Milan, Ibrahimovic: Leao ha vinto lo scudetto da solo, non perdono Guardiola, la verità su Allegri

  • Postato il 11 ottobre 2025
  • Di Virgilio.it
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Spaccone come sempre ma sincero. Nella sua top tre metterebbe sé stesso in prima, seconda e terza posizione. Poi ci ripensa e dice “Ronaldo il fenomeno, Maradona e Messi”. Zlatan Ibrahimovic, ospite al Festival dello Sport di Trento 2025, si presenta in veste elegante e parla del suo Milan, della sua storia e del ruolo da dirigente. Con un pizzico di nostalgia e tanta schiettezza, ecco tornato il vero Ibra: ride, scherza e lancia messaggi duri non dimenticando alcuni aneddoti del passato. Parole al miele per Leao, al fiele per Guardiola. Ecco tutto l’Ibra-pensiero.

Le liti con Allegri

Si parte dal rapporto con Allegri, che era stato anche suo allenatore: “Allegri è un vincente, ha portato la sua esperienza, equilibrio e stabilità. Poi lo spirito è al top, quando vinci è così. La società ha fatto un grande lavoro per fare una squadra competitiva per avere risultati. Ho avuto Allegri come allenatore, abbiamo vinto insieme. Tutto quello che facciamo, lo facciamo per i risultati. Il DNA del Milan è quello di vincere. Se abbiamo litigato? Non una volta, ma molte volte. Molti si ricordano quella di Londra, dopo che abbiamo perso 3-0 con l’Arsenal. Quando perdo non sono contento.”

Ed ancora svela Ibra: “Ho fatto una battuta sul fatto che Allegri avesse portato due portieri in panchina e lui ha risposto: ‘Si ma tu sei stato un disastro in campo’. E allora da lì siamo partiti. Quando uno è un vincente, questa è la normalità. Quando esce sul giornale sembra un problema per i tifosi, anche se non dovrebbe, ma i giornalisti hanno le loro spie”.

Ibrahimovic difende Rafael Leao

Capitolo Leao, anche lui ha avuto uno scontro con Allegri: “Dopo Juve-Milan ero dentro allo spogliatoio con tutti quelli della dirigenza del Milan, facciamo tutto insieme quando vinciamo o perdiamo. Dopo la partita con la Juve erano tutti arrabbiati, era una partita che volevamo vincere. Poi dopo è affare di Allegri, nessuno entra quando parla lui. Quando lui finisce di parlare è normale che parli individualmente con i singoli giocatori. Dopo le partite però sono tutti pieni di adrenalina. Le risposte che danno dopo le partite non sono le stesse che ti danno il giorno dopo, per quello bisogna stare un po’ attenti. Uno era deluso, l’altro arrabbiato. Devono avere il loro spazio, i giocatori”.

Ibra si sofferma a lungo con Leao e lo difende a spada tratta: “Tanti parlano di Leao, se non fosse tra i più forti al mondo non se ne parlerebbe tanto, se guardiamo al passato quando abbiamo vinto lo scudetto l’ha vinto quasi da solo ha fatto la differenza da fenomeno, anche nella supercoppa ha fatto la differenza e ha vinto. Sa fare magie, quando fa di meno di quel che sa fare iniziano le critiche ma questo lo stimola a fare d più”.

Dal portoghese si passa poi a Modric: “Modric è un maestro, quando entra in campo è il calcio. Lui non gioca a calcio, è il calcio. Ha fatto una carriera incredibile, l’anno scorso pensavamo che ci servisse un giocatore esperto come lui. Ancelotti ci disse che era l’unico del Real a non essersi mai infortunato. Siamo contenti per quello che ci dà dentro e fuori dal campo”.

Il progetto di Ibra al Milan

Lo svedese ricorda quando è entrato come dirigente al Milan e ha rivelato come sia cambiato il progetto del club: “Ho scelto io il Milan non è il Milan che ha scelto me. Ho incontrato Pioli, ci ho parlato. Quando mi hanno preso, però, il progetto era diverso perché mi avevano chiesto di puntare sui giovani. Oggi, invece, tutto è cambiato: miriamo ad altri profili già pronti”.

La pace mai fatta tra Ibra e Guardiola

Ma chi sono gli allenatori che hanno lasciato maggior segno nella carriera di Ibrahimovic? Racconta lo svedese: “Sono cresciuto tanto con due allenatori. Guardiola era all’inizio della sua carriera. L’altro era un allenatore capace di controllare la mente: Mourinho. Il tecnico portoghese cercava risultati, è un vincente ed è capace di coinvolgerti appieno. Non perdono Guardiola perché non ho mai capito quale fosse il problema, poi quando l’ho rivisto a New York era contento… Perfetto! (ride ndr.)”

Aggiunge poi Ibra sull’ex CT di Inghilterra e Russia: “Capello mi ha trasformato da calciatore a fuoriclasse. Quando voleva era in grado di schiacciarti, anche di metterti sotto terra. Poi dopo era capace di farti risollevare. Un manager che ti entra in testa e si faceva seguire. Da essere normale mi ha fatto diventare un animale. Non è un rimpianto non aver vinto un pallone d’oro, ne avrei potuti vincere almeno due. Anche la Champions non l’ho vinta ma di me si ricorderanno per sempre, invece delle squadre che l’hanno vinta forse anche meno”.

Per Ibra il Pallone d’Oro l’avrebbe dovuto vincere Yamal

Arriva poi la stoccata di Ibra sul tema Pallone d’Oro: “Per me il Pallone d’Oro di quest’anno avrebbe dovuto vincerlo Yamal perché ha fatto tutto perfettamente in modo individuale. Avrei preferito Yamal al posto di Dembélé, il francese ha vinto tutto ma grazie alla squadra.”

L’augurio a Gattuso per la Nazione

Rischia di non andare al Mondiale la Nazionale italiana, per la terza volta di seguito. Il momento, tra i più difficili, vede ora il neo CT Gattuso ad affrontare una missione complicatissima. Quasi sicuramente il percorso dell’Italia passerà dai playoff per provare ad accedere alla kermesse di giugno in America. Per Zlatan Ibrahimovic, però, l’Italia deve tornare in alto: “A Gattuso auguro tutto il successo possibile. Quando giocava mi dava tantissima adrenalina ed emozione, è un vincente. Serve all’Italia, alla Nazionale che ha sofferto tanto in passato da quando non è andata al Mondiale. Voglio l’Italia al Mondiale e all’Europeo. Non arriverà tra le prime squadre perché il processo di rifondazione è in atto. Per questo noi abbiamo lanciato il Milan Futuro, proprio per iniziare di nuovo dalle basi.”

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