Mondiale per Club, perché le partite vengono sospese per allerta meteo
- Postato il 29 giugno 2025
- Di Panorama
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L’ultima in ordine di tempo è stata la sfida tra Benfica e Chelsea, giocata al Bank of America Stadium di Charlotte in North Carolina. A una manciata di minuti dal fischio finale, tutti dentro gli spogliatoi e pubblico fatto rapidamente sfollare per “allerta meteo”. Stop lunghissimo, oltre due ore, e al rientro in campo il colpo di scena con i portoghesi, fino a quel momento dominati dal Chelsea, capaci di pareggiare e portare la partita ai tempi supplementari.
Tutto per l’applicazione di un protocollo estremamente rigoroso che il calcio sta scoprendo nel Mondiale per Club e che rischia di condizionare nell’estate 2026 anche il Mondiale vero e proprio. Perché il paradosso è che a Charlotte la tempesta non c’è stata e, dunque, l’interruzione del match ha finito con il condizionarlo senza che ci fosse una vera e propria ragione.
Non è la prima volta che accade, ma il fatto che alla fine di Benfica-Chelsea mancassero solo 4 minuti più tempo di recupero e che la sensazione è che si potesse aspettare a mandare tutti a casa ha reso il problema evidente. La sicurezza viene prima di ogni altra cosa, ma il protocollo rischia di diventare troppo invasivo sullo svolgimento dell’evento sportivo. E cosa accadrà tra un anno, magari nel mezzo di una semifinale o finale del Mondiale? Se dovesse scattare con le squadre impegnate nei tiri di rigore, ad esempio? Domande che la Fifa si dovrà porre nei prossimi mesi per evitare il corto circuito di aver portato le massime rassegne del calcio in un luogo in cui le norme rendono la sua pratica soggetta a elementi esterni.
Mondiale per Club, le partite sospese per allerta meteo
Quella tra Benfica e Chelsea, poi vinta comunque dagli inglesi ai tempi supplementari in una serata interminabile, è stata la sesta partita del Mondiale per club sospesa per l’applicazione del protocollo sull’allerta meteo. Il debutto è stato per Mamelodi-Ulsan (Orlando) cui sono seguiti gli stop di Pachuca-Salisburgo (Cincinnati), Palmeiras-Al Ahly (New York), Benfica-Auckland City (Orlando), Boca Juniors-Aukland City (Nashville).
Gare sparse un po’ ovunque sul territorio degli Stati Uniti, quasi sempre riprese dopo interruzioni molto lunghe oppure iniziate con ampio ritardo rispetto all’orario previsto.
Mondiale per Club, cosa prevede l’allerta meteo
Perché accade? Perché negli Stati Uniti esiste un protocollo molto rigido per gestire l’allarme fulmini. La direttiva del National Weather Service impone lo stop per almeno mezz’ora in caso sia registrata la presenza di lampi e tuoni a una distanza di sei miglia dal luogo all’aperto dove si svolge l’evento sportivo. Non c’è margine di flessibilità, come stanno scoprendo squadre e tifosi in questo Mondiale per Club.
La ragione è da ricercarsi nelle statistiche sugli incidenti causati dai fulmini negli States. Ogni anno sono una trentina le persone uccise dalle scariche elettriche piovute dal cielo e alcune centinaia finiscono in ospedale con conseguenze serie. Ecco perché il protocollo viene applicato in maniera rigida, così da consentire lo svuotamento degli stadi in tempo per l’arrivo della possibile tempesta. Se poi non succede nulla, si è trattato di una precauzione eccessiva.
Alla comunità del calcio non piace e i tecnici se ne sono lamentati, ma è improbabile che le cose cambino da qui alla prossima estate anche perché i fenomeni meteo estremi si stanno moltiplicando. Oltre alla questione fulmini, sul tavolo della discussione ci sono anche gli improvvisi acquazzoni che si scaricano sui campi di gioco: è accaduto nel corso della sfida tra Manchester City e Juventus, con i calciatori obbligati a giocare sotto un autentico diluvio durato lo spazio di qualche minuto. Senza fulmini, e per questo nessuno ha pensato di mandarli per un po’ negli spogliatoi.
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