tecnologiche negli Stati Uniti.
Mercoledì a Tokyo, nel frattempo, si è svolto il 30mo vertice tra l’Unione Europea e il Giappone, conclusosi con la nascita dell’“Alleanza per la Competitività”. Nuova mossa che si propone, tra l’altro, di accrescere il dialogo economico, i legami bilaterali e la cooperazione commerciale, oltre che trovare soluzioni per diversificare la catena di distribuzione dei minerali fondamentali, rafforzare l’industria della difesa, e la cyber sicurezza. All’incontro hanno partecipato il primo ministro (per ora) Ishiba Shigeru, il presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa, e la presidente della Commissione Europea Ursula von Der Leyen. Uno degli argomenti discussi è il rafforzamento di un affidabile processo di distribuzione di materiali quali terre rare e batterie, una collaborazione che Bruxelles afferma potrebbe estendersi presto ad altri settori. E questa è solo una delle risposte alle restrizioni imposte dalla Cina lo scorso aprile.
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