Morto Carlo Sassi, inventò la moviola su gol-non gol di Rivera quando il Var non c'era, tifava Cremonese

  • Postato il 28 settembre 2025
  • Di Virgilio.it
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Ma era gol o no quello di Rivera nel derby del 22 ottobre 1967? L’arbitro lo convalidò ma se oggi sappiamo tutti che quella palla non aveva superato interamente la linea di porta lo dobbiamo a Carlo Sassi, l’inventore della moviola quando il Var non esisteva, scomparso oggi a 95 anni dopo una lunga carriera alla Rai e a Mediaset. La sua trovata, quella di far rivedere le immagini delle azioni al rallentatore, grazie a una «apparecchiatura per il montaggio cinematografico…» che “specialmente per gli incontri di calcio, permette di vedere lentamente e con frequenti ripetizioni una data azione”, rivoluzionò i talk show sportivi, fece successivamente la fortuna di tanti programmi (a partire da quelli di Biscardi) ma restò per sempre appiccicata al giornalista che la creò.

La carriera di Carlo Sassi

Nel 1946 Sassi iniziò la carriera di calciatore, fece un provino per l’Inter, firmò poi per l’Angerese, in Serie C, ma la carriera si fermò per un grave infortunio a un ginocchio. Per altre 4 stagioni giocò nella Gaviratese, poi dopo gli studi alla Bocconi fu assunto in banca, dove lavorò per 9 anni prima di approdare in Rai nel dicembre 1957. Nel 1960 venne assunto come giornalista e si ritagliò subito uno spazio nella Domenica Sportiva, dove il 22 ottobre 1967 fece il suo debutto con il celebre gol fantasma di Rivera in un derby tra Inter e Milan.

Da allora, le sue immagini al rallentatore divennero un appuntamento fisso e amatissimo, Gol disse disse l’arbitro D’Agostini. «E invece noi scoprimmo che non era così», spiegò Sassi. «Io e Vitaletti ci accorgemmo che quando la palla ricadeva sul terreno, sollevava polvere di gesso. Questo poteva significare una cosa sola: che aveva toccato la linea. Pensammo a come avremmo potuto fare per dimostrarlo ai telespettatori. Tra i fotogrammi, andammo a trovare proprio quello in cui si vedeva la palla toccare terra. Si capiva bene che il gol non era valido. Mostrammo quel fotogramma in tivù, e fu l’inizio».

L’invenzione della moviola

Quella però fu solo la prova generale. La moviola vera, arrivò qualche tempo dopo. «L’idea la portammo avanti da subito, pensammo a quanto sarebbe stato bello poter mostrare al pubblico questi particolari che sfuggivano a occhio nudo e ne parlammo con Aldo De Martino, allora responsabile dei servizi sportivi della Rai. Il progetto piacque anche a lui e partì immediatamente. Ma non era facile da realizzare. Allora non c’era l’elettronica, si lavorava sui filmati. Ci volle il lavoro di ingegneri, che studiarono una soluzione tecnologicamente all’avanguardia per l’epoca. In pratica inventarono una telecamera più piccola che riprendeva i filmati dal monitor mentre la pellicola scorreva a velocità regolare, per poi riproporli al rallentatore. Investimmo in tecnologia, ci volle tempo. Sembra preistoria, a raccontarla adesso. Da allora lo sviluppo è stato continuo, si è arrivati all’ampex, all’elettronica. Per partire, a quei tempi, occorsero quasi due anni. La moviola, come decidemmo si chiamarla, debuttò ufficialmente nel maggio del ’69. Eravamo in continua corsa contro il tempo. I servizi arrivavano da tutte le sedi e i colleghi mi segnalavano i casi più interessanti. Io per anticipare un po’ i tempi, mi ero già messo avanti ascoltando le partite alla radio, prendendo appunti sugli episodi clamorosi.

Nonostante tutto, si arrivava in volata. Spesso io e Vitaletti eravamo ancora in sala di montaggio quando sentivamo partire la sigla della “Domenica Sportiva”. Poi, con le nostre immagini, si andava in diretta e naturalmente “a braccio” con i commenti. Quello che mi preoccupava di più era la possibilità di aver perso qualcosa per strada. A volle capitava che arrivassero segnalazioni di un fallo dubbio di cui non avevamo parlato. D’altra parte, era un’impresa coordinare quella mole di lavoro. Facevamo il massimo, non i miracoli. Ma con la gente di calcio non posso dire di avere avuto grandissimi problemi. Forse con un paio di presidenti, che si lamentavano più spesso degli altri. Naturalmente, i nomi non li faccio. Del resto, tutti sapevano che non avrei mai accettato compromessi. O mi davano la possibilità di far vedere tutto, ma proprio tutto, o il bel gioco sarebbe finito lì. E nessuno, devo dire, ha mai cercato di impormi scelte o decisioni».

Ultima tappa “Quelli che il calcio”

Ma Carlo Sassi non fu soltanto un giornalista: era soprattutto un grande appassionato di calcio, innamorato dei colori grigiorossi della Cremonese. Non mancava occasione per venire a Cremona e passare a salutare Domenico Luzzara, presidente-simbolo della Cremonese. Allo Zini era accolto come uno di casa. Nel corso degli anni, Sassi curò per lungo tempo la rubrica della moviola all’interno della DS, e negli anni Ottanta condusse anche un segmento chiamato Pronto moviola, in cui commentava in diretta gli episodi controversi della giornata, spesso intervenendo con collegamenti telefonici con i calciatori protagonisti. Fino al 1991 rimase legato alla RAI in quel ruolo. Dopo una parentesi in Mediaset (con L’Appello del Martedì) e altri impegni televisivi, tornò in Rai dove, nel 1992, condusse con Sandro Ciotti Quasi Gol e a partire dal 1993 partecipò a Quelli che il calcio affiancando Fabio Fazio e Marino Bartoletti, fino al 2001.

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Virgilio.it

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