Milano, nuovo caso Palazzopoli in viale Papiniano: il “sistema” urbanistico sotto accusa mentre Sala è in vacanza
- Postato il 4 agosto 2025
- Di Panorama
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Mentre il sindaco di Milano si rilassa al lago, con tanto di foto sorridenti sui social, a Milano è è pronto a scoppiare un altro bubbone Palazzopoli. In viale Papiniano 48 c’è un palazzo in costruzione che sta facendo discutere più per le sue carte che per il cemento. Otto piani, 28 metri d’altezza, una densità edilizia che sfiora il record: tutto apparentemente in regola, tutto regolarmente autorizzato con una semplice Scia. Eppure, secondo due comitati cittadini, sotto quella che viene definita «ristrutturazione edilizia con demolizione e ricostruzione» si nasconderebbe molto di più. Sono quelli che hanno inondato di esposti la Procura dopo gli arresti delle scorse settimane del presidente della commissione del Paesaggio Giuseppe Marinoni, di Alessandro Scandurra, Andrea Bezziccheri, Manfredi Catella, Federico Pella e l’ex assessore Giancarlo Tancredi, tutti coinvolti nell’inchiesta sull’urbanistica milanese del sindaco Beppe Sala , tra accuse di corruzione, induzione indebita e falso. Il loro esposto è un esempio dei tanti che sono arrivati sui tavoli del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano negli ultimi giorni. I comitati hanno scritto alla Procura per segnalare che, in questo singolo cantiere di viale Papiniano, si sarebbero violate ben tre leggi diverse: la normativa urbanistica, quella ambientale e quella idraulica. Un caso limite, forse simbolico, ma che si inserisce con precisione quasi chirurgica dentro quello che i magistrati chiamano ormai il «sistema Milano».
Il palazzo nella zona Sud del capoluogo lombardo sostituisce un edificio di tre piani con uno di otto, alzando le altezze ma non solo: secondo i comitati, la volumetria realizzata (5,17 mc/mq) supera di gran lunga il limite consentito in assenza di un piano attuativo. E i 28 metri di altezza dell’edificio, superando il limite massimo di 25 metri previsto dalla legge, sarebbero già da soli motivo sufficiente per richiedere un’autorizzazione più rigorosa. A questo si aggiunge il fatto che l’edificio è costruito troppo vicino a un tratto interrato dell’antico corso d’acqua dell’Olona, che attraversa la zona della Darsena. Secondo i comitati, non sono state rispettate le distanze minime di sicurezza previste dalle regole che tutelano questi canali, anche quando sono sotterranei. Ma la parte più delicata riguarda il tema ambientale, su cui l’amministrazione comunale ha costruito gran parte della propria identità politica. L’edificio preesistente era basso, schermato dal verde, con caratteristiche compatibili con il tessuto storico e paesaggistico dell’area. Il nuovo progetto, approvato dalla commissione per il Paesaggio del Comune, triplica l’altezza e cancella ogni riferimento al precedente. Per i cittadini, quel via libera non è solo discutibile: è illegittimo. Perché la commissione comunale non può modificare la classificazione dei vincoli ambientali disposti dalla Regione. In casi simili, la stessa commissione regionale ha già respinto richieste di deroga. Il risultato, secondo l’esposto, è che un edificio vincolato viene trattato come se non lo fosse, in piena contraddizione con le politiche ambientali che il centrosinistra milanese ha sempre sbandierato come priorità.
Nel frattempo, nessuna variante è stata depositata alla Scia iniziale, risalente al 2021. Un dettaglio che diventa sostanza, visto che i lavori in corso si discostano sensibilmente dalla documentazione autorizzativa. E se fino a poco tempo fa casi simili venivano trattati come divergenze tecniche o eccessi formali, oggi il vento sembra cambiato. Intanto, anche i giudici amministrativi stanno diventando più severi. In una sentenza recente, il Tar ha bocciato un progetto simile: una Scia usata per abbattere un edificio e costruirne uno molto più grande. I giudici hanno detto chiaramente che non si può far passare per semplice ristrutturazione quello che è a tutti gli effetti una nuova costruzione. Una linea che si avvicina sempre di più a quella seguita dalla Procura di Milano.
E ora anche la Cassazione sembra condividere quella definizione. Il caso delle Residenze Lac nel Parco delle Cave, tre torri da 43 metri sequestrate perché costruite senza piano attuativo, ha tracciato un precedente. E oggi, anche un cantiere come quello di viale Papiniano, apparentemente minore, potrebbe finire per essere un tassello decisivo. Non solo per le sue violazioni, ma perché mostra quanto quel «sistema» abbia funzionato per anni.
E intanto il sindaco cosa fa? Si rilassa a Laveno, paesino considerato la perla del lago Maggiore. Mentre il Comune è nel caos e 4.000 famiglie sono rimaste senza casa dopo il blocco dei cantieri incriminati, Sala serafico pubblica su Instagram una storia in cui mostra giornate spensierate fra gite in barca, tour sulle orme del grande architetto Piero Portaluppi (chissà cosa avrebbe avuto da dire sul ciclone che ha colpito l’amministrazione…) e brindisi in terrazza con tanto di slogan beffa: «E ora relax».