Myanmar, il figlio di Suu Kyi: "Una rete della pace per avere un mondo migliore"

  • Postato il 11 ottobre 2025
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  • Di Agi.it
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Myanmar, il figlio di Suu Kyi: "Una rete della pace per avere un mondo migliore"

AGI - Un 'network della pace', "una rete di persone e testimoni", con storie esemplari e autorevoli, che, "a fronte della poca incisività degli organismi internazionali", spinga "in direzione della pace, mettendo insieme, tra gli altri, la nuova Nobel per la pace venezuelana Machado, mia madre, me e altri". Un'azione che "può servire ed essere importante per organizzare e costruire in tutti i modi possibili strade di pace".

Lo sostiene Kim Aris, figlio della Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi in carcere dal 2021 per decisione della giunta militare del Myanmar. L'attivista, cittadino britannico, è presente ieri e oggi al Festival della missione, in corso a Torino sino a domani, rispondendo ad AGI sull'assegnazione del Premio Nobel per la pace alla leader dell'opposizione venezuelana Maria Corina Machado. Il capoluogo piemontese anni fa ha conferito la cittadinanza onoraria alla leader democratica birmana.

L'appello di Kim Aris: cooperazione per libertà e pace

"La gente, le migliori energie, davvero vogliono agire per aver un mondo migliore - ha aggiunto - forse siamo divisi da quello che viene diffuso da chi vuole dividerci, ma non siamo così diversi, anche se la diversità è una ricchezza, e dobbiamo avere la volontà di cooperare per la libertà e la pace ovunque".

La preoccupazione per la salute della madre

Si è detto "molto preoccupato per la salute" di sua madre: "La giunta militare le sta negando l'assistenza medica di cui ha bisogno. Chiedo loro 'lasciatemi parlare con mia madre', ma mi ignorano. Sono qui per lei e per il popolo Birmano che lotta per la libertà". Si dice "pronto" a prendere il testimone della madre, a essere "simbolo" della sua battaglia, "ma non a fare il politico; la maggior parte dei politici è gente con cui non voglio stare e del resto ci sono tanti modi per incidere e favorire processi positivi".

La crisi in Myanmar e le violazioni dei diritti umani

Il Myanmar vive oggi una crisi profonda, segnata da repressione militareresistenza civilecollasso economico e gravi violazioni dei diritti umani, mentre l'annuncio di nuove elezioni appare fragile e poco credibile. Ma il popolo "continua a resistere e a chiedere libertà e dignità", assicura Kim Aris, "sono qui perché mia madre non è qui, perché è tenuta prigioniera dalla giunta militare in Birmania, una giunta che solo pochi giorni fa ha bombardato i civili durante una festa religiosa, uccidendo 40 fedeli e ferendo molti altri. Bombardano e uccidono perché possono farlo e il mondo distoglie lo sguardo. Sono qui per lei e per le vittime di un conflitto dimenticato".

La lotta del popolo birmano per la libertà

"La giunta militare in Birmania - prosegue - sta negando voce a mia madre e al popolo birmano, ma noi possiamo parlare per loro. Mia madre ha vinto due elezioni, nel 2015 e nel 2020, ma i militari hanno rubato le elezioni e la libertà del popolo. Oggi, però, il popolo birmano dice no, sta lottando per la sua libertà. Il popolo della Birmania non avrà pace e non si fermerà finché non sarà libero", conclude Aris.

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Agi.it

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