“Mia madre mi scrive in diretta per dirmi che ho la camicia fuori posto. Io e mio marito non avremo figli, quando poteva succedere non è successo”: Alberto Matano si racconta
- Postato il 21 agosto 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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“Mi dedico tanto ai miei nipoti: ora che ho un’età abbastanza matura per dire che non avrò figli, so di essere un super zio, la terza persona che chiamano quando hanno bisogno, dopo mamma e papà”. Conduttore, marito ma anche zio pazzo dei propri nipoti: Alberto Matano si racconta al Corriere della Sera, a partire dal fatto che lui e il consorte Riccardo Mannino non avranno figli: “Il nostro è un grande amore, sia io che Riccardo siamo in armonia con quello che la vita ci ha dato. Quando poteva succedere che diventassi padre, non è successo e allora fai pace con questa cosa. Oggi non ho rimpianti né aspirazioni. Anche lui ha delle nipoti e, insieme, abbiamo la vita piena di loro. E in questo ruolo posso permettermi di essere quello divertente”.
Dal 2019 alla guida de “La vita in diretta” ammette di controllare i messaggi che i familiari gli scrivono in onda. Complimenti? Non esattamente: “Credo che mia madre abbia una lente speciale per trovare ogni difetto o imperfezione” fa sapere. “Mio padre mi dice che si avvicina al televisore e osserva tutto. E così, mentre sono in diretta, magari vedo dall’orologio che arriva un messaggio di mia madre con scritto: ‘Hai la camicia fuori posto’, ‘Hai un occhio rosso’. Così chiedo in studio se è vero e ogni volta lo è. Riesce a vedere quello che non va prima di tutti”.
Qualche anno fa, proprio in diretta, Matano fece anche coming out. Una scelta che motiva così: “All’inizio volevo proteggere la mia storia. Poi ho sentito che era il momento giusto per condividere la mia vita, il nostro matrimonio. Tutto con grande naturalezza. Non ho mai amato l’idea del coming out, eppure in tanti mi dicono grazie per quello che hai raccontato. Ancora oggi, nelle cittadine più piccole, le persone omosessuali a volte non vengono salutate, vengono guardate con diffidenza. Se attraverso la mia storia anche solo venisse un dubbio nelle famiglia dove c’è un ragazzo che vive quel senso di buio, se si accendesse anche solo una candela, che poi col tempo diventa un faro, allora a qualcosa è servito. L’esempio è più potente dello scontro”.
Lui stesso ha sperimentato quella condizione di buio: “Sì, ho sperimentato momenti di buio assoluti, poi ho trovato la forza di reagire. Nella mia famiglia avevo il mio posto sicuro, ma ero preso di mira dai bulli per varie ragioni, anche perché ero più piccolo, mi sono sviluppato tardi”. Come ne è uscito? “Erano episodi quotidiani, prese in giro perché ero un bambino più piccolo e magrolino, venivo sempre sbeffeggiato. Così ho costruito il mio gruppo di amici parallelo, mi sono organizzato, non sono rimasto a soccombere quando ero preso di mira. Fino a che è arrivata la rivincita di quel ragazzino” conclude.
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