Mondiale per Club, Juventus-Al Ain 5-0: come è andato l’esordio della Juve. Giovane ma cinica: è manita scacciapensieri
- Postato il 19 giugno 2025
- Calcio
- Di Il Fatto Quotidiano
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Straripante, concreta e convincente. Il viola non spaventa e l’entusiasmo fa la differenza. All’Audi Field di Washington, la Juventus non stupisce tanto per il risultato finale (5-0) quanto per la semplicità e la vivacità di fare calcio. Contro un timido e non pervenuto Al-Ain, i bianconeri giocano senza paura, si divertono e fanno divertire all’esordio nel Mondiale per Club. Una manita da record per un esordio ai limiti della perfezione: per una sera i disagi (e i disastri) della manifestazione lasciano spazio al campo e ai protagonisti. A fare la differenza sono “i prestiti di passaggio” Kolo Muani e Conceicao (e ora riconfermarli, o meglio riacquistarli, diventa quasi un obbligo). Yildiz, come in ogni “prima volta”, lascia il segno con un altro gol.
Prestazione da record
Fresca e con tante idee. La nuova versione bianconera si abbatte sulla capitale americana e per 90’ scaccia via i pensieri di una rifondazione che deve – di fatto – ancora iniziare. Tudor e i bianconeri sono impeccabili e dopo 45’ chiudono di fatto la gara riscrivendo anche una statistica che non era più stata ritoccata da 7 anni: la Juventus, infatti, non segnava quattro gol in un primo tempo dal febbraio 2018 nella gara contro il Sassuolo. Poi c’è il fattore gioventù: Tudor lancia e sperimenta senza paura. L’11 titolare dei bianconeri, fino a questo momento, è stato il terzo più giovane del Mondiale per Club: un’età media di 24 anni e 171 giorni seconda solo a Red Bull Salisburgo (22 anni e 243 giorni) e Manchester City (24 anni e 93 giorni). Una formazione quasi inedita ma con identità, per una creatura a immagine e somiglianza di un allenatore che ora sente davvero la fiducia della dirigenza.
Gli esordi di Yildiz
E poi c’è Kenan Yildiz che, anche nel Mondiale per Club, dimostra di non sentire la pressione. Il talento turco è riuscito a segnare al suo debutto da titolare in Serie A, Coppa Italia, Supercoppa Italiana, Champions League. E ora anche in America graffia a modo suo, da numero 10, con un’altra esultanza. Una sensazione di déjà-vu che si ripete come se fosse la prima volta. Tutti rispondono, alcuni anche a sorpresa (come Alberto Costa). I singoli più attesi segnano e la squadra fa la differenza: seppur l’avversario non sia stato il miglior termine di paragone possibile, rompere il ghiaccio in questo modo non era per nulla scontato. Il messaggio che Tudor vuole far passare è chiaro: altro che vacanza e partite al sapore di amichevoli estive, in America la Juventus non vuole essere una semplice comparsa.
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