Museo del rock, dal “sistema Cotronei” al parere postumo della Regione

  • Postato il 6 novembre 2025
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Museo del rock, dal “sistema Cotronei” al parere postumo della Regione

L’informativa dei carabinieri sul “sistema Cotronei”: così è stato snaturato il progetto del museo del rock che doveva essere dedicato a Tyler


COTRONEI – «Un sistema di gestione distorta della cosa pubblica, fondato su logiche clientelari, interessi economici personali e illecite convergenze tra apparato politico e tecnico-amministrativo». Lo hanno messo nero su bianco i carabinieri della Compagnia di Petilia Policastro nell’informativa sul pasticciaccio del museo del rock di Cotronei che avrebbe dovuto essere dedicato alla rockstar mondiale Steven Tyler. L’ex leader degli Aerosmith si è guardato bene dal prestare consenso al progetto ormai snaturato rispetto a quello che aveva approvato. Ed è scattata la diffida che ha innescato l’inchiesta coordinata dal procuratore di Crotone, Domenico Guarascio, e dal sostituto Matteo Staccini.

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SISTEMA COTRONEI

Dalle indagini sono subito emerse «falsità documentali e atti amministrativi ideologicamente falsi, funzionali – osservano gli inquirenti – a preservare il finanziamento regionale e favorire interessi economici». I carabinieri, come già riferito dal Quotidiano, hanno poi individuato anche pagamenti per servizi mai resi per la realizzazione dell’Ecomuseo idroelettrico silano e affidamenti concessi in cambio di pacchetti di voti. L’insieme degli elementi raccolti li ha indotti a ipotizzare un “sistema” Cotronei.

LA GENESI

Il progetto, concepito nel 2018 come iniziativa culturale ispirata all’artista statunitense di origini cotronellare, prevedeva la riqualificazione di Palazzo Bevilacqua, l’immobile nel centro storico in cui avevano vissuto gli avi del cantante. L’idea era quella di realizzare un museo tematico e un albergo diffuso. La proposta, redatta dal dirigente comunale Antonio Urso, venne presentata alla Regione Calabria nell’ambito del Bando dei Borghi e ammessa a finanziamento per 1,3 milioni. Il sindaco allora era Antonio Belcastro del Pd. Nella versione originaria, l’intervento prevedeva la realizzazione del museo e di strutture annesse a Palazzo Bevilacqua in quanto luogo simbolico legato alla famiglia di Tyler.

LA DELOCALIZZAZIONE

Nel 2021, l’amministrazione Belcastro, su proposta del tecnico Urso, disponeva la delocalizzazione su un sito completamente diverso, Palazzo Filomarino, di proprietà della famiglia Caligiuri. Una modifica, secondo l’accusa, «in assenza di qualsiasi formale variante progettuale e senza preventiva autorizzazione della Regione». La delibera di Giunta giustificava la scelta con la disponibilità di un’area di 400 metri quadrati e il conseguente risparmio economico. Ma anche con la migliore localizzazione e la sicurezza statica dell’edificio. Affermazioni, secondo gli inquirenti, non veritiere perché l’area ricadeva in parte in una proprietà della famiglia Caligiuri, alla quale, a titolo di esproprio, era riconosciuta una somma di quasi 120mila euro. Sarebbe stata così indotta in errore la Regione, sia riguardo all’assenza di costi che all’assenza della necessità di una variante di localizzazione.

NESSUNA TRATTATIVA

Il Comune, inoltre, sosteneva di aver tentato invano di acquisire Palazzo Bevilacqua i cui proprietari, per motivi economici, si erano dichiarati non disponibili alla cessione dell’immobile. Dalle indagini è emerso che non è intercorsa corrispondenza ufficiale tra Comune e proprietari. Ma non c’è stato neanche un incontro. Nessuna proposta di acquisto rinvenuta. Dal punto di vista della Procura, si tratta di una «falsa attestazione allo scopo di giustificare una scelta già compiuta (la delocalizzazione) e di evitare la revoca del finanziamento regionale».

NUOVA AMMINISTRAZIONE

Nell’ottobre 2021 si insedia la nuova amministrazione guidata da Antonio Ammirati, anche lui del Pd ma poi traghettato in FI. La nuova amministrazione prosegue l’iter nel dichiarato intento di non perdere i fondi. Il dirigente Urso affida allo studio Trocino&Architè la redazione di un progetto per la delocalizzazione, per 120mila euro. Viene indetta una Conferenza di servizi e avviata la gara d’appalto. Siamo nel 2022. Soltanto nell’aprile 2023 la Regione rilascia un «parere postumo», osservano gli inquirenti. Un parere nel quale la dirigente del dipartimento Sviluppo economico afferma che la nuova localizzazione “non interferisce con i requisiti dell’avviso pubblico” e con le “finalità” del progetto.

STOP DELLA SOPRINTENDENZA

Il progetto della nuova amministrazione prosegue grazie a una rappresentazione di completezza che non trova riscontro negli atti per la mancanza, tra l’altro, del documento di sicurezza, di planimetrie e piano d’esproprio. Il tecnico Urso lo chiama “progetto definitivo”. Ma difetta perfino del nullaosta della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio (non coinvolta nella Conferenza di servizi) che a un certo punto sospende i lavori. Manca, infatti, il parere paesaggistico ai fini della cantierabilità in area vincolata. Lo stato tecnico-amministrativo, secondo il consulente della Procura, non è rispecchiato dal fascicolo nemmeno là dove si afferma la “non necessità” di espropri di cui l’opera, peraltro, si era già avvalsa. L’opera non risulta nemmeno conforme al Prg per una serie di carenze progettuali. Ma l’impresa MG Puccio Engineering di Botricello l’ha quasi completata.

L’INGANNO

Gli inquirenti parlano di Conferenza di servizi “asincrona” poiché, nonostante le carenze, il progetto è qualificato come definitivo. Il consiglio comunale è cosi indotto ad approvare un progetto definitivo solo formalmente, sulla base di pareri tecnici che non rappresentavano la reale completezza. Un effetto di legittimazione apparente sulla base del quale si impone il vincolo espropriativo sul nuovo immobile. Un quadro di apparente regolarità che consente l’approvazione del progetto esecutivo in Giunta. Addirittura, secondo l’accusa, per evitare la perdita di fondi ed eludere clausole convenzionali, in una nota alla Regione il Comune scrive che i ritardi non erano imputabili al Comune ma alla sospensione della Soprintendenza. Il “disegno criminoso” ipotizzato dalla Procura consisterebbe nel «rappresentare come formalmente regolare un iter amministrativo viziato sin dall’origine da gravi omissioni, violazioni procedurali e dichiarazioni mendaci».

L’ESPROPRIO

Dalla relazione del consulente della Procura emerge che non viene neanche indicata la modalità di calcolo del bene espropriato. Eppure, qualora il Comune avesse deciso di fare riferimento alle quotazioni immobiliari dell’Agenzia delle Entrate, «i valori venali sarebbero stati decisamente inferiori rispetto a quanto riconosciuto dal Comune di Cotronei». Un locale di 137 metri quadrati è stato acquisito dal Comune per 120mila euro pagati ai fratelli Serafina e Giulio Caligiuri, proprietari dell’immobile.

LA DIFFIDA

Per la gioia del loro padre Rosario Maria, condannato in via definitiva per traffico di droga, che in un post sui social pubblicava la sua foto con Tyler, scattata durante la storica visita del cantante a Cotronei nel 2013, a mo’ di gigantografia sull’immobile da lui ceduto al Comune. Il post documentava l’avanzamento dello stato dei lavori ma era un fotomontaggio. Dopo la formale diffida avanzata dall’associazione Steven Tyler per conto della rockstar, con cui si vietava l’utilizzo del nome dell’artista che aveva dato il consenso alla realizzazione dell’opera presso Palazzo Bevilacqua, nel nuovo progetto scompare il nome del cantante. Cotronei “Borgo della musica rock” senza gli acuti di Tyler sembra non avere molto senso neanche per la Procura di Crotone che, non a caso, ha mandato le carte alla Procura regionale presso la Corte dei Conti.

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