Nel 2022 giù di 102 milioni la spesa dei Comuni per il supporto a persone in povertà e disagio sociale

  • Postato il 24 settembre 2025
  • Economia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Nel 2022 la spesa gestita dai Comuni, singoli e associati, per il supporto alle persone in condizioni di povertà e disagio sociale è stata di 800 milioni di euro, 102 milioni in meno rispetto al 2021. In parallelo è salita la spesa dedicata al supporto e all’inclusione della popolazione immigrata. L’Istat, in un report relativo alla spesa dei Comuni per i servizi sociali nel 2022, spiega che il sostegno alle persone indigenti aveva fatto registrare un debole aumento tra il 2012 e il 2019 (+3,1%) e un forte incremento nel 2020 (+72,9%), in seguito all’erogazione dei contributi e dei buoni pasto aggiuntivi per le persone in grave difficoltà economica, oggetto di specifici finanziamenti statali durante l’emergenza Covid.

Nel 2021 e nel 2022 la spesa è diminuita del 5,9% e dell’11,3% rispettivamente, mentre sono aumentate le richieste assistenziali per problemi di povertà e disagio sociale. Il calo della spesa ha riguardato quasi tutte le regioni geografiche (tranne Sardegna, Abruzzo, Molise, Liguria e Friuli-Venezia Giulia), così come l’aumento delle persone prese in carico, che da oltre 508mila nel 2020 hanno superato le 525mila nel 2021 e le 559mila nel 2022, per una spesa di quasi 115 milioni di euro.

La spesa per il contrasto della povertà riproduce i divari territoriali della spesa sociale complessiva, nonostante la diversa distribuzione del disagio economico, sottolinea l’Istat. Al Sud, dove la percentuale di famiglie in povertà assoluta è più alta (11,2% nel 2022), la spesa pro-capite è minima (13 euro per residente fra 18 e 64 anni). In tutte le altre zone, dove la quota di famiglie in povertà assoluta varia dal 6,4% al Centro al 9,8% nelle Isole, la spesa pro-capite è superiore alla media italiana (22 euro): 29 euro al Nord-est, 26 nelle Isole, 25 al Nord-ovest, 22 al Centro.

L’area della povertà e del disagio degli adulti include anche servizi rivolti alle situazioni di emergenza o di povertà estreme, come il pronto intervento sociale o il servizio per la residenza fittizia delle persone senza dimora, considerati prioritari nel Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali 2021-2023. Il servizio di pronto intervento sociale (unità di strada) ha avuto un forte incremento tra il 2019 e il 2022, sia per l’assistenza specifica ai senza dimora (gli utenti sono passati da circa 25.800 a oltre 34mila), sia per le altre situazioni di povertà e di emergenza sociale (oltre 13mila casi, contro circa 6mila nell’ultimo anno pre-pandemia).

Il servizio di residenza anagrafica fittizia permette alle persone senza dimora di essere iscritte all’anagrafe di un Comune italiano e poter quindi accedere ai diritti fondamentali e ai servizi del territorio. Nel 2022, i Comuni hanno registrato in anagrafe 33mila persone senza dimora, circa 8mila in più rispetto al 2019. Un’altra forma di intervento per il contrasto alla povertà estrema è la distribuzione di beni di prima necessità, che ha interessato oltre 41.500 persone, in lieve calo rispetto al 2021, ma superiore di circa 11mila unità rispetto all’ultimo anno pre-pandemia.

La spesa dedicata al supporto e all’inclusione della popolazione immigrata, nel 2022, ammonta a 452 milioni di euro, il 5,1% della spesa complessiva per i servizi sociali dei Comuni. Rispetto al 2021, la spesa per quest’area di utenza è cresciuta di 102 milioni di euro, al terzo posto in valore assoluto dopo l’aumento di spesa per la disabilità e per i servizi rivolti alle famiglie e ai minori. L’incremento percentuale di spesa è stato del 29,3%, più intenso nelle Isole (40,8%) e al Sud (34,6%), ma consistente anche nel Nord-est (27,8%), Nord-ovest (26,7%) e nel Centro (25,4%). L’andamento della spesa sociale dei Comuni nell’area Immigrati, Rom, Sinti e Caminanti riflette le modifiche introdotte negli anni nel sistema di accoglienza degli stranieri e dei richiedenti asilo. Infatti dal 2013 al 2017 la spesa è aumentata del 73,5% grazie alle risorse aggiuntive provenienti dal Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), che dal 2014 ha permesso ai Comuni e ad altri enti locali di utilizzare finanziamenti statali ed europei per progetti di accoglienza integrata a favore di persone con percorsi migratori particolarmente difficili. L’incremento di spesa ha interessato quasi tutte le regioni italiane, ma soprattutto la Sicilia e, in minor misura, la Sardegna.

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