Musk ancora contro il Big beautiful bill: “Va riscritto”. Il Budget office del Congresso: “Aumenta il debito di 2.400 miliardi”

  • Postato il 4 giugno 2025
  • Economia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Elon Musk torna ad attaccare il ‘Big beautiful bill’ caro a Donald Trump, la legge fiscale e di spesa al vaglio del Congresso. “Dovrebbe essere redatto un nuovo disegno di legge sulla spesa che non aumenti in modo massiccio il deficit e non faccia salire il tetto del debito di 5 trilioni di dollari”, scrive su X il miliardario ex capo del Doge. Che ieri aveva definito senza mezzi termini “disgustoso abominio” il pacchetto fiscale che traduce in pratica le principali promesse elettorali del tycoon a partire dalla conferma del taglio delle tasse a favore dei più abbienti. Un assist ai falchi repubblicani anti deficit che si oppongono al provvedimento.

Intanto il Congressional Budget Office, agenzia apartitica che fornisce dati di bilancio al Congresso, ha rivisto lievemente al ribasso la sua stima preliminare dell’impatto del disegno di legge sul debito nazionale, affermando che aggiungerà circa 2.400 miliardi di dollari ai 36.200 miliardi di dollari di debito del Paese. Una precedente stima prevedeva che il Bill repubblicano, approvato il 22 maggio alla Camera senza il sostegno dei democratici, avrebbe incrementato l’indebitamento di circa 3.800 miliardi. La nuova stima del Cbo tiene conto delle modifiche apportate al disegno di legge mentre i repubblicani al Senato cercando di definire la loro versione del pacchetto di tagli e spesa.

Il disegno di legge mira a prorogare la legge di tagli fiscali di Trump del 2017 e compensa in parte le mancata entrate con tagli draconiani al programma sanitario per i poveri. In particolare quasi 11 milioni di persone resterebbero senza assicurazione sanitaria, con oltre 7,8 milioni di queste persone che verrebbero espulse da Medicaid e milioni di altre che perderebbero la copertura attraverso il mercato dell’Obamacare.

Nelle pieghe del testo c’è anche la previsione di un possibile aumento di imposte fino a 20 punti percentuali su interessi, dividendi, redditi delle persone fisiche e delle società percepiti da investitori e aziende di Paesi ritenuti “fiscalmente discriminatori” nei confronti delle imprese Usa. Secondo il Joint Committee on Taxation del Congresso, organismo tecnico bipartisan, nel breve termine la sovrattassa potrebbe garantire un gettito di circa 116 miliardi di dollari in 10 anni. Ma già dal 2028 gli effetti negativi supererebbero i benefici, trasformando il saldo in una perdita che raggiungerebbe i 12,9 miliardi l’anno nel 2033 e 2034 a causa della diminuzione della redditività delle aziende colpite e della svalutazione degli asset statunitensi.

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