Nato, una guerra dentro la guerra fra Russia e Ucraina: la guerra dei dati
- Postato il 26 novembre 2025
- Di Panorama
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C’è una guerra dei dati dentro la guerra tra Russia e Ucraina. Negli ultimi quattro anni sui teatri degli scontri sono state prodotte enormi quantità di calcoli e rapporti sul campo di battaglia. Tuttavia, la Difesa ucraina non ha ancora sviluppato un modo efficiente per condividerli con le nazioni alleate della Nato che la stanno aiutando. Ma ciò renderà i centri dati che raccolgono le informazioni a loro volta dei possibili obiettivi e qualsiasi nemico cercherà continuamente di individuare quale sia la posizione dei nodi e delle memorie che li mantengono disponibili. Una guerra nella guerra, silenziosa, magari anche senza morti né feriti, ma da vincere per limitare i vantaggi del nemico.
Un nodo cruciale nella trattativa diplomatica
Tutto questo, nel caso ucraino, dovrà però accadere nonostante il veto di entrare a far parte dell’Alleanza insito nella proposta di pace oggi in discussione e sarà comunque una delle operazioni da fare entro la fine del 2026 in seno alla Nato stessa. La proliferazione di dati generati e usati sui moderni campi di battaglia, da quelli relativi ai caccia impiegati, ai droni e alle navi, ha aumentato la necessità per le forze armate di poter accedere, analizzare e trasferire rapidamente le informazioni allo scopo di capire a fondo quanto accaduto, di ottimizzare gli attacchi, limitare le perdite e anche migliorare le risposte delle operazioni mediche. Chi produce i dati durante le campagne belliche sono proprio i sensori di ogni tipo che stanno proliferando a bordo di qualsiasi mezzo ed equipaggiamento. Ogni missione, indipendentemente che porti a uno scontro a fuoco oppure no, comporta quindi la creazione di un’esperienza che può essere registrata, analizzata e quindi costituire un insegnamento.
Un cloud Nato sicuro entro il 2026
E dentro la Nato la visione e l’intenzione sono quelle di integrare i dati delle nazioni partner e fornire una soluzione centralizzata basata sul cloud alla quale tutti gli alleati possano collegarsi. Tom Goffus, membro della Segreteria generale per le operazioni dell’Alleanza, ha recentemente dichiarato: “L’Ucraina possiede molti dati che vuole fornire alla Nato, stiamo sviluppando una soluzione cloud protetta e dedicata per poterli gestire e speriamo che questa diventi operativa nel gennaio 2026”. Goffus ha anche specificato: “Hanno tutte le attrezzature per farlo, quello che manca è una politica definita su come accreditarlo tra i membri dell’Alleanza. Tutti i nostri strumenti sono progettati per la sicurezza incentrata sulla rete, e vogliamo passare alla sicurezza incentrata sul cloud, e questa è una delle nostre sfide più grandi.”
Il rischio della frammentazione
Guffus prosegue: “Il piano è quello di imparare dai grandi fornitori di servizi cloud presenti negli Stati Uniti che già gestiscono centri classificati per la sicurezza nazionale, ed anche il Pentagono sta lavorando per migliorare la sicurezza delle comunicazioni verso alleati e partner. Parlerò con alcuni dei protagonisti che hanno già fatto questo nel sistema statunitense. Ci sono cloud sicuri sia a livello nazionale, sia a livello segreto e anche più alto. Quindi si tratta di creare un processo di accreditamento che accompagni le capacità e, in sostanza, di allineare la cultura, il processo e la politica con ciò che è disponibile sul mercato.” Non sarà semplice: per fare tutto questo è necessario parlare con i grandi fornitori di servizi e calcoli basati su sistemi cloud che guidano la crescita dei cosiddetti centri di raccolta dei “big data” con l’obiettivo di costruire tutto da zero per evitare di “ereditare” le limitazioni delle reti esistenti.
Una tecnologia da costruire ex novo
Inoltre, sebbene l’obiettivo sia quello di utilizzare dispositivi disponibili in commercio in grado di funzionare con altri prodotti indipendentemente dall’azienda produttrice, il proprietario finale dell’intero sistema deve essere il governo di quella nazione. Goffus ha spiegato: “Deve essere un sistema completamente nuovo, non copiato da altri che nel frattempo sono già invecchiati: molti dei nostri sistemi sono in realtà proprietari, il che rende più difficile la comunicazione tra le varie parti. Ma in ultima analisi questo deve essere definito e di proprietà del governo”. Pare quindi che la Nato abbia bisogno di questa soluzione per integrare i dati dei sensori che le nazioni acquistano in numero sempre maggiore e questi alimentano la mole dei dati. Ma questi ultimi senza una elaborazione intelligente non possono essere sfruttati, tantomeno come strumento per la difesa da parte di tutti gli alleati.