Milano-Cortina, Herbert Plank, discesista per caso: mi chiamavano Manubrio, prego perché Brignone riesca a gareggiare ESCLUSIVA

  • Postato il 21 ottobre 2025
  • Di Virgilio.it
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“Tu sei destinato per la libera, sei un gigantista adattato, da ora in poi farai le discese. Così mi disse un giorno Mario Cotelli. Rimasi senza parole, dissi solo va bene. Ed in effetti andò bene“. Herbert Plank, oggi 71 anni portati benissimo, proviene da una famiglia di grandi tradizioni nello sci alpino: è fratello di Jolanda e padre di Andy, a loro volta atleti di alto livello ma la sua carriera era iniziata in coppa del Mondo nel 1972 ad Adelboden nello slalom Gigante. Fu un’intuizione di Cotelli a spingerlo per la libera. Fu la sua fortuna. Medaglia di bronzo ai giochi olimpici del 1976 ad Innsbruck. Ai giochi olimpici di Lake Placid nel 1980 si piazza al sesto posto. 5 vittorie (tutte in discesa libera) in coppa del mondo, 10 secondi posti (9 in discesa libera, 1 in combinata), 6 terzi posti (tutti in discesa libera), 9 medaglie – tra cui 7 ori – ai campionati italiani. Intervistato in esclusiva da Virgilio Sport Plank ricorda i suoi successi e presenta le prossime Olimpiadi di Milano-Cortina.

La chiamavano Manubrio quando gareggiava…
“Fu sempre un’intuizione di Cotelli, mi chiamava così perché tenevo le braccia avanti, in maniera da bilanciare il corpo. Mario ebbe il grande merito di tenere unita la Valanga Azzurra. Un grande gruppo, Gustav Thöni era il traino, noi eravamo tutti amici”.

L’emozione di una medaglia olimpica come si può raccontare?
“L’Olimpiade è una cosa a parte, diversa da tutto il resto. La coppa del Mondo è bella ma si gareggia ogni settimana, le Olimpiadi arrivano ogni 4 anni e devi farti trovate pronto a dare il 100&%”.

Lei ci riuscì a Innsbruck con un bronzo storico
“Venivo da una brutta caduta di due settimane prima, avevo anche rotto il casco. Mi ero presentato a Kitzbuehel in allenamento prima dei Giochi per testare le mie condizioni e andai malissimo, poi alle Olimpiadi fu un trionfo”.

In coppa del Mondo ha vinto tante gare in Italia…
“La più bella nel dicembre del 1977 nel giro di quattro giorni vinsi prima in Valgardena e quindi a Cortina. Bellissimo. Sono stato il primo italiano a vincere sulla Saslong. Poi Ghedina ha fatto il poker. Io rimango l’unico altoatesino ad aver vinto la discesa sulla pista di casa”.

E’ più bello quando si gareggia e si vince in casa o fa più paura?
“Vincere è sempre bello e poi anche a Innsbruck era come se gareggiassi in casa, dista un’ora di macchina da casa mia a Vitipeno. Certo partecipare a un’Olimpiade in casa, come succederà ora per Milano-Cortina, sarà un’emozione diversa”.

In ambito femminile con Goggia e Brignone sembra quasi si sia tornati ai tempi della valanga azzurra?
“E’ un bel momento per le nostre sciatrici, spero tanto che Federica ce la faccia, prego per lei perché possa partecipare, non è facile superare lo choc che ha avuto”.

Chi vede favorito a Milano-Cortina, la Gut può dire ancora la sua?
“Come no, sono tante le ragazze brave, sarà un grande spettacolo”.

Lei gestisce un agriturismo a Vitipeno, il Ralserhof, metterà la tv sintonizzata tutti i giorni sui Giochi?
“Me li godrò per fatti miei davanti alla tv”.

La sicurezza sulle piste è un tema che fa discutere, recenti i casi di drammi, con sciatori morti, cosa si può fare?
“E’ diventato tutto troppo estremo, dalla neve artificiale alla preparazione, tutto troppo aggressivo. In gara c’è più protezione, in allenamento no. In Formula Uno sono riusciti a risolvere il problema degli incidenti mortali, penso che anche lo sci debba riuscirci: auspico che tutte le federazioni di tutti i paesi si possano riunire per studiare soluzioni ed adottare sistemi di protezione tutti uguali”

Autore
Virgilio.it

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