Morto lo stilista Giorgio Armani, re dell’eleganza all’italiana
- Postato il 4 settembre 2025
- Moda
- Di Artribune
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Il 4 settembre, all’età di 91, si è spento lo stilista Giorgio Armani. Classe 1934, nato a Piacenza, è ritenuto il re dell’eleganza all’italiana: semplice e ben curata. Eppure la sua carriera nella moda parte dal ruolo di vetrinista per la Rinascente, ottenuto poco dopo essersi trasferito nel 1934 a Milano per studiare medicina. Inutile dire che il medico non lo farà mai. Dopo aver lavorato in negozio, passa a collaborare con Hitman, la prima fabbrica di pret-à-porter elegante da uomo.
Le origini di Giorgio Armani
Ma il vero esordio di Re Giorgio nel fashion system è nel ‘74 presso la Sala Bianca di Firenze, quando le sfilate avvenivano nel capoluogo toscano grazie allo spirito imprenditoriale di Giovanni Battista Giorgini. Poi arriva Giorgio Armani Spa, ampliato nel ‘76 in favore della linea femminile. Seguito da Emporio Armani nel 1981 e Armani Privé, linea di alta moda, solamente nel 2005. Costruendo un impero che sponsorizza il buon gusto, come alcuni lo definiscono, tradotto in essenzialità composta. Un impero che aveva iniziato con il suo braccio destro e compagno di vita Sergio Galeotti, deceduto a 40 anni per un collasso cardiaco.

Greige: il colore ideato da Giorgio Armani
Anche se ha lasciato la propria terra per Milano, la ricorda costantemente nelle proprie creazioni. E perché non farlo con una particolare combinazione tra grigio e beige, che riprenda la sabbia bagnata del fiume Trebbia vicino cui trascorreva da bambino alcune giornate con i genitori? Così nasce il Greige, costante sia nel vestiario sia nella gioielleria firmati Armani. Trasmettendo un senso di sofisticatezza unico nel suo genere, poiché inventato da lui stesso.
Le ispirazioni di Armani: Pantelleria
Ormai si è capito: Re Giorgio non amava rimanere in un luogo, però ne trovava pochi capaci sia di farlo sentire protetto sia di influenzare il suo processo creativo. Uno di questi è l’isola di Pantelleria, precisamente Cala Gadir, caratteristico borgo di pescatori nel versante nord-est. La villa in cui si rifugiava, nel posto a cui è dedicato il profumo Acqua di Giò, è articolata da 7 dammusi (le tipiche case pantesche con il tetto a cupola bianca e i muri spessi), 200 palme e una vigna. Perché lui ha creduto in quell’isola prima che diventasse meta turistica estremamente lussuosa, quando l’uomo era immerso nella vegetazione incolta e le strade non erano presenti. Oggi forse la celebre fragranza non esisterebbe, di pari passo ad alcuni dettagli presenti nelle sue collezioni.
Il completo destrutturato di Armani
La fiducia in qualcosa di insolito ha sempre caratterizzato Giorgio Armani, e i completi destrutturati introdotti negli anni Ottanta ne sono la prova. Un tempo la sartorialità inglese aveva il predominio tra controfodere, copri risvolti e spalle solide. Ma il padre dell’eleganza italiana un giorno decise di eliminare tutto ciò in favore di un’immagine più morbida. L’idea fu un successone dopo aver vestito Richard Gere nel film “American Gigolo”, che fece impazzire tutti gli uomini per quelle linee fluide. Una versione cinematografica più moderna del guardaroba da sex symbol firmato Armani? La pellicola “The Wolf of Wall Street” con Leonardo DiCaprio (2014). Eppure la lista di attori è lunga.
Il power dressing femminile di Armani
Se Armani nasce con la linea uomo, subito dopo ampliata a quella femminile, quest’ultima risente della formazione dello stilista. Infatti di “femminile” c’è tanto quanto poco perché grazie a lui viene diffuso e sponsorizzato il power dressing: abbigliamento basato su codici di stile maschili che richiamano l’autorevolezza. Poi diventato (quasi) d’obbligo per la donna in certi contesti. Sebbene nessuno l’abbia deciso realmente. “Io ho dato alla donna la giacca, i pantaloni, la camicia usando in modo femminile argomenti maschili”, affermava lo stilista nel 1983 al giornale Domenica del Corriere. E quegli argomenti sono stati ben bilanciati con altri comunemente ritenuti consoni per una donna. Dagli abiti lunghi a quelli corti, dalle gonne alle bluse. Passando per l’outfit di Diane Keaton agli Oscar del 1978 e quello di Jodie Foster all’edizione del 1992.

L’eredità di Giorgio Armani
Adesso non si sa chi erediterà il ruolo di Re Giorgio e cosa ne sarà della casa di moda meglio identificata con il concetto di eleganza italiana. È certo, però, che di cambiamenti ce ne sono stati da quando quel ragazzo venuto a Milano per diventare medico ha deciso di fare tutt’altro. Aiutando anche il mondo dell’arte, della fotografia e del costume con la fondazione dell’Armani/Silos a Milano, in Via Bergognone 40.
L’annuncio della scomparsa di Giorgio Armani
“Con Giorgio Armani scompare un protagonista assoluto della cultura italiana, che ha saputo trasformare l’eleganza in un linguaggio universale. Il suo stile sobrio e innovativo ha ridefinito il rapporto tra moda, cinema e società, lasciando un’impronta indelebile nel costume contemporaneo. Non soltanto un maestro della moda, ma un riconosciuto ambasciatore dell’identità italiana nel mondo. Alla sua famiglia e a tutti i collaboratori va il nostro pensiero riconoscente e commosso“, ha commentato il ministro della Cultura, Alessandro Giuli.
“Il Signor Armani, come è sempre stato chiamato con rispetto e ammirazione da dipendenti e collaboratori, si è spento serenamente, circondato dai suoi cari. Infaticabile, ha lavorato fino agli ultimi giorni, dedicandosi all’azienda, alle collezioni, ai diversi e sempre nuovi progetti in essere e in divenire“, si legge nella nota ufficiale del Gruppo Armani firmata dai dipendenti e dalla famiglia. “Negli anni, Giorgio Armani ha creato una visione che dalla moda si è estesa a ogni aspetto del vivere, anticipando i tempi con straordinaria lucidità e concretezza. Lo ha guidato un’inesauribile curiosità, l’attenzione per il presente e le persone. In questo percorso ha creato un dialogo aperto con il pubblico, diventando una figura amata e rispettata per la capacità di comunicare con tutti. Sempre attento alle esigenze della comunità, si è impegnato su molti fronti, soprattutto verso la sua amata Milano. La Giorgio Armani è una azienda con cinquant’anni di storia, cresciuta con emozione e con pazienza. Giorgio Armani ha sempre fatto dell’indipendenza, di pensiero e azione, il proprio segno distintivo. L’azienda è il riflesso, oggi e sempre, di questo sentire. La famiglia e i dipendenti porteranno avanti il Gruppo nel rispetto e nella continuità di questi valori. In questa azienda ci siamo sempre sentiti parte di una famiglia. Oggi, con profonda commozione, sentiamo il vuoto che lascia chi questa famiglia l’ha fondata e fatta crescere con visione, passione e dedizione. Ma è proprio nel suo spirito che insieme, noi dipendenti e i familiari che sempre hanno lavorato al fianco del signor Armani, ci impegniamo a proteggere ciò che ha costruito e a portare avanti la sua azienda nella sua memoria, con rispetto, responsabilità e amore“. I funerali saranno privati, ma la camera ardente, fa sapere la comunicazione, sarà allestita da sabato 6 settembre a domenica 7 settembre, dalle 9 alle 18, a Milano, in via Bergognone 59, presso l’Armani/Teatro.
Giulio Solfrizzi
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