Nello scontro sul bilancio Ue ci perdono gli agricoltori: tagli per 86 miliardi

  • Postato il 17 luglio 2025
  • Economia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Nello scontro interno alla Commissione europea e in quello tra Bruxelles e l’Europarlamento a perdere sono certamente gli agricoltori. Anche se la Politica agricola comune continuerà ad avere una base giuridica separata nel prossimo bilancio Ue a lungo termine, dovrebbe confluire nel più ampio fondo da 865 miliardi, incorporando gli attuali due pilastri: i pagamenti diretti e lo sviluppo rurale. Il Quadro finanziario pluriennale 2028-2034 dell’Ue – così come proposto dalla Commissione Ue – prevede che alla Pac vadano 300 miliardi di euro. Le cifre le hanno fornite il commissario Ue al Bilancio, Piotr Serafin, presentando il pacchetto di proposte della Commissione a un Parlamento europeo scontento e la presidente Ursula von der Leyen.

Un taglio che supera gli 80 miliardi
Oggi, però, la Pac vale 386 miliardi di euro, dunque un taglio c’è stato e supera anche gli 80 miliardi in meno che diversi analisti avevano previsto. Ancora di più se si applica l’inflazione. Fumose le informazioni sulla distribuzione dei fondi meno dirottata alle grandi aziende, come è sempre stato. Tutto questo accadeva nelle ore in cui, a Roma un centinaio di agricoltori, con le magliette gialle e i palloncini di Coldiretti, ha protestato di fronte a Palazzo Madama con uno striscione dedicato alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. “Il Commissario Raffaele Fitto, che è responsabile per la politica di coesione e supervisione le deleghe del settore agroalimentare e della pesca, perde in totale – rispetto alla programmazione 2021-2027 – ben 274 miliardi di euro” tuona la delegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo.

Chi paga per la coperta troppo corta
I numeri sono chiari. In totale, i fondi per gli agricoltori e i pescatori vengono tagliati di quasi 93 miliardi. E pure il gioco delle tre carte non è mai stato così palese: accorpare i fondi (anche se alla Pac resterà una base giuridica separata) raggiungendo cifre importanti per rendere meno evidenti i tagli. Inizia ad essere un po’ più chiaro chi, quindi, dovrà pagare per finanziare i programmi, il riarmo, un fondo per l’Ucraina e pure il rimborso per i prestiti del NextGenerationEu, il tutto senza né una tassa sui super ricchi, né la web tax scomparsa dalle bozze della Commissione e che avrebbe fatto recuperare risorse da multinazionali che oggi non pagano le tasse in Europa. Certamente saranno gli agricoltori che da anni ricevono promesse e strette di mano, senza che cambi nulla dalla loro scomoda posizione. Quella di ultimo anello di una filiera distorta.

La proposta del bilancio pluriennale
Il commissario al Bilancio, Serafin, ben consapevole dei tasti più dolenti da far digerire al Parlamento Ue, ha chiarito che la proposta di bilancio Ue per un totale di 2mila miliardi (ma anche in questo caso va calcolata l’inflazione, ndr) a lungo termine “non dimenticherà i nostri agricoltori e pescatori”. Alla pesca andranno 2 miliardi. Il Fondo Europeo per gli Affari Marittimi, la Pesca e l’Acquacoltura (Feampa) ha avuto una dotazione di 6,1 miliardi di euro per il periodo 2021-2027. Il 48% dei 2mila miliardi (865 miliardi di euro) è destinato a finanziare i Piani di parternariato nazionali e regionali. “Al cuore” dei quali – ha spiegato Ursula von der Leyen – “restano l’agricoltura e la coesione”. La presidente della Commissione Ue ha parlato di “un accorpamento di una serie di fondi cruciali, tra cui la Pac e la Coesione, appunto. “Stiamo stanziando 300 miliardi di euro per il sostegno al reddito degli agricoltori. Questo include – ha aggiunto – una doppia riserva agricola affinché i mezzi di sussistenza degli agricoltori siano tutelati dalla coesione. Stiamo poi stanziando fondi (218 miliardi, ndr) per le regioni meno sviluppate”.

La Pac in un unico fondo con base giuridica separata
A riguardo, il commissario all’Agricoltura, Christophe Hansen, ha sottolineato che la Pac continuerà ad avere una base giuridica separata “perché ritengo molto importante – ha detto – che sui punti principali siano il Consiglio Agricoltura e pesca e questa commissione per l’agricoltura del Parlamento ad avere voce in capitolo”. Ha detto a chiare lettere che è stata una battaglia molto dura quella che ha dovuto condurre: “La politica agricola comune esiste da più di 60 anni e ha dimostrato più volte, nel corso del tempo, il suo successo” e “rimane una priorità” della Commissione europea. Di fatto, la situazione trovata non convince. Secondo von der Leyen “l’agricoltura sarà rafforzata”. “Ciò che abbiamo salvaguardato sono i pagamenti diretti agli agricoltori. Si tratta dell’80% (l’equivalente di 300 miliardi di euro). Ma con i piani di partenariato nazionali e regionali – ha detto – ci sono potenzialmente molti più finanziamenti accessibili”. Oggi quei fondi “funzionano per lo più come compartimenti stagni, poco collegati fra loro”, mentre per la presidente della Commissione Ue l’auspicio è che “possano lavorare insieme e integrarsi di più, così che l’obiettivo europeo sia meglio realizzato sul territorio”. Su come dovranno funzionare questi piani, però, le domande senza risposta sono ancora molte.

L’Europarlamento non ci sta. E ricorda i sacrifici degli agricoltori
Come nei giorni scorsi, a prendere la parola per manifestare il loro disappunto sono stati gli europarlamentari correlatori della proposta, il rumeno Siegfried Muersan (Ppe) e la portoghese Carla Tavares (S&D). Ed entrambi hanno anche lamentato la mancanza di trasparenza e di disponibilità di informazioni fornita all’Europarlamento con “una lettura diversa (rispetto a quella della Commissione Ue, ndr) della cooperazione tra Istituzioni”. “Gli aiuti vanno aumentati, non ridotti. Siamo aperti ai cambiamenti – ha detto Siegfried Muresan – la Pac e la coesione vanno allineate alle nuove esigenze, ma ci opponiamo a un indebolimento di queste due politiche” ha detto Siegfried Muresan. E ha ricordato gli sforzi fatti in questi anni dagli agricoltori, che hanno dovuto fare i conti – tra le altre cose, con inflazione, volatilità dei prezzi, cambiamenti climatici. Così la portoghese Tavares: “I piani nazionali e regionali non offrono percorsi semplificati, ma più complicati e meno trasparenti”.

Dalle associazioni di categoria alla politica. È indignazione
In Italia le reazioni non si sono fatte attendere. Da quella di Confagricoltura (“Una dichiarazione di guerra all’agricoltura”) a quella di Coldiretti, sul piede di guerra da giorni. Perché negli ultimi anni proprio Bruxelles è stato il centro nevralgico di proteste, accordi, prese di posizione e, soprattutto, promesse. Ora però siamo alla resa dei conti. “Vergognoso e indicibile attacco all’agricoltura. La Pac annacquata – ha commentato presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, fuori da Piazza Berlaymont – con il Fondo unico e un taglio di quasi il 30% delle risorse per il settore, faranno l’Europa a brandelli, quando tra dazi e crisi globali la presidente Ursula von der Leyen aveva l’occasione unica di dare prova di credibilità agli europei, di rafforzare la coesione e l’autorevolezza dell’Unione a difesa dell’unica leva di sviluppo e competitività possibile, la sua sicurezza alimentare”. La Lega ha presentato un ordine del giorno in Senato per bloccare la proposta di bilancio pluriennale della Commissione Ue.

“L’approccio della Commissione dimostra ancora una volta disinteresse verso il comparto” commenta il senatore Giorgio Maria Bergesio, responsabile del dipartimento Agricoltura del Carroccio. Per Gaetano Pedullà, europarlamentare del Movimento 5 Stelle “ormai è chiaro il gioco al massacro di Ursula Von der Leyen, spalleggiata dalla sua alleata di fiducia Giorgia Meloni: tagliare risorse ai settori produttivi e ai cittadini europei per trasferirli verso il riarmo, la militarizzazione dell’economia europea e le grandi lobby della difesa”. E aggiunge: “Gli agricoltori e le loro battaglie sono stati usati nella scorsa campagna elettorale per le europee, per poi essere ruvidamente scaricati un minuto dopo”. Per Camilla Laureti, eurodeputata del Pd, vicepresidente di S&;D e responsabile dem per le politiche agricole, l’Ue ha perso una grande occasione: “Come facciamo a fare tutto quello che dobbiamo fare con meno fondi? Non bastano capping e degressività, che pure chiediamo da tempo come socialisti, se la coperta finanziaria è così corta”.

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