Milano-Cortina, il capitano azzurro di hockey Larkin: "Nostro ct più Zoff che Gattuso, io leader democratico" ESCLUSIVA
- Postato il 13 novembre 2025
- Di Virgilio.it
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Dall’accento lo diresti lombardo da sempre, dal cognome penseresti a un americano maThomas Larkin, il capitano della nazionale italiana è nato a Londra (da padre di Boston e madre italiana) e forse dal british style ha ereditato quell’aplomb e quella calma che gli hanno consentito di diventare un leader (“non è una cosa che devi allenare o imparare, io sono sempre stato così”). Cresciuto a Cocquio Trevisago e nel vivaio dei Mastini, è nel gruppo dei primi sei atleti convocati nella Nazionale di hockey su ghiaccio che torna – da Paese ospitante – a disputare il torneo dei Giochi, vent’anni dopo Torino. A 34 anni, con la fascia da capitano al braccio, gioca dal 2017 in Germania (venne draftato dalla NHL nel 2009 ma non ha mai giocato nel massimo campionato nordamericano).
Laureato in Economia ha già fatto scattare il count-down: mercoledì 11 febbraio 2026 alla Milano Santagiulia Ice Hockey Arena inizierà il torneo maschile delle Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina. Alle 21.10 l’attesissimo debutto della Nazionale italiana che sfiderà la Svezia ricca delle sue stelle NHL, una delle squadre storicamente più forti del panorama mondiale che sul suo curriculum olimpico può contare ben nove medaglie: quattro bronzi, tre argenti e soprattutto due ori conquistati a Lillehammer 1994 e Torino 2006. Una prova convincente con i grandi favoriti sarebbe il miglior biglietto da visita degli azzurri per questi Giochi. Intervistato in esclusiva da Virgilio Sport Larkin racconta le sue emozioni.
Quali sono le qualità che ritieni più importanti per un capitano, dentro e fuori dal ghiaccio?
“Per me significa stabilire intensità sul ghiaccio e rimanere calmo quando le cose non vanno bene. Ho 15 anni di esperienza, spero che i compagni mi apprezzino per questo ma giocando non penso alla C di capitano sulla maglia”.
Guardando indietro, c’è un momento della tua carriera che ti ha fatto capire di poter diventare un leader?
”No, sono sempre la stessa persona, negli spogliatoi sento la responsabilità, a volte so essere cattivo perché quando le cose vanno bene son bravi tutti a parlare ma quando vanno male… Nella nazionale però non sono l’unico leader, siamo in 3 o 4 della vecchia guardia. Lo dico sempre a tutti: io sono quello che stringe la mano all’arbitro e al capitano avversario ma quando si gioca mi aspetto da tutti le critiche se sbaglio”.
Com’è il rapporto con i giovani emergenti?
“Siamo un bel mix tra esperti e giovani, ci sono quelli della Next Generation come Zanetti che stanno iniziando ora la carriera, è bello condividere le esperienze con loro e vedere il movimento crescere. A un certo punto ti accorgi di essere più vicino alla fine della carriera ed è entusiasmante vedere i giovani pronti a raccogliere il tuo testimone”.
Giocare un’Olimpiade in casa è un sogno per ogni atleta: come lo stai vivendo personalmente?
“Non ci penso troppo, ci vuole ancora qualche mese ma sarà un’esperienza unica: mai avrei sognato di partecipare ai Giochi in Italia e per giunta proprio in casa, mia mamma è di Varese e ho tanti parenti che vivono a Milano”
Se non avessi giocato a hockey, che sport avresti scelto?
“Volevo lasciare l’hockey per sciare, lo sci è la mia grande passione…”
Allora ai Giochi di Cortina ci saresti stato lo stesso…
“Ah, ah, non lo so, ora è tanto che non scio, anche il golf mi piace molto”
La prima cosa che farai dopo la cerimonia di apertura?
“Chiamerò mia moglie, abbiamo 2 bimbe a casa, loro vedranno la cerimonia e sarò ansioso di conoscere il loro giudizio”
Il rapporto col ct, Jukka Jaloonen: è più fissato con gli schemi come Spalletti o più motivazionale e grintoso come Gattuso?
“Come Gattuso direi di no, è molto calmo, tranquillo come tutti i finlandesi, tatticamente ci dà molta libertà per giocare ma ha tanta esperienza, ha vinto tanto, forse ricorda più Dino Zoff come ct. Poche parole e tanti fatti”.