NBA, benvenuti al Caruso Show: Indiana "vede" il 3-1, OKC la ribalta nel finale e si riprende il fattore campo

  • Postato il 14 giugno 2025
  • Di Virgilio.it
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Dirà qualcuno: chissà perché, di tutti i potenziali “passaportati” (cit. Pozzecco), di Alex Caruso non s’è mai fatta menzione. Eppure le origini italiane le “tradisce” chiaramente nel cognome, solo che in questo caso il “tradimento” è avvenuto per colpa dei suoi genitori, che hanno gentilmente declinato l’invito a ottenere la cittadinanza italiana. Così qualche vacanza nel bel Paese se la concede, ma Alex la maglia azzurra non la vestirà mai. Gli basta quella di OKC, di un azzurro tanto acceso, in grado persino di accecare il giallo dell’arena dei Pacers, che perdono gara 4 per 111-104 e adesso si vedranno costretti a tornare a vincere almeno una partita in casa dei Thunder, tornati ad avere il fattore campo dalla loro parte.

Caruso riscrive i libri di storia: finalizzatore e “scippatore”

Debita è la premessa: questa serie non ha grosso appeal perché mancano i cosiddetti “campioni” della lega (non ci sono LeBron, Curry, Doncic, Durant, Leonard e compagnia cantante), ma è probabilmente la più bella da molte Finals a questa parte. Perché le due squadre giocano che è un piacere, corrono senza mai fermarsi, difendono forte e ogni tanto regalano sprazzi di pallacanestro autentica.

Se i Thunder sono tornati in parità è grazie a un lavoro di squadra notevole, e anche a quel fattore chiamato Caruso che sulla carta non avrebbe dovuto rivelarsi tanto determinante. Eppure la competizione è qualcosa che lo aggrada tanto: nella notte ha segnato 20 punti (7/9 dal campo) rubando 5 palloni e permettendosi anche una stoppata, lui che non è certo tra i più alti del lotto (196 centimetri ufficialmente… ma forse anche meno).

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Oltre all’utilità con la quale ha rimesso in moto i Thunder nel corso di una seconda parte di partita trascorsa costantemente a inseguire, Caruso ha scritto una piccola pagina di storia: era dal 1974 che un giocatore non segnava 20 punti con 5 palloni rubati in una partita delle Finals, e soprattutto è il primo di sempre ad aver segnato almeno 20 punti in due partite della serie dopo che per tutta la stagione non ne aveva mai segnati 20 in una singola partita. Di più: 22 anni dopo Manu Ginobili, diventa il primo giocatore ad avere almeno 10 palloni rubati nelle Finals pur partendo dalla panchina.

SGA si accende quando serve: i Thunder tornano favoriti

Caruso è l’uomo chiave grazie al qualche coach Daigneault ha rimesso in piedi una faccenda che s’era fatta davvero turpe. Ma OKC viaggia anche sulle ali di Shai Gilgeous-Alexander, che con 35 punti segnati (di cui 7 in fila negli ultimi 100 secondi: è lì che OKC ha ribaltato la partita) ha dimostrato di essere un favoloso realizzatore (anche se quegli zero assist testimoniano che è più un one man show che altro, ma questa è un’altra storia…).

Jalen Williams e Chet Holmgren stavolta hanno dato l’apporto sperato, anche quando SGA faticava a trovare la retina (terzo quarto: il peggiore della serie per OKC), poi nel quarto periodo il vento è cambiato e un parziale di 31-17 ha completamente mandato al tappeto Indiana. Che a un certo punto ha visto il 3-1 vicino, ma che s’è dissolta nel finale, con Haliburton senza sbocchi, Mathurin legnosissimo al ferro (1/4 nel momento chiave, e tanti saluti) e Siakam che ha tirato un po’ il fiato.

Sorpresa: per la prima volta nella serie, la squadra che ha segnato più punti con i giocatori subentrati dalla panchina ha perso (36-27). Un segnale di quanto la serie rimanga apertissima, e di fatto quando ripartirà da Oklahoma sarà come se ne cominciasse un’altra, al meglio delle tre: di sicuro tra 6 giorni si ritornerà a Indianapolis per gara 6, ma è evidente che mai come stavolta gara 5 diventa lo snodo cruciale. I Thunder hanno dimostrato di avere qualcosina di più, almeno nei titolari: ecco perché l’occasione è troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire.

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Virgilio.it

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