Migliaia di giovani in piazza contro il governo in Nepal, almeno 22 morti e 400 feriti
- Postato il 9 settembre 2025
- Cronaca
- Di Blitz
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Lunedì migliaia di giovani hanno riempito le strade del Nepal per esprimere il loro dissenso contro il blocco dei social network e la corruzione dilagante nel Paese. La mobilitazione, definita dai media locali e internazionali come la “rivoluzione della Generazione Z”, è stata accolta con durezza dalle forze di polizia. Secondo quanto riportato da India Today, gli scontri avrebbero causato almeno 22 vittime e oltre 400 feriti nelle città di Kathmandu e Itahari. Le autorità hanno impiegato idranti, gas lacrimogeni e perfino armi da fuoco per disperdere i manifestanti, che in gran parte appartengono alle nuove generazioni cresciute connessi al web e desiderose di maggiore trasparenza politica. La violenza della repressione ha sollevato critiche anche all’interno delle istituzioni, innescando una crisi politica senza precedenti negli ultimi anni.
Le dimissioni del primo ministro Oli
Di fronte all’escalation di proteste e al clima di tensione crescente, martedì il primo ministro Khadga Prasad Sharma Oli ha rassegnato le proprie dimissioni. Leader del Partito comunista marxista-leninista (Cpn-Uml), Oli guidava un fragile governo di coalizione con il Congresso nepalese (Nc). Le sue parole, pronunciate durante l’annuncio ufficiale, hanno sottolineato la volontà di “aprire la strada a una soluzione costituzionale della crisi”. La decisione è maturata dopo una riunione di emergenza con i principali partiti politici del Paese. Intanto, due ministri del Congresso – quello dell’Interno e quello dell’Agricoltura – avevano già lasciato l’incarico in segno di protesta contro la gestione repressiva delle manifestazioni, prendendo le distanze dalle scelte più controverse dell’esecutivo.

Una nazione in bilico
Nonostante le dimissioni del premier, le proteste non si sono fermate. A Kathmandu, immagini diffuse dalla Bbc mostrano colonne di fumo alzarsi sopra i tetti della capitale, dove i manifestanti hanno dato alle fiamme abitazioni di leader politici e altri edifici simbolici. Scene simili si sono ripetute in diverse città del Paese, mentre la rabbia della popolazione giovanile continua a crescere.
La chiusura dell’aeroporto internazionale Tribhuvan, principale scalo del Nepal, testimonia la gravità della situazione. Le forze dell’ordine restano schierate nelle aree più calde, ma la tensione non accenna a diminuire.
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