Morte del 14enne Andrea Demattei, la giudice: “Non ci sono colpe degli istruttori”. E punta il dito anche sul personale sanitario: “Non segnalò il rischio di ipotermia”

  • Postato il 10 maggio 2025
  • Copertina
  • Di Genova24
  • 1 Visualizzazioni
andrea demattei

Genova. “Risulta che gli istruttori avessero cognizione dello stato dei luoghi, avessero individuato questo possibile pericolo ed avessero dimostrato ai ragazzi del gruppo, lo stesso giorno dell’allenamento, come eseguire il passaggio”, passaggio che “come risulta dalle dichiarazioni dei giovani partecipanti all’allenamento era di facile esecuzione” tanto che gli altri hanno “tutti  superato il tratto senza difficoltà”. Per questo il fatto che “il percorso presentasse un pericolo rappresentato dal rilevato deflettore, non è sufficiente per valutare come colposa la scelta del percorso”. Lo scrive la giudice Carla Pastorini motivando la sentenza di non luogo a procedere nei confronti dei due istruttori della società sportiva con cui si stava allenando il 14 Andrea Demattei, morto per ipotermia dopo che la sua canoa si era incastrata nella risalita del fiume Entella a Chiavari.

Per la morte del 14enne il 15 maggio comincerà il processo a sei vigili del fuoco che erano stati invece rinviati a giudizio per secondo l’accusa tardarono i soccorsi e compirono manovre errate.

La giudice motivando la sua decisione in particolare sulla base della consulenza tecnica disposta dalla Procura scrive che il giovane Demattei ha effettuato “un errore di manovra”, pur non essendo alle prime armi. Andrea infatti frequentava la scuola di canoa da tre anni e come ha raccontato la stessa mamma era preparato e aveva vinto anche alcune medaglie. Anche rispetto all’abbigliamento indossato dal ragazzo non rileva profili di responsabilità:  il tipo di vestiario utilizzato dal ragazzino (un calzoncino corto in neoprene oltre che giacca e dispositivi di protezione) per la giudice non può “considerarsi contrario a regole di corretta gestione dell’attività che si andava ad affrontare”

L’allenamento fra l’altro era avvenuto vicino al centro abitato il che avrebbe reso di per sé veloci eventuali soccorsi. Cosa che è effetti è accaduta “tanto è vero che, quasi nell’immediatezza, proprio un passante chiese i soccorsi e i soccorsi giunsero dopo pochi minuti”. Uno degli allenatori, ricorda la giudice, intervenne immediatamente “impedendo il rischio immediato e, cioè, quello di annegamento”.

E tutto quello che è accaduto dopo non può per la giudice essere attribuito in alcun modo a una responsabilità degli istruttori: “Le conseguenze dei successivi errori compiuti nella liberazione del giovane e, soprattutto, l’improvvida mancata valutazione dei rischi connessi alla prolungata presenza in acqua, non possono essere riferiti agli istruttori – scrive Pastorini – Tra l’altro, una volta intervenuti i soccorsi dei vigili del fuoco, è loro competenza dirigere le operazioni di soccorso”.

Nella sentenza di non luogo a procedere la giudice Pastorini ha rinviato gli atti alla Procura per valutare eventuali responsabilità anche da parte dei medici del 118: “Dall’esame degli atti è emerso un aspetto di significativa rilevanza e, cioè, che durante l’attività dei vvff intervenuti è stato sottovalutato il rischio dell’ipotermia, rischio che non è stato preso in considerazione durante l’intervento dei vvff, ma rischio che non è stato evidenziato da parte del personale sanitario presente. Risulta che sul posto, alle ore 16.37 era giunta l’ambulanza e che il personale sanitario, sino all’avvenuta estrazione della vittima, pur avendo preso atto della situazione, non sia intervenuto per segnalare il pericolo di ipotermia cosi contravvenendo ad un dovere di intervento”.

Accogliendo la richiesta della giudice il pm Francesco Cardona ha aperto un fascicolo su eventuali omissioni da parte del personale sanitario e sta conducendo accertamenti in merito.

Autore
Genova24

Potrebbero anche piacerti