Migranti rimpatriati direttamente da Tirana, il Viminale cambia idea: “Si può”. Le opposizioni: “Illegittimi”

  • Postato il 25 giugno 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Andranno tutti riportati in Italia, da lì niente rimpatri”, aveva detto il Viminale lo scorso aprile. Un mese dopo ha fatto l’esatto contrario e oggi lo rinvendica: “I rimpatri direttamente dall’Albania di migranti trattenuti nel Cpr di Gjader, senza passare prima dall’Italia, possono essere regolarmente svolti”. Lo precisano ambienti del ministero all’Ansa con riferimento a quanto avvenuto lo scorso 9 maggio, quando un charter partito da Roma e diretto al Cairo ha fatto scalo nella capitale albanese per far salire a bordo alcuni cittadini egiziani precedentemente rinchiusi nella struttura di Gjader. “Con una prassi più che discutibile, il Viminale risponde con una dichiarazione alla stampa alla questione sollevata con l’interrogazione che ho presentato stamattina insieme a tante e tanti colleghi delle opposizioni sul rimpatrio di cinque cittadini egiziani direttamente da Tirana”, ha commentato a stretto giro la deputata del Pd Rachele Scarpa, che proprio oggi, 25 giugno aveva presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, annunciata nei giorni scorsi anche dal segretario di Più Europa Riccardo Magi, per sapere “quale sia la norma giuridica in base alla quale il Ministro ha disposto l’avvenuto rimpatrio” e se l’operazione “è avvenuta in contrasto con quanto previsto dalla Direttiva 115/CE/2008 in materia di rimpatri”.

Il primo rimpatrio forzato dall’Albania – Le autorità italiane hanno rimpatriato alcuni cittadini egiziani direttamente dall’aeroporto di Tirana verso il Cairo, con un volo charter partito il 9 maggio da Roma e noleggiato dal ministero per 139.000 euro, perfezionando così la ricerca di un charter da 140 posti che il Viminale aveva avviato già il 28 aprile, ipotizzando, per la tratta Tirana-Cairo, di trasportare 20/40 stranieri e 60/100 operatori di polizia. Tutto senza far rumore, contrariamente ad ogni altra iniziativa sui centri in Albania, ed emerso grazie a un’indagine di Altreconomia, che ha recuperato il bando su carta intestata del Viminale. Tra l’altro, quando il ministero si è messo alla ricerca del volo, a Gjader non c’era nemmeno un egiziano. Il che fa pensare che quelli imbarcati il 9 maggio siano stati trasferiti nei giorni appena precedenti, con una scelta che l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione ha subito definito illegittima per “un’evidente sproporzione” tra finalità del rimpatrio e rispetto dei diritti.

Il problema della giurisdizione – La legittimità dei trattenimenti in Albania di stranieri da espellere è stata sollevata lo scorso 29 aprile anche in un rinvio alla Corte di giustizia europea da parte della Cassazione, che nella sua ordinanza giudica il Protocollo Italia-Albania in “totale contrasto con l’intero impianto della Direttiva rimpatri ed in particolare con gli articoli 3, 6, 8, 15 e 16”. In particolare, l’articolo 3 della direttiva consente i rimpatri solo verso il Paese d’origine, un Paese da cui lo straniero aveva precedentemente transitato o un Paese terzo in cui la persona sceglie volontariamente di essere trasferita. Secondo la Cassazione, l’accordo tra Italia e Albania non rientra in nessuna di queste ipotesi e, sottolineano gli ermellini, lo Stato membro “non è titolare di un potere illimitato di trasferimento” dei migranti espulsi e può disporre un rimpatrio solo nei termini stabiliti dalla Direttiva. Non solo: per la Suprema corte le disposizioni del Protocollo “non trasformano le aree delle quali si tratta (il centro di Gjader, ndr) in una porzione del territorio italiano”, come vorrebbe il governo che considera Gjader un’estensione fittizia del territorio italiano.

Nuove intese tra Roma e Tirana? – Se fosse come dice il governo, tra l’altro, il volo di rimpatrio dovrebbe decollare direttamente dal centro di Gjader. Perché fuori da quelle mura, come all’aeroporto di Tirana, la giurisdizione è senza dubbio quella dell’Albania. Fuori dal centro ogni operazione di polizia sarebbe dunque priva di copertura normativa, non essendo l’Albania vincolata a direttive e regolamenti Ue. “L’espulsione dall’aeroporto di Tirana direttamente verso l’Egitto è avvenuta altresì in violazione dell’articolo 13 della Costituzione perché il pieno controllo di legittimità sull’allontanamento dal territorio nazionale può ritenersi tale solo se l’intero processo avviene nel territorio in cui sussiste la giurisdizione italiana”, ha dichiarato la Scarpa del Pd. Fonti del ministero, invece, assicurano che non è così. Che il protocollo Italia-Albania rimanda a successive intese tra i due Paesi che stabiliscono le modalità attuative dell’accordo. E tra i punti concordati, dicono, ci sarebbe anche la possibilità che i rimpatri degli ospiti del centro di Gjader possano avvenire direttamente dal territorio albanese, previa comunicazione delle autorità italiane a quelle albanesi. A proposito, c’è chi in queste ore richiama la Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati, che all’articolo 53 definisce “nullo qualsiasi trattato che, al momento della sua conclusione, sia in contrasto con una norma imperativa di diritto internazionale generale”. Il solo rinvio della Cassazione alla Corte Ue, sostengono giuristi e opposizioni, suggerirebbe di interrompere ogni operazione nei centri in Albania fino al chiarimento normativo a livello europeo, come è già stato per la questione dei Paesi sicuri. Al contrario, l’esecutivo pare intenzionato a trasferire altre persone e, da oggi, a rivendicarne i rimpatri anche se operati al di fuori dalla sua giurisdizione.

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