Morto a 89 anni José “Pepe” Mujica, lo storico presidente dell’Urugay con lo stipendio da operaio

  • Postato il 14 maggio 2025
  • Politica
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L’ex presidente dell’Uruguay José “Pepe” Mujica, a cui avevano diagnosticato un cancro all’esofago nell’aprile dello scorso anno, è morto all’età di 89 anni.  A diffondere la notizia è stato il presidente dell’Uruguay, Yamandú Orsi, il delfino di Mujica. Sui suoi social media ufficiali, Orsi ha scritto: “È con profondo dolore che annunciamo la scomparsa del nostro collega Pepe Mujica. Presidente, attivista, riferimento e leader. Ci mancherai tanto, caro. Grazie per tutto ciò che ci hai dato e per il tuo profondo amore per il tuo popolo”.

Da tutta l’America Latina, alla notizia della sua morte, è giunto un fiume di messaggi di cordoglio. A scrivere è stato anche il presidente del Venezuela Nicolas Maduro e del presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva. Anche i socialisti europei lo hanno ricordato, descrivendolo come un uomo che ha mostrato che “un altro mondo è possibile”.

Mujica, il presidente con lo stipendio da operaio

Nato a Montevideo il 20 maggio del 1935, José Alberto Mujica Cordano, questo il nome all’anagrafe per esteso, negli anni Sessanta divenne membro della guerriglia di sinistra Movimento di Liberazione Nazionale – Tupamaros, ed è stato un riferimento progressista di caratura mondiale. Il suo periodo alla presidenza dell’Uruguay è stato contrassegnato dalla conquista dei diritti civili, come la depenalizzazione dell’aborto, la legalizzazione del matrimonio arcobaleno.

Noto per la vita lontana dal lusso, Mujica viveva in una modesta casa di campagna e si spostava su un Maggiolino del 1987. Proprio per questa sua vita austera era stato ribattezzato il “presidente più povero del mondo”. Ferreo oppositore della corruzione – piaga che ha colpito molti presidenti latinoamericani – ed onesto al punto da donare il 90% del suo assegno da presidente ad organizzazioni non governative che aiutano i più disagiati, nel 2014 Pepe fece del suo Uruguay il primo Paese al mondo a legalizzare la marijuana sotto il controllo dello Stato, con l’obiettivo di privare il narcotraffico di un affare che valeva fra i 30-40 milioni di dollari l’anno.

Durante il periodo dell’ultima dittatura militare in Uruguay, il leader trascorse oltre dieci anni in carcere, molti dei quali in isolamento. Ma ne era uscito senza rancore, incarnando un modello raro di politico etico, umile e profondamente umano che lo ha fatto apprezzare, per la sua capacità di dialogo, da gran parte degli elettori del suo Paese, che lo scelsero come presidente dal 2010 al 2015.

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Blitz

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