Napoli, Lukaku continua a punzecchiare l’Inter: “Non ho potuto dire quello che pensavo”, cosa è successo dopo Istanbul

  • Postato il 7 agosto 2025
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“La mia ultima partita in Champions è stata la finale persa a Istanbul con l’Inter? L’ho vissuta molto male per un anno, sono sincero. Non ho potuto dire le mie cose, ho lasciato parlare la gente perché io non sono uno che ama passare per la stampa e attaccare, preferisco reagire calcisticamente. Ora guardiamo avanti, siamo di nuovo in Champions: divertiamoci”. Così Romelu Lukaku alla Gazzetta dello Sport. L’attaccante del Napoli è stato protagonista di un’intervista esclusiva tra passato, presente e futuro.

Lukaku: “Se la gente non sa la verità non può capire il perché delle scelte”

Proprio riguardo alle sensazioni vissute dopo la sconfitta contro il Manchester City, Lukaku ha spiegato: “Cosa mi ha dato fastidio in particolare? Tu vedi delle cose, ma se la gente non sa la verità è un’altra storia, non si può capire perché ho fatto delle scelte. Nella mia carriera, ogni volta che ho detto la verità è stata vista come una cosa scomoda. E ora voglio evitare polemiche”.

Dal 2019, quando arrivò all’Inter, a oggi ne è passata in ogni senso di acqua sotto i ponti: “Sono più esperto, sicuro. E faccio tanto lavoro tattico a casa: guardo le squadre avversarie, ho più controllo delle cose che succedono e vedo l’azione prima che arriva. Prima ero più reattivo, più dinamico. La gente può dire che il fisico è cambiato, ma anche adesso, in ogni gara, ci sono due o tre azioni in cui posso fare la differenza partendo da lontano. Però sono più altruista, lo dicono gli assist. Quando sono arrivato in Italia guardavo più a me stesso”.

Lukaku: “Conte è il mio padre calcistico come Martinez, Koeman e Jacobs”

Non è mai cambiato il feeling con Conte: “Abbiamo la stessa mentalità: solo con il lavoro si migliora. Lui ha un’idea calcistica che si adatta alle mie caratteristiche e io, quando sono a casa, cerco apprendere i concetti di gioco che vuole. La nostra relazione ha sempre funzionato, perché sa darmi ogni giorno quegli stimoli per cercare di essere sempre il più forte. Antonio è il mio padre calcistico come lo sono stati Roberto Martinez nel Belgio, Koeman all’Everton e Ariel Jacobs all’Anderlecht. Sono loro che mi hanno cambiato la vita”.

Lukaku e gli esempi Messi, Ronaldo, Lewandowski e Ibra

Lukaku ha 32 anni ma non si sente arrivato: “Abbiamo gli strumenti per fare sempre di più. A casa mia ho una palestra. Messi, Ronaldo, Lewandowski, Ibra sono super, ma il mio esempio è Benzema, che dopo i 32 ha vinto il Pallone d’Oro. Bisogna guardare avanti con la mentalità giusta. Lo dice anche LeBron James. Da adulto, mia madre mi ha sempre dato una spinta: “Ricordati da dove veniamo”. Crescendo penso spesso a ciò che ho passato e mi scatta qualcosa, mi dà energia”.

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Virgilio.it

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