“Mi inca**o quando mi dicono che sono ancora bella. Il sesso? Non è roba da bestie. Senza punti di riferimento mi sarei persa, imbottita di Xanax”: così Ornella Muti

  • Postato il 23 ottobre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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“A 70 anni non voglio farmi trascinare più da niente e da nessuno: ho delle ferite che ogni tanto devo andare ad accarezzare perché si fanno sentire, ma se ci metto il carico da novanta non vivo più”. Parola di Ornella Muti (vero nome Francesca Rivelli) che ha pubblicato la sua biografia “Questa non è Ornella Muti” (La nave di Teseo).

Un bilancio sul suo essere donna e madre, l’attrice si è confidata a Vanity Fair: “Quando mi dicono che sono ancora bella mi incazzo perché, arrivata a questo punto, mi piacerebbe semplicemente essere una persona e non un’immagine. Mi tengo bene perché non bevo Coca-Cola e non mangio prodotti come la Nutella, ma è ovvio che non sia più quella di prima. Quando vado a ritirare un premio e vedo le mie foto da giovane mi capita di pensare ‘che peccato’ ma, alla fine, bisogna rassegnarsi. Rimanere fermi a quello che eravamo è stupido, un insulto alla vita. Invece di concentrarsi su quello che si è perso è meglio pensare a quello che si è guadagnato”.

E ancora: “Ho sempre cercato qualcuno cui potermi appoggiare e delle braccia in grado di accogliermi, forse anche per aver perso mio papà molto piccola, ma con gli anni ho capito che l’amore non deve essere idealizzato così come non deve essere idealizzato l’uomo. Mi è capitato in passato, e ho sofferto molto per questo. Per risponderle l’amore mi manca, certo, ma non ne faccio un cruccio. Semmai un uomo si avvicinasse oggi dovrebbe accettarmi per quella che sono”.

Oggi Ornella Muti si definisce “una donna che lavora tantissimo e che è legatissima ai suoi figli anche se sono ormai grandi. Mi aiuta anche il fatto di non essere mai stata preda del sesso. Ho sempre pensato che il sesso sia legato alla persona che ami: una scopata tanto per farla non mi darebbe niente. Il sesso, per me, nasce dall’amore, non è una roba da bestie. È come quando vai ai buffet e vedi tutta la gente che si scaraventa lì a mangiare: ti passa la fame”.

Infine una considerazione: “Tutti desiderano che arrivi un momento in cui la gente ti vuole, ti ama e ti adula ma io non ho mai mirato a quello. Le star non sono eterne: come per tutte le cose c’è un inizio, un apice, una caduta e forse una risalita, ma se non avessi avuto dei punti di riferimento intorno a me probabilmente mi sarei persa, imbottita di Xanax”.

Le note del libro

Ornella Muti, prima di diventare un’attrice e una diva mondiale, è stata una bambina di quattro anni, Francesca, portata dalla madre presso una zia in Svizzera per alleviare con l’aria di montagna i problemi polmonari di cui soffriva. La mamma lasciò quella bambina senza spiegarle nulla e se ne andò, per tornare a riprenderla soltanto un anno e mezzo dopo. Un abbandono che ha condizionato fin dall’inizio la personalità di una delle più grandi attrici del cinema italiano, e che le ha impedito per anni, per quanti successi professionali inanellasse, di appartenere davvero a qualcuno o a qualcosa, forse persino a se stessa.

In questo libro, per la prima volta, quella bambina racconta come la piccola Francesca è diventata Ornella Muti: senza rinnegare la sua storia e i suoi ricordi, seguendo un destino di esule inscritto nelle origini della sua famiglia, che vide i suoi avi materni, medici degli zar Romanov, scappare in Europa per sopravvivere alla Rivoluzione russa del 1917.

Ornella Muti si confessa attraverso il cinema, gli incontri con i grandi registi − tra cui Mario Monicelli, Dino Risi, John Landis e Woody Allen −, i grandi attori con cui ha recitato, gli stilisti che l’hanno vestita sui palcoscenici più importanti fino alla notte degli Oscar, da Valentino a Giorgio Armani. Ma “la ragazza più bella del mondo” si confida in queste pagine anche nella sua intimità fragile, ricordando gli uomini inseguiti con ostinazione e i dolorosi abbandoni subiti, le delusioni, le risalite e le rivincite di una donna d’amore.

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Il Fatto Quotidiano

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