Mondiale per Club: tutto quello che c’è da sapere sul torneo Fifa

  • Postato il 13 giugno 2025
  • Di Panorama
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E’ la prima edizione di un format destinato, nelle idee della Fifa, a diventare uno degli appuntamenti centrali del calcio del futuro. Ed è anche il terreno di scontro su cui si misurano i rapporti di forza tra Gianni Infantino e la Uefa, in un intreccio di calcio, politica ed affari che parte dagli Stati Uniti, attraversa l’Europa e arriva fino in Arabia Saudita. Il Mondiale per Club allargato a 32 squadre non è solo calcio: è molto di più. Il suo successo o fallimento determineranno molti degli equilibri della football industry dei prossimi anni e non è un caso che la Fifa abbia investito tempo, denaro e peso politico per passare oltre tutti gli ostacoli che ne hanno accompagnato la gestazione fino al fischio d’inizio.

Si gioca negli Stati Uniti e sarà una prova generale in vista del Mondiale vero e proprio, quello che nell’estate 2026 la nazionale azzurra spera di riuscire ad acciuffare per il rotto della cuffia. Per l’Italia ci sono Inter e Juventus, che si sono guadagnate l’invito a partecipare grazie ai risultati in Champions League nell’ultimo quadriennio. Il meglio del calcio del Vecchio Continente sarà presente, molti sono stati condannati a rimanere a casa per mancanza di performance adeguate a livello europeo o per le rigide regole imposte della Fifa per evitare sovrapposizioni. Se ne riparlerà, perché al di là delle proteste e delle denunce, la verità è che è meglio esserci che mancare.

Mondiale per Club, un montepremi da un miliardo di euro

La Fifa ha creato un format che promette premi e ricavi simili a quelli della Champions League giocando, però, solo un mese. Uno stimolo gradito ai club che, infatti, dopo una iniziale resistenza causa affollamento dei calendari hanno aderito senza farsi troppi problemi. Montepremi complessivo da un miliardo di dollari (oltre 900 milioni di euro), bonus partecipazione più che accattivanti e poi premi a risultato che porteranno chi vince ad incassare un assegno superiore ai cento milioni. Se fosse il Real Madrid, squadra cui è stato garantito un bonus iniziale superiore, si potrebbe andare sopra i 115.

Le società del Vecchio Continente riceveranno tra gli 11,9 e i 36 milioni di euro, le altre si dovranno accontentare di una fetta minore del budget ma saranno comunque soldi importanti perché per un club africano 8,9 milioni rappresentano un jackpot alla lotteria. Infantino ha diviso a metà il montepremi: 488 milioni di euro da dividersi tra le partecipanti per il solo fatto di esserci, altri 442 legati ai risultati sportivi. Per una europea, superare la fase a gironi significa superare agevolmente i 30 milioni di euro. Non male.

Mondiale per Club, gli sponsor e l’intreccio con l’Arabia Saudita

Chi paga? Detto che la Fifa ha faticato nella lunga fase di raccolta sponsor e ricerca partner televisivi, Infantino ha trovato un asse non del tutto inatteso, ma molto solido, con l’Arabia Saudita. La mossa che ha sbloccato tutto è stato l’accordo globale con DAZN per la trasmissione free delle 63 partite del torneo, ovunque, così da garantirne la massima visibilità. La piattaforma che in Italia è conosciuta come broadcaster della Serie A ha speso un miliardo di dollari e dopo poche settimane ha incassato l’ingresso nella compagine societaria di SURJ Sports Investments, azienda legata al fondo sovrano saudita PIF più o meno per la stessa cifra.

E la Fifa dall’aprile 2024 si è legata come partner principale in tutto il mondo con la compagnia petrolifera di Riad Aramco. Che il Mondiale 2034 sia stato assegnato all’Arabia Saudita, tornando nel deserto dopo l’esperienza del Qatar 2022, ha sorpreso pochi, insomma. Negli States c’è chi ha adombrato irregolarità nel processo di scelta – secondo il New York Times sarebbero state violate le procedure di trasparenza -, ma riscontri non si sono trovati e, dunque, si va oltre.

Mondiale per Club, il timore degli stadi vuoti

Cosa accadrà negli Stati Uniti sarà da misurare nel corso del mese della manifestazione. L’approccio non è stato dei migliori, non risultano code (fisiche o virtuali) per acquistare i biglietti e riempire gli stadi nemmeno per le partite di maggior fascino però mai sottovalutare la capacità della Fifa di uscire anche dalle situazioni più complesse.

Come si deciderà se il Mondiale per Club avrà un futuro o no? Probabilmente più conteggiando l’audience televisiva globale che la reale presenza negli impianti, bellissimi e moderni. Infantino ha bisogno di un successo per dare un colpo forte alla Uefa di Ceferin, indebolita al suo interno dalle spinte centrifughe e dalle ultime sentenze della Corte di Giustizia UE che ne hanno messo in discussione il monopolio.

Le altre posizioni contrarie, dal sindacato calciatori e all’associazione delle leghe, non sembrano in grado di incidere sul processo decisionale dei rapporti di forza di tutto il movimento. La questione dei calendari è reale, non un’invenzione dei critici: i costi sempre crescenti del calcio, però, necessitano linee di ricavo sempre crescenti e nessuno vuole rinunciare in nome dello spettacolo e della salute dei protagonisti. I quali, peraltro, non si tirano indietro quando si tratta di guadagnare cifre sempre più alte.

Mondiale per Club, il format e chi partecipa

Il format del Mondiale per Club è mutuato dal Mondiale delle nazionali. Gironi da quattro squadre, si qualificano le prime due e dagli ottavi di finale in poi sfide ad eliminazione diretta. Le europee sono 12, al massimo due per ciascuna nazione. Per l’Italia ci sono Inter e Juventus che arrivano negli Stati Uniti con un allenatore nuovo (Chivu per i nerazzurri) e uno fresco di conferma dopo essere stato battezzato traghettatore (Tudor per i bianconeri).

Il passaggio alla fase ad eliminazione è alla portata di entrambe con qualche patema in più per l’Inter. Il finale di stagione, culminato nella debacle della finale della Champions League dopo lo scudetto perso per un punto nella volata con il Napoli, ha segnalato che il serbatoio della ex squadra di Inzaghi è vuoto. I messicani del Monterrey, i giapponesi dell’Urawa Reds e il River Plate carico di storia (e con giovane talento di Mastantuono) vanno presi con le pinze per evitare di aggiungere fallimento a fallimento.

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Panorama

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