Nek si racconta prima del concerto di Acri: «Sul palco mi sento a casa»

  • Postato il 13 agosto 2025
  • Notizie
  • Di Quotidiano del Sud
  • 2 Visualizzazioni

Il Quotidiano del Sud
Nek si racconta prima del concerto di Acri: «Sul palco mi sento a casa»

Share

Tirreno Festival: il 16 agosto ad Acri, Nek regalerà alla Calabria l’unica tappa regionale del suo tour “Nek Hits– Live 2025”. In un’intervista appassionata ci ha raccontato i ricordi di una carriera lunga più di trent’anni, le emozioni che lo accompagnano in questo tour e l’attesa per la magia di una notte che unirà palco e platea in un’unica voce.


ACRI (COSENZA) – Il 16 agosto Acri si accenderà di musica e di emozioni: nell’abbraccio scenografico del suo anfiteatro, Nek regalerà alla Calabria l’unica tappa regionale del suo tour “Nek Hits– Live 2025”. Sul palco, la voce inconfondibile e l’energia travolgente di Filippo Neviani si fonderanno con una scaletta di hit intramontabili, riproposte in nuovi e potenti arrangiamenti in versione power trio. Grazie alla collaborazione tra l’amministrazione comunale e Dedo Eventi di Alfredo De Luca, all’interno del cartellone del Tirreno Festival, il pubblico potrà vivere una serata speciale, ripercorrendo le canzoni che hanno segnato oltre trent’anni di carriera di uno degli artisti più amati della musica italiana.

Il tour estivo anticipa un’agenda internazionale ricchissima: da marzo 2026, Nek sarà in tournée in Italia e in Europa con il “Nek Hits – European Tour”, tornando sui palchi del continente dopo cinque anni. Ma non finisce qui. Dal 15 novembre 2025 il viaggio proseguirà oltreoceano, con cinque date tra Canada e Stati Uniti. Cantautore e polistrumentista, con oltre 10 milioni di dischi venduti e 18 album in studio, l’artista emiliano ha iniziato la sua carriera nel 1992 e da allora ha collezionato successi che hanno attraversato intere generazioni. Negli ultimi anni ha conquistato anche il piccolo schermo, conducendo il programma di successo in onda su Rai 1 “Dalla Strada al Palco”. A pochi giorni dal concerto che illuminerà il cielo di Acri, l’instancabile “ragazzo di Sassuolo” ci ha aperto le porte del suo mondo in un’intervista appassionata. Tra progetti futuri e il richiamo delle scene internazionali, l’artista si prepara a regalare alla Calabria una serata travolgente. Una magica notte che unirà palco e platea in un’unica voce, fatta di note che attraversano il tempo e vibrazioni che arrivano dritte al cuore.

Nek, cosa prova a riportare la sua musica live in giro per il mondo dopo tanti anni?

«È sempre un’emozione enorme, difficile persino da descrivere. Sul palco mi sento a casa. La musica è il mio primo amore e tornare negli Stati Uniti, dove la canzone che ha cambiato la mia vita, “Laura non c’è”, ha fatto conoscere la mia musica nel mondo, è un momento speciale. A volte serve anche un po’ di distacco: quando ritorni, lo fai con più pathos e più trasporto. Ci sono periodi in cui ci si concentra soprattutto sul proprio Paese o si esplorano esperienze diverse dalla musica, come l’avventura della conduzione. Dopo questo percorso, tornare in America e in Europa è come chiudere un cerchio. Non potrei essere più felice».

Cosa significa per lei sapere che, a distanza di oltre trent’anni dal suo esordio, ci sono fan che cantano le sue canzoni a squarciagola anche lontano dall’Italia?

«Sono emozioni che restano impresse e che non voglio mai dare per scontate. È un privilegio raro e prezioso. Sapere che ogni brano, in qualunque parte del mondo, possa far sentire a casa chi lo ascolta è semplicemente meraviglioso».

Ci sono brani che oggi sente in modo diverso rispetto al passato?

«Ogni pezzo che ripropongo oggi suona diverso rispetto a quando l’ho scritto o cantato a vent’anni. Cresci, vivi, cambi e inevitabilmente percepisci dettagli nuovi, emozioni più profonde».

Sul palco si presenterà in formazione power trio…

«In questo tour ho scelto di puntare sull’essenzialità: sul palco, sarò insieme a due musicisti. Questo minimalismo, come mi hanno detto molti che hanno già assistito ai concerti, ha dato nuova forza e freschezza al repertorio. Prendi “Lascia che io sia”, che con questa formazione suona più potente e dirompente, o “Almeno stavolta” e “Se telefonando” – quest’ultima proposta solo con pianoforte e voce – che acquisiscono un fascino unico, diverso ma sempre fedele alla loro essenza. Ho lavorato per rinnovare gli arrangiamenti senza snaturare la forma originale delle canzoni».

Può darci un’anteprima?

«Il concerto si articola in tre fasi, un viaggio che ripercorre oltre 33 anni di musica e storie. Ci saranno due momenti di energia pura e una parte centrale, più intima e raccolta, dove mi metto a confronto diretto con il pubblico, in un dialogo autentico e profondo».

Nek, una canzone capace di raccontare chi è oggi?

«Ce ne sono diverse. Sicuramente “Fatti avanti amore” e “Lascia che io sia” parlano molto di me. “Amami”, dal mio primo album del 1992, è la mia prima vera esperienza professionale; “In te”, con cui ho debuttato al Festival di Sanremo, un brano forte, un elogio alla vita; e poi ci sarà una sorpresa: una cover scelta pensando ai tempi difficili che stiamo vivendo. E ancora “E da qui”, che raccoglie quelle piccole cose che rendono la vita grandiosa».

Tra i brani più amati, ricordiamo anche il duetto con Laura Pausini, “Sei solo tu”…

«Vero. E la parte di Laura, da sempre, la canta il pubblico. È bellissimo da ascoltare, perché rende il concerto un’esperienza condivisa. Alla fine, il 50% dello spettacolo lo fa la gente: io salgo sul palco, porto le mie canzoni, ma se dall’altra parte non ci fosse nessuno a cantarle con me… sarebbe tutta un’altra storia».

Quali emozioni prova quando il pubblico canta i suoi brani, come se la avvolgesse in un grande abbraccio sonoro?

«È un premio! Non ha prezzo. In quel momento capisci che il tempo, le energie e l’impegno di chi ha lavorato con te, hanno trovato il loro senso. Non è scontato: a volte scrivi un pezzo che ami e ti accorgi che piace anche agli altri… ed è magia pura. È l’incontro perfetto di emozioni e gusti. Lì capisco che ho fatto centro. Ho segnato. È bingo. Certo, può capitare che alcune canzoni siano piaciute più a me che al pubblico, e va bene così».

Difficile immaginarlo…

«Merito della gente che ha apprezzato le mie canzoni. Ma so bene che non sempre va così: oggi vedo tanti giovani artisti che vivono il mancato successo di un brano come una sconfitta personale. In realtà, la musica è un terreno delicatissimo, fatto di emozioni, e non tutto può piacere a tutti. Accettarlo è parte del mestiere. Il segreto è non scoraggiarsi».

Sono numerosi i giovani che si avvicinano al mondo della musica e dello spettacolo, ma spesso si trasformano in meteore. Il suo consiglio per costruire un percorso solido?

«Prima di tutto, è fondamentale avere talento. Se manca, il pubblico lo percepisce subito e, come hai detto tu, si rischia di essere meteore. Inoltre, è necessario lavorare con costanza e umiltà. L’umiltà apre all’ascolto, permette di mettersi in gioco e dà la forza di partire dal basso e salire i gradini. Ho l’impressione che molte meteore siano tali perché prima si inseguono i glitter della fama, e solo dopo si impara il mestiere. In realtà è il lavoro che porta al successo, non il contrario. Il successo è frutto di impegno, perseveranza e capacità di rialzarsi dopo ogni caduta. Chi resiste nel tempo è chi, nonostante le difficoltà, ha la forza di riprovarci. Solo il talento permette di durare negli anni».

L’abbiamo vista anche in veste di conduttore televisivo. Cosa le ha lasciato questa esperienza?

«È stata un’esperienza bellissima. Il programma ha conquistato il pubblico fin dalla prima puntata, arrivando ora alla quarta edizione con ascolti molto alti. Per me è stato un modo nuovo di essere ponte tra il palco e le persone, e lo trovo davvero entusiasmante. Sto valutando diverse proposte per il futuro. Mi piace questa vita parallela alla musica».

Su YouTube sta andando in onda la sua serie NEK HITS, in cui ripercorre la carriera tra racconti e aneddoti personali. C’è un episodio che l’ha colpita particolarmente nel rivederlo?

«Tra i tanti, uno che ricordo sempre con un sorriso riguarda il mio esordio a Sassuolo, davanti a quindici amici. All’epoca non potevo permettermi una band tutta mia, quindi mi accompagnavo con un mangianastri. Peccato che il nastro si inceppò… e il mio debutto durò venti secondi! Era finito ancora prima di cominciare. Simpatico a ripensarci oggi. Era il 1992, con la mia prima canzone e il primo disco».

Una curiosità da backstage?

«La prima volta che ho incontrato Sting. Lui mi conosceva già perché la mia musica era arrivata negli Stati Uniti e in America Latina. Era il 1999. A presentarmelo fu un amico musicista che abbiamo in comune. Fingendo un po’ di invidia, Sting mi disse: “Ti conosco, sei più giovane e bello di me”. Chiaramente, il suo intento era accogliermi nel migliore dei modi. Eravamo al Forum di Assago, durante il suo tour».

Nek, c’è qualche collaborazione che vorrebbe realizzare in futuro?

«In realtà, più che una collaborazione, mi piacerebbe lavorare a una colonna sonora. Trovo affascinante dare voce alle immagini».

Tra dieci anni, sarà ancora in tour?

«Mi auguro di essere in ottima salute, sul palco, ma anche di coltivare la mia grande passione per l’agricoltura nella mia casa in campagna».

I social riescono a raccontare chi è davvero?

«Uso poco i social, perché tengo molto alla mia privacy. Vivo momenti semplici con gli amici e sono entusiasta della mia vita professionale. Quando sono sul palco, resto sempre il “ragazzo di Sassuolo” di un tempo».

Il suo elisir di eterna giovinezza?

«Non saprei… forse qualche sorso di Lambrusco ogni tanto».

Come definirebbe questo tour in tre parole?

«Energico, essenziale, fondamentale».

Share

Il Quotidiano del Sud.
Nek si racconta prima del concerto di Acri: «Sul palco mi sento a casa»

Autore
Quotidiano del Sud

Potrebbero anche piacerti