Mini-vitalizi ai consiglieri regionali della Basilicata, la maggioranza insiste
- Postato il 26 dicembre 2025
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Il Quotidiano del Sud
Mini-vitalizi ai consiglieri regionali della Basilicata, la maggioranza insiste

No della maggioranza al passo indietro sulla reintroduzione dei vitalizi ai consiglieri regionali chiesto dai sindacati e persino all’interno dei meloniani della Basilicata
POTENZA – Nessun passo indietro sui mini-vitalizi introdotti la scorsa settimana per gli ex componenti del parlamentino lucano. E nemmeno sulla possibilità di rimpossessarsi del prelievo di solidarietà introdotto nel 2018, per la parte non ancora impegnata, per coprire la contribuzione richiesta. Lo hanno ribadito le forze politiche di maggioranza in Regione: FdI, Fi, Lega, Iv e Azione, denunciando «strumentalizzazioni» del caso.
«I fatti sono chiari, contributi, paletti, trasparenza. E nessun euro sottratto ai fragili. L’opposizione sta facendo propaganda». Così in una nota diffusa attraverso l’ufficio stampa del parlamentino lucano. Con l’obiettivo di «mettere fine a una polemica costruita su una parola sbagliata e su una insinuazione grave».
«Chiamare questa disciplina “ritorno dei vitalizi” – evidenziano gli esponenti della maggioranza regionale – è tecnicamente falso. Il vitalizio richiama una rendita. Qui, invece, c’è un principio semplice, comprensibile e verificabile: se versi, maturi; se non versi, non prendi. Non esiste alcun assegno automatico. Non esiste alcun regalo. Esiste un impianto contributivo: ognuno decide se aderire e, se aderisce, costruisce nel tempo un montante collegato ai propri versamenti. Il trattamento, quando matura, è determinato con criteri oggettivi».
VITALIZI IN BASILICATA, LA MAGGIORANZA NON FA PASSI INDIETRO
Nella nota si sorvola sulla circostanza che il nuovo sistema previdenziale per gli ex componenti del parlamentino lucano prevede, come in altre regioni, una cospicua integrazione a carico della casse del Consiglio della contribuzione a loro richiesta.
A fronte di circa 570 euro al mese a carico del singolo consigliere per 5 anni di mandato, infatti, sarà la cittadinanza a farsi carico di versarne circa 1.400 euro al mese, per ognuno dei beneficiari del nuovo sistema previdenziale. Per permettergli di maturare il diritto a percepire un assegno di circa 600 euro al mese dai 65 anni in su.
«Chi parla di “spregiudicatezza” dovrebbe indicare dove sarebbe il privilegio». Sostengono i consiglieri di centrodestra. «La verità è opposta: qui ci sono paletti. Requisiti anagrafici e di durata del mandato, regole che evitano sovrapposizioni e cumuli, sospensioni in caso di ritorno in carica, e clausole di rigore nei casi più gravi. In altre parole: meno discrezionalità politica, più regola. E’ esattamente ciò che i cittadini chiedono».
Nella nota diffusa si accusa anche l’opposizione di fingere di non vedere un tema fondamentale. Ovvero che «la democrazia deve restare accessibile».
«Se si demonizza qualsiasi forma di tutela contributiva, si finisce per dire una cosa ingiusta: che la politica possono farla solo i ricchi, o chi ha già tutele garantite altrove». Insistono gli esponenti della maggioranza regionale. «Noi rivendichiamo un principio lineare: se qualcuno sceglie una tutela differita, se la costruisce con i propri contributi, dentro regole certe. Questa è equità, non privilegio».
LA QUESTIONE DEL “FONDO SOCIALE”
Poi c’è la questione dell’utilizzo delle disponibilità del “fondo sociale” costituito con un prelievo del 10% dell’indennità dei consiglieri, a partire dal 2018, che non sono ancora state spese.
«Nessun euro ai fragili si tocca! Qui si è arrivati a un livello inaccettabile: far credere che questa norma “tolga risorse” a disabili, fragili o politiche sociali. Lo diciamo con nettezza: le risorse destinate a fragilità, disabilità e bisogni sociali sono intoccabili. Accostare quel tema a questa disciplina è un modo irresponsabile di fare politica, perché genera allarme sulla pelle di chi già vive difficoltà».
Infine c’è il tema degli effetti retroattivi attribuiti al nuovo sistema previdenziale, per permettere l’accesso al mini-vitalizio, definito ufficialmente «indennità differita», a tutti i membri del parlamentino lucano eletti dopo l’abrogazione dei vitalizi veri e propri, nel 2012. Una possibilità particolarmente interessante per chi è stato eletto più volte perché a fronte di circa 30mila euro di contributi da versare per ogni mandato, anche a rate e al netto di quanto recuperato dal “fondo di solidarietà”, la loro pensioncina parrebbe destinata a raddoppiare o triplicare. Sempre per effetto dell’integrazione contributiva a carico dell’erario, pari a oltre 100mila euro a quinquennio.
IL CENTRODESTRA: «È UNA FACOLTÀ, NON UN OBBLIGO»
«È una facoltà, non un obbligo». Evidenziano allora i consiglieri di centrodestra. «Chi intende coprire periodi pregressi lo fa attraverso modalità e versamenti previsti, senza automatismi e senza assegni “piovuti dal cielo”. Ed è una previsione distinta dall’impianto generale: qualunque valutazione su quel profilo non mette in discussione la natura contributiva della disciplina. Proprio perché su questi temi non si gioca, l’ufficio di presidenza del Consiglio regionale predisporrà e renderà pubblica una scheda tecnica semplice ed esaustiva, con requisiti e modalità di adesione; criteri di calcolo; paletti anti-cumulo e regole di sospensione; tracciabilità delle poste interessate e vincoli applicati».
«Noi non chiediamo “fiducia a parole”». Aggiungono ancora gli esponenti della maggioranza di via Verrastro. «Chiediamo che si leggano gli atti. Così chiunque potrà verificare, nero su bianco, ciò che oggi qualcuno preferisce raccontare a slogan. A chi urla “mini-vitalizi”, poniamo una domanda elementare: dove sarebbe il punto in cui si prende un euro senza aver versato contributi? Se non lo indicano, non stanno informando: stanno facendo propaganda. In estrema sintesi: qui non si riapre alcun privilegio. Si chiude definitivamente la stagione delle ambiguità, sostituendola con un principio che capiscono tutti: chi vuole una tutela differita, se la paga con i propri contributi, dentro regole rigide e trasparenti».
«Chi prova a trasformare una norma contributiva in uno slogan, soprattutto evocando risorse per i fragili – concludono i consiglieri di centrodestra -, non fa opposizione: fa strumentalizzazione».
Il Quotidiano del Sud.
Mini-vitalizi ai consiglieri regionali della Basilicata, la maggioranza insiste