Netanyahu: “Non c’è fame a Gaza”. Trump lo contraddice: “Ho visto bambini molto affamati”. E annuncia: “Organizzeremo centri di distribuzione alimentare”

  • Postato il 28 luglio 2025
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La loro alleanza è solida, non invieranno i loro ministri degli Esteri alla conferenza dell’Onu sulla soluzione dei due Stati in programma nelle prossime ore a New York, ma sul tema della malnutrizione che affligge la popolazione della Striscia di Gaza non si trovano d’accordo. Se Benjamin Netanyahu nega la carestia, per Donald Trump nell’enclave palestinese “c’è una fame vera”, “Israele ha una grande responsabilità per il flusso degli aiuti” e poiché quelli che arrivano non sono sufficienti gli Stati Uniti creeranno dei “centri per il cibo dove la gente potrà entrare, senza limitazioni“.

“Non c’è alcuna politica della fame a Gaza, e non c’è fame a Gaza”, ha detto sabato sera a Gerusalemme il primo ministro israeliano, intervenendo a una conferenza cristiana ospitata di Paula White, consigliera di Trump e pastore evangelico. Israele “ha consentito gli aiuti umanitari per tutta la durata della guerra… Altrimenti non ci sarebbero abitanti di Gaza”, ha aggiunto Netanyahu, accusando Hamas di intercettare i rifornimenti e poi “accusare Israele di non fornirli”. Tel Aviv ha “consentito l’ingresso nella Striscia della quantità (di aiuti, ndr) richiesta dal diritto internazionale”, ha sottolineato il primo ministro, stimando che circa 1,9 milioni di tonnellate di aiuti umanitari sono state consegnate nell’enclave dall’inizio della guerra nell’ottobre 2023.

L’alleato americano la pensa diversamente. “Ho visto immagini di bambini molto affamati a Gaza”, ha detto Trump parlando coi giornalisti davanti al suo resort di Turnberry, in Scozia, con al fianco il premier britannico Keir Starmer. Interpellato da un giornalista sulle affermazioni con cui il premier israeliano ha negato la carestia, Trump ha risposto: “Non so, basandomi sulle immagini della televisione direi che non sono particolarmente d’accordo, quei bambini sembrano molto affamati”. “Israele ha una grande responsabilità per il flusso degli aiuti a Gaza”, ha proseguito Trump. “Possiamo salvare molte persone, c’è una fame vera, non puoi fingere”, ha aggiunto.

Di qui l’annuncio: “Creeremo dei centri alimentari, lo faremo in collaborazione con persone molto valide, e forniremo i fondi necessari“, ha detto il miliardario newyorkese, precisando che gli Stati Uniti hanno incassato “migliaia di miliardi di dollari“, presumibilmente in riferimento ai dazi pagati dalle aziende statunitensi sulle importazioni estere, e che “spenderanno un po’ di soldi per comprare del cibo”. “Altre nazioni si stanno unendo a noi, anche la vostra”, ha aggiunto rivolgendosi a Starmer, “tutte le nazioni europee si sono unite a noi, e anche altre ci hanno chiamato e vogliono essere d’aiuto”. Trump ha spiegato che l’obiettivo è che “le persone possano entrare liberamente“, senza “confini”, aggiungendo: “Non avremo recinzioni“.

Alla domanda se Israele stesse facendo abbastanza per prevenire le vittime civili, il capo della Casa Bianca ha replicato: “Non credo che nessuno sia sta facendo nulla di grande laggiù, l’intero posto è un macello. Ora servono cibo e sicurezza”. Nel frattempo gli ostaggi nelle mani di Hamas, essendosi ridotti a suo dire a circa 20, secondo Trump “non vengono rilasciati” perché sono gli ultimi “scudi umani” per i miliziani e “qualcosa di diverso deve essere fatto”.

A Gaza, gli ha fatto eco Starmer, “la crisi umanitaria c’è” ed è “una catastrofe assoluta“. “Nessuno vuole vedere scene del genere, la gente in Gran Bretagna è indignata, serve un cessate il fuoco e noi ringraziamo il presidente per la sua leadership in questa direzione”, ha aggiunto, non senza evocare anche la necessità che Hamas “liberi gli ostaggi” israeliani superstiti.

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