Mughini choc: La Juventus deve cambiare nome, non è più di nessuno
- Postato il 27 settembre 2025
- Di Virgilio.it
- 4 Visualizzazioni

Nella parte di se stesso ha recitato nei primi film di Moretti come Ecce Bombo e Sogni d’oro ma se gli italiani lo ricordano anche al cinema è per il ruolo di opinionista in un talk show sportivo ne “L’allenatore nel pallone -2”, quando fa la parodia di se stesso intervistando Oronzo Canà-Lino Banfi. Giampiero Mughini è stato un grande giornalista ed è un grande scrittore ma la grande popolarità la deve al calcio: da tifoso vip della Juventus per anni ha osannato le virtù di Madama in tutte le tv, ma oggi la legge del pendolo l’ha messo un po’ nel dimenticatoio e lui si sfoga in un’intervista al Foglio e al Corriere della Sera.
- Mughini show dall'Appello del martedì a Tiki-Taka
- Per Mughini la Juve dovrebbe cambiare nome
- Niente più tv per Mughini
Mughini show dall’Appello del martedì a Tiki-Taka
Da “L’appello del martedì”, dove ospite di Maurizio Mosca a inizi anni 90 fu lanciato come tifoso nobile della Signora fino a Controcampo, dal Costanzo Show a Pressing e a Tiki Taka per tre lustri Mughini è stato la faccia televisiva della Juventus, capace di dire che “la Juventus è l’unica donna della nostra vita che non ci ha mai tradito”, tra un “Madddaaaiii” e una smorfia guardando in cielo ma oggi lo scrittore è cambiato, ed è cambiato anche la sua idea sulla Juve, come confessa a Il Foglio.
Per Mughini la Juve dovrebbe cambiare nome
Lapidario l’intervento: “La Juventus dovrebbe cambiare nome. Era la squadra degli Agnelli e degli italiani. Oggi non è più né l’una né l’altra. Forse è tutta la serie A che dovrebbe cambiare nome. “E’ una metafora formidabile dell’italia. I ragazzini non giocano più a palla nei cortili, stanno sui social con il telefonino. Altro che calcio”.
Niente più tv per Mughini
Lontani i tempi delle apparizioni in tv a parlare di Juve (“perché il calcio? Perché è popolare. Se in tv avessi parlato di Brasillach non avrei avuto quel successo”), oggi in tv non ci va proprio più come confessa: «Ho avuto problemi di salute. Ma sì, ora sto bene. Non c’è più nessuno che mi proponga un lavoro. Da quando sono stato male hanno smesso tutti di chiamarmi. Gli amici? Evaporati. I risparmi? Miserie».
Da qui la necessità di mettere in vendita parte della sua immensa biblioteca. I libri possono essere 20 mila come 25 mila: ” Il medico mi ha detto in un linguaggio chiarissimo che io sono giunto al momento in cui devo ‘gestire’ la mia vecchiaia. Non me ne ero accorto, pensa te. Perché di anni ne ho parecchi. Ottantacinque, per la precisione. La morte? Non ci penso. Perché se ci penso lei poi si monta la testa”.