Milano-Cortina, Gabriella Paruzzi: vincere in casa più difficile, io oggi come Rocky al ristorante di mio marito ESCLUSIVA
- Postato il 17 ottobre 2025
- Di Virgilio.it
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Avete presente Sylvester Stallone che in Rocky V si aggira per il suo ristorante “Adrian’s” e si mette a parlare con i clienti ricordando le sue imprese? Beh, scene simili le potreste ritrovare a Camporosso (Valcanale), sul Monte Lussari, al ristorante Rododrendo dove l’ex olimpionica di fondo Gabriella Paruzzi – quando finisce di lavorare – spesso dà una mano al marito e si intrattiene con gli avventori rievocando le sue imprese. Un carnet ricco quello dell’azzurra friulana: un oro alle Olimpiadi di Salt Lake City nel 2002 (30 km tecnica classica a Salt Lake City 2002), 4 bronzi (staffetta ad Albertville 1992, a Lillehammer 1994, a Nagano 1998, a Torino 2006, cinque medaglie ai Mondiali, una coppa del Mondo nel 2004. Intervistata in esclusiva da Virgilio Sport la Paruzzi apre il libro dei ricordi e presenta i Giochi di Milano-Cortina.
Ma davvero si intrattiene con i clienti del locale di suo marito ricordando le sue vittorie?
“Firmare autografi, farsi foto con i tifosi ti fa mantenere viva in quello che hai fatto, qualcuno ha il timore di chiedere se sono proprio io, l’ex sciatrice ma io invito tutti a non avere timore, è bello sapere che hai lasciato ricordi ed emozioni”
Il suo primo pensiero quando si parla di Olimpiadi
“L’emozione”.
Non una medaglia?
“L’emozione che resta viva perché per uno sportivo l’Olimpiade è il massimo e io ho partecipato cinque volte, vincendo”.
Lei ha vinto da sola e con le colleghe staffettiste. Le differenze tra vincere in staffetta e in individuale sono molte?
“Sono due gioie diverse, quando vinci da sola te la godi tutta tu, in staffetta è una vittoria del gruppo, della squadra, è un valore aggiunto condividere quel successo. C’è anche più responsabilità se vogliamo: metti che sei la quarta staffettista e prima di te sono andate tutte bene. Hai il dovere di non sprecare il lavoro delle compagne”
Il rapporto con Stefania Belmondo è stato complicato?
“Ma no, lei era molto riservata ma molto rispettosa, mi ha insegnato tanto. Era la leader e la vedevi lavorare moltissimo, così volevi emularla. C’era tanto da imparare da lei”.
Vincere in casa è più bello? Il bronzo di Torino lo ricorda più degli altri successi ottenuti lontano dall’Italia?
“Ogni medaglia ha il suo rovescio, dietro ci sono sempre ore di lavoro e tante aspettative ma quando gareggi in Italia hai più responsabilità. Sai che familiari ed amici ti verranno a vedere dal vivo, c’è una partecipazione differente ed una pressione maggiore”
Come giudicò l’organizzazione di Torino 2006?
“A noi atleti basta che ci sia un Villaggio funzionale e piste buone, il discorso vale più per i tifosi, per le difficoltà di raggiungere i luoghi delle gare…”
Le speranze azzurre per Milano-Cortina come sono secondo lei?
“In generale direi che abbiamo molte possibilità di ben figurare, non solo nello sci alpino. Sono fiduciosa anche sul biathlon e per le nostre staffette di fondo. Sarebbe molto importante per tutto il movimento che ha bisogno di una spinta”.
Del resto non si può vivere di soli ricordi andando a mangiare al Rododendro tra una foto con la medaglia d’oro e un racconto da pelle d’oca.