Monte dei Paschi e Mediobanca: i retroscena di un risiko con regia politica
- Postato il 12 giugno 2025
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- Di Blitz
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Un’inchiesta di Giorgio Mottola per Report torna ad accendere i riflettori su Montepaschi, svelando intrecci tra politica, finanza e interessi industriali dietro al collocamento azionario del Tesoro e alla tentata scalata a Mediobanca.
Il consolidamento del settore bancario italiano, che da mesi si muove tra Roma e Milano, ha portato al centro della scena uno dei suoi attori più controversi: Monte dei Paschi di Siena.
Come riportato da Investireoggi.it, nell’inchiesta andata in onda su Report (Rai3) il giornalista Giorgio Mottola ricostruisce una serie di eventi che collegano il recente collocamento di azioni MPS da parte del Tesoro a una strategia più ampia: quella di rafforzare l’influenza del Governo su Mediobanca e, indirettamente, su Assicurazioni Generali.
Secondo quanto riportato, l’idea di espandere il raggio d’azione di Montepaschi non sarebbe nata esclusivamente da Luigi Lovaglio, amministratore delegato dell’istituto senese, che ha affermato di aver pensato a un’operazione su Mediobanca già nel 2022. Dietro questa prospettiva ci sarebbe anche un interesse politico più profondo, condiviso da Caltagirone e Delfin, azionisti sia di MPS che di Mediobanca e Generali.
Utili bancari in crescita e nuove ambizioni
L’inchiesta parte da una constatazione: il forte aumento dei tassi d’interesse degli ultimi anni ha rinvigorito i bilanci delle banche italiane, tra cui Montepaschi. Nel 2024, l’istituto ha registrato ricavi per circa 4 miliardi di euro, di cui oltre 2,3 miliardi derivanti dai margini di interesse. Una dinamica favorita dalla congiuntura economica e che ha rafforzato la posizione di MPS dopo anni di difficoltà.
Dall’acquisizione di Antonveneta nel 2008, al crollo finanziario che portò alla nazionalizzazione nel 2017, Montepaschi ha infatti attraversato un lungo periodo di instabilità. Il salvataggio pubblico da 7,5 miliardi di euro ha lasciato il Ministero dell’Economia (MEF) come azionista di maggioranza per diversi anni.
Il ruolo di Akros nel collocamento del Tesoro
Nel novembre 2023, il MEF ha avviato una nuova fase della discesa pubblica nel capitale di MPS, come richiesto dalla Commissione Europea. Il collocamento delle azioni, però, ha sollevato molte domande. La gestione dell’operazione è stata affidata a Banca Akros, controllata di Banco BPM, che ha guidato un processo ritenuto da più parti ristretto e opaco.

Secondo Report, l’asta avrebbe favorito un gruppo selezionato di investitori: Caltagirone (3,6%), Banco BPM (5%), Anima (4%) e Delfin (3,5%). Insieme, questi soggetti hanno acquisito una quota significativa della banca senese, in un’operazione che ha tagliato fuori altri potenziali investitori, come per esempio Unicredit, che secondo il Financial Times non avrebbe ricevuto risposta da Akros alla richiesta di partecipazione.
Un’anomalia evidenziata anche dall’ex commissario Consob Luca Enriques, che ha dichiarato come un’analoga quota acquisita sul mercato sarebbe costata di più, suggerendo un trattamento preferenziale e poco trasparente.
Obiettivi strategici e aggiramento dei vincoli europei
Per Report, l’obiettivo della manovra non sarebbe stato solo quello di adempiere agli obblighi europei di riduzione della partecipazione pubblica in MPS. La vera finalità sarebbe stata creare le condizioni per un’operazione su Mediobanca, aggirando il vincolo normativo che impedisce a soggetti industriali privi di licenza bancaria — come appunto Caltagirone e Delfin — di acquisire direttamente il controllo di un istituto vigilato dalla BCE.
Attraverso una partecipazione indiretta tramite MPS, questi gruppi avrebbero potuto esercitare influenza su Piazzetta Cuccia, rafforzando al contempo il peso del Governo sul polo Assicurazioni Generali, considerato da molti il centro nevralgico del risparmio nazionale.
Il ritorno di MPS tra ambizioni e timori
L’operazione ha riacceso l’attenzione su Monte dei Paschi, storicamente simbolo delle difficoltà del sistema bancario italiano. Ma oggi, con una struttura patrimoniale rafforzata e nuove mire espansionistiche, la banca senese torna al centro del risiko con un ruolo attivo.
Tuttavia, i timori non mancano. Le dinamiche ricordano da vicino quelle che, nel 2008, portarono MPS a compiere una delle acquisizioni più disastrose della storia finanziaria italiana. E anche stavolta, secondo l’inchiesta, la regia politica dell’operazione sarebbe legata a interessi strategici condivisi tra governo e gruppi industriali, in un equilibrio delicato tra vincoli europei, obiettivi economici e ambizioni di controllo. Francoforte e Bruxelles staranno a guardare?
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