Migranti, dai Cpr eseguito solo il 10% degli ordini di rimpatrio. In Albania spesi 114mila euro al giorno
- Postato il 24 luglio 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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Nel 2024 il sistema dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (Cpr) ha segnato un record negativo: solo il 10,4% delle persone che hanno ricevuto un provvedimento di allontanamento è stato rimpatriato dai centri italiani. I dati sono quelli ufficiali, raccolti tramite richieste di accesso civico al ministero dell’Interno e inseriti nell’aggiornamento della piattaforma Trattenuti, lavoro congiunto di ActionAid Italia e del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Bari, coordinato da Fabrizio Coresi e Giuseppe Campesi. Il rapporto va letto alla luce della recente sentenza della Corte Costituzionale: i Cpr operano in base a una normativa “del tutto inidonea a definire, in modo sufficientemente preciso, quali siano i diritti delle persone trattenute”. E delle infinite denunce sulle condizioni di degrado e sulle sofferenze prodotte all’interno. Come non bastasse, c’è poi il capitolo dei costi, coi dati di Viminale, ministero della Difesa, Prefetture e Questure. Costi non giustificati, vista l’inefficacia, che diventano esorbitanti nel caso del centro inaugurato in Albania l’ottobre scorso. “Giorgia Meloni deve chiedere scusa agli italiani, perché i numeri relativi ai costi della sua illegale operazione sono un insulto anche a quei milioni di persone che oggi si trovano in difficoltà”, ha commentato la segretaria del Pd, Elly Schlein, dopo aver letto i dati.
Sempre meno rimpatri – La detenzione amministrativa nei Cpr è ammessa solo in funzione del rimpatrio degli irregolari, su questo non ci sono dubbi, la giurisprudenza è concorde. Per questo la giustificazione principale per la loro esistenza, anche con l’attuale governo, è che rendano più efficace la politica di rimpatrio. Peccato che sia falso, a meno che non lo siano i dati del Viminale. L’anno scorso si è registrato il minimo storico dal 2014: solo il 41,8% delle persone in ingresso in un centro di detenzione è stato rimpatriato. Su un totale di 6.164 persone, 2.576 in tutto. Meno del 2022 (3154), meno del 2023 (2987), quando il tasso di rimpatrio era il 44%. Nonostante risorse sempre maggiori e il prolungamento del trattenimento fino a 18 mesi introdotto dal governo Meloni, appena un decimo delle persone che hanno ricevuto un provvedimento di allontanamento sono state rimpatriate dai Cpr italiani.
Sempre più costosi – A fronte di una capienza ufficiale di 2555 posti tra Cpr e Ctra (Centri di trattenimento per richiedenti asilo, inaugurati tra 2023 e 2024 a Modica, Porto Empedocle e Gjader, in Albania), alla fine dell’anno scorso il sistema funzionava solo al 46%, a causa di ritardi negli allestimenti, proteste e danneggiamenti. Il Cpr che nel 2024 ha registrato più ingressi (1.407) è quello di Caltanissetta, con una spesa nell’anno di un milione e 900 mila euro e un costo pro-capite pro-die medio di euro 28,97, sotto la media nazionale. Che viene superata di poco nel Ctra di Porto Empedocle: 124 ingressi nel 2024, un costo pro-capite pro-die di 37,22 euro e una spesa complessiva di oltre un milione e centodiecimila euro, di cui il 95,8% spesi allestire la capienza di 50 posti totali, poco più di 21 mila euro a posto. Il confronto col il Ctra costruito in Albania è impietoso: l’allestimento di un posto effettivamente disponibile a Gjader è costato oltre 153mila euro, mentre il costo pro-capite pro-die è di 76,57 euro, più del doppio del dato nazionale.
Salasso Albania – L’operazione ha registrato pagamenti per 570mila euro da parte della Prefettura di Roma all’ente gestore Medihospes per soli 5 giorni di effettiva operatività: 114mila euro al giorno per le 20 persone detenute tra metà ottobre e fine dicembre 2024, trasferite nell’ambito di due distinte operazioni di sbarco e tutte liberate in poche ore. I dati sono ora pubblici e consultabili sulla piattaforma Trattenuti per ogni singolo centro. ActionAid e UniBari hanno ricostruito per la prima volta i milioni effettivamente impegnati per l’allestimento fino a marzo 2025, nonostante i centri non siano stati completati. A fine marzo a Gjader erano stati realizzati 400 posti: per la sola costruzione (compresa la struttura non alloggiativa dell’hotspot nel porto di Shengjin) sono stati sottoscritti contratti, con un uso generalizzato dell’affidamento diretto, per 74,2 milioni di euro. Nemmeno la recente pensata, di trattenere a Gjader gli irregolari presenti in Italia, sta in piedi. “Alla luce di ben 263 posti vuoti sul totale di 1164 disponibili nei centri in territorio italiano – spiega Coresi di ActionAid – il tentativo di utilizzare il Cpr di Gjader per detenere gli irregolari appare del tutto irrazionale e illogico”.
Sempre più richiedenti – “La detenzione come strumento della politica d’asilo segna un cambio di paradigma epocale”, spiega Coresi. I richiedenti asilo, anche senza un provvedimento di allontanamento, sono cresciuti arrivando a superare il 45% dei trattenuti nel 2024. “Il riflesso diretto di questa presenza è nella crescita significativa delle uscite per mancata convalida o proroga da parte dell’autorità giudiziaria”, dal 9% del 2021 al 29% del 2024. “Negli ultimi due anni sono 186 le persone detenute nonostante avessero diritto all’accoglienza e poi liberate: l’89% dei 208 richiedenti che hanno fatto ingresso in uno dei nuovi Ctra”. Da ultimo, è bene sottolineare, come fa il rapporto, che i cittadini di nazionalità tunisina rappresentano la componente preponderante: in media, il 50,5% degli ingressi annuali nei centri tra il 2019 e il 2024. Che sono anche la nazionalità più rimpatriata per via dell’accordo con la Tunisia, l’unico di una certa efficacia. Anche dai Cpr/Ctra: nel 2024, due terzi dei rimpatriati dai centri erano tunisini. Un dato utile a farsi un’idea di quanto i rimpatri e in particolare quelli dai centri incidano davvero sugli arrivi: nel 2025 sono sbarcate 35.483 persone (al 24 luglio). Di cui solo 657 tunisini, l’1,85% del totale.
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