Ncc, la Corte Costituzionale boccia il decreto ministeriale di Salvini. L’Unione consumatori: “Deve dimettersi”
- Postato il 4 novembre 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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La Corte costituzionale ha bocciato il decreto del ministero dei Trasporti, guidato da Matteo Salvini, sui veicoli Ncc, ovvero il servizio di noleggio auto con il conducente. Il provvedimento – numero 226 del 2024 – era stato impugnato dalla Regione Calabria sollevando un conflitto di attribuzione. Oggi la Consulta, con la sentenza n. 163 depositata in mattinata, ha dato ragione all’ente guidato dal forzista Roberto Occhiuto: il dicastero del leader leghista ha imposto divieti valicando i limiti statali nella materia “trasporto pubblico locale”, di competenza regionale. Secondo i giudici, i vincoli al servizio Ncc stabiliti dal decreto sono sproporzionati, rispetto allo scopo di tutelare la concorrenza, riservando ai soli taxi la possibilità di rivolgersi a un’utenza indifferenziata. Risultato: sono state annullate le norme contestate negli atti ministeriali, decreto e circolari attuative. Ma all’Unione consumatori non basta e il presidente Massimiliano Dona ha chiesto le dimissioni di Salvini. Il decreto era già stato fortemente contestato dalle associazioni Ncc. Il Tar del Lazio aveva già sospeso alcune parti contestate.
Le norme sugli Ncc bocciate dalla Corte costituzionale
La Corte ha bocciato in particolare tre divieti., che lo Stato non avrebbe potuto adottare. Il primo è “il vincolo temporale di almeno venti minuti tra la prenotazione e l’inizio del servizio NCC, per i casi in cui questo non inizi dalla rimessa”. Il secondo impedisce “la stipula di contratti di durata con operatori NCC a soggetti che svolgono anche in via indiretta attività di intermediazione”. Ad esempio alberghi, agenzie di viaggio o tour operator. Infine, la prescrizione per l’autista Ncc di utilizzare in via esclusiva “l’applicazione informatica ministeriale per la compilazione del foglio di servizio elettronico”.
I giudici bacchettano il ministero di Salvini per aver resuscitato l’obbligo di attendere 20 minuti anche quando il veicolo noleggiato non parte dalla rimessa: un divieto già dichiarato incostituzionale con la sentenza numero 56 del 2020. Con il divieto di stipulare contratti di durata con le agenzie di intermediazione, invece, si impedisce alle imprese di assicurare ai propri clienti servizi di trasporto certi, rapidi e a costi concordati. Neppure l’obbligo di usare l’applicazione informatica ministeriale è considerato legittimo dalla Consulta, poiché lede la libertà d’iniziativa economica e il principio della neutralità tecnologica.
L’Unione dei consumatori chiede dimissioni di Salvini: “Ha resuscitato con un decreto norme già dichiarate incostituzionali”
L’Unione nazionale dei consumatori ha chiesto a Matteo Salvini di lasciare il governo. “Il ministro deve dimettersi, dato che, in violazione delle precedente sentenza della Consulta n. 56 del 2020 e di innumerevoli sentenze del Tar, pur di fare un regalo alla lobby dei tassisti, ha continuato imperterrito a considerarsi al di sopra della Costituzione”, ha attaccato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. Secondo lui il leghista ha cercato, “con un atto amministrativo, che a differenza di una legge non richiede la firma e, quindi, il controllo, del Presidente della Repubblica, di aggirare quelle sentenze, limitando alcune libertà espressamente garantite dalla Costituzione, come la libertà di iniziativa economica (art. 41)”.
“Era chiaro e lampante che prevedere con un decreto che, se non si parte dalla rimessa, tra una corsa e l’altra devono passare 20 minuti, una siesta obbligatoria assurda, e che la partenza deve coincidere con l’arrivo del servizio precedente, era un modo di far rientrare dalla finestra l’obbligo di rientrare in rimessa già bocciato dalla Consulta”, ha concluso Dona.
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