Museo Egizio di Torino: una nuova luce sulla tomba di Iti e Neferu

  • Postato il 9 luglio 2025
  • Di Panorama
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Dall’8 luglio 2025 è visitabile il nuovo allestimento della sala dedicata a Iti e Neferu al Museo Egizio di Torino. Il riallestimento, frutto di un meticoloso lavoro di ricerca condotto dai curatori Beppe Moiso, Enrico Ferraris e Cinzia Soddu, con la progettazione espositiva di Enrico Barbero e Piera Luisolo, rappresenta non solo un aggiornamento museografico, ma un vero e proprio atto di restituzione culturale. Tra le novità assolute, il ritrovamento di una pittura originale del ciclo decorativo della tomba, custodita nei depositi del Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino e riemersa durante un controllo inventariale, aggiunge un tassello prezioso a un corpus già straordinario.

Museo Egizio di Torino: una nuova luce sulla tomba di Iti e Neferu
Museo Egizio di Torino: una nuova luce sulla tomba di Iti e Neferu
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Ricostruzione e memoria

La sala ricostruisce l’ambiente della tomba originaria di Iti e Neferu, risalente al Medio Regno e scoperta a Gebelein durante la missione del 1911 diretta da Virginio Rosa. L’intervento museale si è fondato su un’attenta indagine architettonica, basata su analogie con tombe coeve e sulle fotografie storiche scattate da Ernesto Schiaparelli, fondatore del Museo Egizio. Delle 36 pitture murali rimosse e giunte a Torino nel 1924, 29 erano già esposte. Una delle sette mancanti è stata recentemente rintracciata e sottoposta a restauro. L’intero ciclo pittorico è oggi consultabile anche online, attraverso l’archivio fotografico digitale dell’Egizio.

La principessa Ahmose e l’eleganza silenziosa dei reperti

Accanto alla sala di Nefertari, anche quella dedicata alla Principessa Ahmose è stata oggetto di un rinnovamento. La nuova narrazione mette al centro non solo l’oggetto esposto, ma l’intero processo che lo rende visibile: dallo scavo alla conservazione, fino all’interpretazione scientifica. I protagonisti sono i calzari in cuoio della principessa, databili alla XVIII dinastia, restaurati con estrema cura da Francesca Gaia Maiocchi e Giulia Pallottini, e un frammento di tessuto che un tempo custodiva i suoi gioielli. A rendere intellegibili questi frammenti, i disegni ricostruttivi di Paolo Marini, che trasformano l’invisibile in visibile.

L’approccio etico all’esposizione dei resti umani

La riflessione sull’esposizione dei resti umani ha impegnato il Museo Egizio negli ultimi dieci anni. Il caso della principessa Ahmose rappresenta un esempio di equilibrio tra rigore scientifico e rispetto per la persona storica: il suo corpo è esposto attraverso una soluzione che tutela la dignità del reperto, garantendone al contempo la conservazione ottimale. Le vetrine dedicate, insieme a quelle di Nebiry e della tomba denominata Queens’ Valley 39, riportano ora la mappa della Valle delle Regine, inserendo i reperti nel loro contesto originario.

Autore
Panorama

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