Monreale, migliaia di persone per l’ultimo saluto ai tre ragazzi uccisi: “Stato assente, la strage si poteva evitare”
- Postato il 2 maggio 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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MONREALE – “Basta con Gomorra e Mare Fuori. Qui si muore davvero”. Lo striscione appeso a una delle case che si affacciano su piazza Guglielmo II è il più fotografato dai ragazzi della città che stamattina si sono riversati in Cattedrale per partecipare alla celebrazione dei funerali di Andrea, Salvo e Massimo, ammazzati da un ragazzo 19enne. Migliaia le persone che hanno assistito alla cerimonia dentro e fuori la Chiesa.











Davanti alle tre bare bianche ci sono gli amici, i familiari ma non solo. Ci sono i coetanei ma anche 15enni, 13enni che nei giorni scorsi hanno appeso al cancello dell’istituto “Pietro Novelli” messaggi con scritto: “Contro ogni violenza scegliamo la vita!” o “La scuola ricorda la comunità non dimentica”. Tanti hanno magliette con stampate le fotografie di Andrea, Salvo e Massimo. Da giorni sembrano tutti smarriti. Le migliaia di persone accorse in piazza ascoltano in silenzio. È un dolore composto. La maggior parte non se la sente di commentare, di rilasciare dichiarazioni mentre i maxi schermi collocati davanti al Duomo trasmettono le esequie. Chi lo fa non vuole apparire, non vuole dire il proprio cognome. È la scelta che in questa cittadina, dove tutti si conoscono, hanno fatto i ragazzi: “Impossibile e irrispettoso esporci pretendendo di esprimere un pensiero lucido”, dicono i rappresentanti della Consulta giovanile.
A taccuini chiusi, qualcuno si apre: “Questa non è la nostra Monreale. Siamo tutti vittime di un atto di violenza non certo compiuto da bulli come è stato scritto, ma da giovani che provengono da zone di Palermo dove lo Stato è ancora assente purtroppo” dice Eleonora. Il luogo dove è avvenuta la strage, davanti “Caffetteria 365” è un posto di ritrovo di tanti ragazzi che ora si fanno una sola domanda: “Poteva capitare a chiunque di noi. Cosa avrei fatto io se mi fossi trovato al loro posto?”, si chiede Alessandro.
La risposta arriva da una parente di Andrea Miceli che dal microfono dell’altare si rivolge ai giovani con un appello: “Pensate all’importanza della vostra vita, quando vi rubano un motorino, una macchina, scappate, pensate che la vita è più importante di tutto il resto”. E poi arriva la denuncia condivisa da tanti ragazzi che applaudono per lunghi minuti: “Lo Stato ci deve ascoltare: quella sera non c’era in piazza nemmeno una pattuglia. Tutto questo si sarebbe potuto evitare”.
Oggi a Monreale più nessuno su sente sicuro. Sono proprio i giovani della Consulta a scrivere sulla loro pagina Facebook: “Tra di noi emerge un forte sentimento di insicurezza nel percorrere le strade del nostro paese. Una sensazione nuova e dolorosa, per chi ha sempre visto in Monreale un luogo sicuro in cui crescere e divertirsi. Oggi avvertiamo uno spaesamento senza precedenti, essendo venuti meno i punti di riferimento della nostra quotidianità”.
Davanti al luogo della strage dove il 19enne Salvatore Calvaruso, con l’aiuto di quattro complici, ha sparato, parlano i mazzi di fiori ma soprattutto le lettere lasciate dai coetanei di Andrea, Salvo e Massimo. Una di queste – scritta da Nicola Sferruzza – dice: “Oggi doveva essere un giorno di festa e gioia invece l’atmosfera è gelida e triste. Avete stroncato tre ragazzi e con loro le famiglie, gli amici e un intero paese che non sa che farvene delle vostre scuse. Monreale che dovrebbe essere famosa nel mondo per le sue bellezze ancora una volta sarà etichettata come tutta la Sicilia, un posto di malavita. Non capite e forse non capirete mai che la violenza porta solo distruzione…distruzione di anime per chi la fa e per chi la subisce”.
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