Nel Lazio Forza Italia si ribella a Tajani: i consiglieri azzurri chiedono la testa dell’assessore fedelissimo del ministro

  • Postato il 17 luglio 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Nella maggioranza che guida la Regione Lazio si riaccende la tensione e torna lo spettro del rimpasto. A far tremare gli equilibri del centrodestra è una lettera firmata dai consiglieri regionali di Forza Italia e indirizzata al coordinatore regionale del partito, Claudio Fazzone. Una richiesta ufficiale: ridisegnare la presenza azzurra nella giunta Rocca e sostituire i due assessori in quota Fi, Giuseppe Schiboni, con deleghe a Urbanistica e Lavoro, e Luisa Regimenti, assessora al Personale e alla Sicurezza urbana. A riportarlo è l’agenzia Nova, che ha confermato l’esistenza del documento sottoscritto da quasi tutto il gruppo consiliare azzurro, con il ca pogruppo Giorgio Simeoni come primo firmatario. A motivare la richiesta la necessità di un “cambio di passo nell’azione politica”, anche alla luce della maggiore rappresentanza ottenuta con il rafforzamento delle deleghe negli ultimi mesi. Un linguaggio formale, che però nasconde una mossa tutta politica, figlia di rapporti di forza interni al partito e soprattutto di un equilibrio nazionale che si va lentamente sgretolando. Perché se è vero che ufficialmente “non c’è mancanza di fiducia” verso gli assessori uscenti, è altrettanto vero che il bersaglio della manovra ha un nome e cognome: Antonio Tajani.

Con l’uscita di scena di Luisa Regimenti, sua fedelissima e unico riferimento diretto nella giunta regionale, il ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio resterebbe senza alcuna rappresentanza proprio nella sua regione. Un’esclusione che suonerebbe come una bocciatura, dopo mesi di tensioni crescenti e segnali politici tutt’altro che incoraggianti. Su tutti, la “rasoiata” di Pier Silvio Berlusconi: “Si può fare di meglio. Servono facce nuove. Parole che in molti dentro Forza Italia hanno interpretato come una sfiducia nei confronti dell’attuale leadership. Una linea dura che, si dice, Tajani avrebbe tentato di arginare chiedendo un sostegno alla sorella di Pier Silvio, Marina, senza però ottenere risultati concreti. Ed è probabilmente questo indebolimento a livello nazionale ad aver spinto gli esponenti laziali a rompere gli indugi. Un’operazione, che sembra preparata da tempo e ruota attorno alla figura del senatore Claudio Fazzone, dominus incontrastato del partito nel Lazio e capace di controllare ogni passaggio interno. La sensazione, tra gli osservatori più navigati della Pisana, è che la mossa del gruppo consiliare non possa essere stata improvvisata, né tantomeno decisa a sua insaputa.

Nel mirino, oltre alla Regimenti, anche Giuseppe Schiboni, uomo di fiducia dello stesso Fazzone: gli azzurri non sarebbero soddisfatti di come sta gestendo i lavori della proposta di legge 171. In questo caso, tuttavia, la sostituzione sembrerebbe più un cambio di casacca che un reale allontanamento. Al posto di Schiboni, infatti, il nome più quotato è quello di Cosmo Mitrano, ex primo cittadino di Gaeta, già in Consiglio regionale e considerato a tutti gli effetti parte della stessa corrente. Mitrano potrebbe ereditare l’intero pacchetto di deleghe: Urbanistica, Lavoro, Scuola, Formazione, Ricerca e Merito. Più incerta la successione alla Regimenti, ma le indiscrezioni parlano di un nome vicino all’area del senatore Claudio Lotito, sempre più attivo dietro le quinte e in aperto contrasto verso Tajani. L’effetto complessivo sarebbe una giunta senza l’area Tajani, con Fazzone – e in parte Lotito – sempre più centrale e in grado di consolidare ulteriormente il proprio controllo su Forza Italia nel Lazio. Una linea che non tutti, però, sembrano pronti ad ammettere pubblicamente. Non a caso, nelle ultime ore si sono moltiplicate le smentite, le precisazioni e le frenate: “Atto interno”, “Normale dinamica politica”, “Nessuna spaccatura”. Ma nessuno, finora, ha negato che il tema del rimpasto sia ormai sul tavolo.

Il presidente Francesco Rocca, intanto, osserva con attenzione. Il governatore sa che una spaccatura degli azzurri rischia di portare alle urne la Regione prima della scadenza naturale. Lo scorso anno, sempre tra luglio e agosto, fu proprio Forza Italia a minacciare la tenuta della maggioranza per ottenere un rimpasto più ampio. Allora il braccio di ferro si concluse senza un vero rimpasto, ma con la cessione all’area azzurra di deleghe pesanti, a discapito della Lega, e di alcune presidenze strategiche. Ma il rischio, ora come allora, è che il braccio di ferro si traduca in un nuovo stallo dell’azione politica regionale. Il mantra che circola nei corridoi della Pisana è chiaro: “Se cade uno, cade anche l’altro”. In altre parole: o si procede con un doppio cambio, o non si tocca nulla. Una logica di equilibrio che rischia di diventare un’arma a doppio taglio, soprattutto per chi, come Rocca, punta a evitare nuove fibrillazioni nei mesi estivi, con il Consiglio già a ranghi ridotti e due dossier delicati da chiudere: la legge 171 e la legge di stabilità regionale. Per questo il governatore potrebbe decidere di congelare il dossier fino all’autunno. Ma la mossa dei consiglieri azzurri ha comunque un significato preciso: un segnale chiaro. A partire da Tajani, che nella sua regione rischia di pagare il prezzo politico più alto.

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Il Fatto Quotidiano

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