Nadal spiega perché Sinner perde così poco ma esalta il gioco spettacolare di Alcaraz

  • Postato il 26 dicembre 2025
  • Di Virgilio.it
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Poco più di un anno fa, a 38 anni, con in bacheca 92 titoli, tra cui 22 trofei del Grande Slam, Rafa Nadal ha detto addio al tennis giocato: una leggenda che per decenni ha entusiasmato tutti. Assieme a Federer, che si è ritirato prima di lui, e a Djokovic che ancora gioca ha fatto parte dei big three, i campioni che hanno segnato una generazione e più. Oggi la rivalità che accende tutti è quella tra Sinner ed Alcaraz e il maiorchino ne parla in esclusiva ad As, che gli ha conferito il Legend Awards 2025.

La rivoluzione nella vita di Nadal

Al momento Nadal non sta avvertendo nè scompensi nè nostalgia dopo l’addio ai campi: “Direi che è andata bene. È un cambiamento di vita, ma non l’ho sentito poi così tanto. Ho sempre pensato che sarei stato bene dopo, nella mia vita quotidiana, che è la cosa più importante, e che avrei trovato la felicità personale in questa nuova fase. Non vivo pensando di essere o di essere stato un tennista. Quel capitolo è chiuso… rimarrà sempre nella mia memoria. Ma non vivo la mia quotidianità pensando al tennis”.

Le differenze tra Sinner e Alcaraz

Joan Balcells ha affermato che Sinner lo annoia e che preferisce Alcaraz per la sua varietà: “Non mi identifico con nessuno dei due. Sono giocatori diversi da quelli che ero io. Penso che Carlos sia più imprevedibile: commette più errori, gioca punti più spettacolari e a volte non ha uno stile di gioco così definito, il che lo rende imprevedibile e divertente per lo spettatore. Jannik è un giocatore più metodico e concentrato, con uno stile di gioco più definito, e aggiunge elementi poco a poco, ed è per questo che è così solido e perde così poche partite. A volte sembra che Carlos sia più dispersivo, ma quando guardi i risultati… ha avuto un anno incredibilmente costante e solido in tutti i tornei principali. Ecco perché mi fa ridere quando sento dire che è dispersivo: i risultati dicono il contrario, questo è il mio punto di vista”.

Nadal rivela anche come si regolava quando affrontava Federer e Djokovic: “Con Federer, il piano era chiaro, soprattutto all’inizio: pressarlo ripetutamente con palle alte sul rovescio, finché non si fermava, aspettando il colpo successivo, e poi potevo passare al suo dritto. Era uno sforzo mentale per me, perché vedevo spesso il colpo andare nella direzione opposta, ma sapevo che ripeterlo sul rovescio lo avrebbe stancato mentalmente. Non sempre avevo voglia di usare quella tattica, ma era la più fattibile”.

Differente l’approccio col serbo: “Con Novak, era più imprevedibile. Sulla terra battuta, era un po’ più imprevedibile che sul cemento. Sul cemento, negli ultimi anni, quando il mio corpo non riusciva più a reggere certi sforzi, era molto più difficile. Per avere una possibilità, avevo bisogno che il mio corpo rispondesse, e non lo faceva. Dovevo accorciare i punti, e battere Novak in due o tre colpi era molto difficile. A volte ho cercato di essere più aggressivo con il servizio, ma non ha funzionato. Sulla terra battuta, ho trovato delle soluzioni, e anche sull’erba ho avuto delle occasioni, anche se ho finito per perdere quelle semifinali… Sentivo che le mie possibilità erano migliori sulla terra battuta o sull’erba che sul cemento, soprattutto negli ultimi anni”.

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