Morto Ivan Lo Bello, l’ex presidente di Confindustria Sicilia aveva 62 anni
- Postato il 28 maggio 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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Addio a Ivan Lo Bello, primo volto della cosiddetta rivoluzione antimafia di Confindustria in Sicilia. Iscritto all’anagrafe come Ivanhoe, è morto oggi a Catania, dov’era ricoverato per una malattia, a 62 anni. Lo Bello è stato il primo frontman dell’ipotetica riscossa degli imprenditori dell’isola contro il racket delle estorsioni. Un fenomeno negli anni successivi ha lasciato ombre controverse, anche a causa dei destini giudiziari di Antonello Montante. Ma andiamo con ordine.
Affacciatosi al mondo dell’imprenditoria come socio dell’azienda di famiglia, la Fosfovit (azienda che si occupa di prodotti dietetici per bambini), Lo Bello – avvocato – inizia la sua scalata nel 1998, quando a soli 35 anni viene eletto consigliere d’amministrazione del Banco di Sicilia. Lì farà carriera: nel gennaio del 2008 viene eletto vicepresidente, nell’aprile dello stesso anno diventa presidente e rimane in sella fino al 2010 quando il Bds viene incorporato dall’Unicredit. Nel 1999 aveva iniziato già il suo impegno in Confindustria guidando per sei anni gli imprenditori di Siracusa, la sua provincia.
Nel frattempo ha già conquistato notorietà nazionale: nel 2006, infatti, viene eletto presidente di Confindustria Sicilia. Da leader degli imprenditori dell’isola, lancia una sfida inedita: cacciare dall’associazione di categoria gli imprenditori che pagano il pizzo. Una regola che è alla base del nuovo codice etico varato da Confindustria durante la sua presidenza: per la prima volta si parla di espulsione non solo per gli imprenditori collusi con Cosa Nostra, ma anche per quelli che abbassano la testa di fronte alle richieste estorsive senza denunciare. Una battaglia che appare rivoluzionaria nell’isola dove Cosa Nostra spreme le imprese, ripulendo profitti illeciti per milioni. Ma su quella lotta, oggi restano numerosi interrogativi. Al fianco di Lo Bello, infatti, c’era Montante, lo storico alleato, sempre al suo fianco in ogni occasione pubblica, che gli fa da vice in Confindustria Sicilia, per poi prenderne il posto nel 2012, quando Lo Bello sarà nominato vicepresidente nazionale dell’associazione di viale dell’Astronomia.
La parabola confindustriale però ad un certo punto inizia ad incrinarsi. La prima “botta” arriva da Caltanissetta, dove la procura guidata da Sergio Lari iscrive nel registro degli indagati proprio Montante, con un’accusa pesantissima: concorso esterno in associazione mafiosa. Montante sarà poi arrestato e definitivamente condannato nel 2024 per corruzione e accesso abusivo ai sistemi informatici. Attualmente è coinvolto in un altro processo a Caltanissetta. Inizialmente Lo Bello difende Montante, prima che le accuse mostrino l’altra faccia del sedicente paladino dell’antimafia e della legalità. Nel 2016 anche Lo Bello finisce indagato, ma in un’inchiesta diversa: a Potenza lo accusano di associazione a delinquere nell’inchiesta sullo scandalo petroli, nell’ambito del filone siciliano dell’indagine che porta ad Augusta. Ma poco dopo la sua posizione sarà archiviata. Eletto presidente di Unioncamere, che guiderà per tre anni, fino al 2018, sarà questo per lui l’ultimo incarico: indebolito dalla malattia, abbandonerà l’attività pubblica.
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