Nobel a Machado, perché la sinistra non festeggia? Dai rapporti con l’ultra destra europea a quelli con Trump e Netanyahu
- Postato il 11 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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L’assegnazione del Premio Nobel per la Pace 2025 a Maria Corina Machado, leader dell’opposizione venezuelana all’autoritarismo del governo di Nicolas Maduro, sta causando molte polemiche, mentre le manifestazioni di giubilo sono soprattutto a destra. Descritta da alcuni come una “trumpiana“, i suoi detrattori la accusano di invocare l’uso della forza per ribaltare il governo venezuelano e di essere troppo vicina agli interessi della Casa Bianca. Ma anche all’ultra destra europea e a quella israeliana di Benjamin Netanyahu. Critiche sono ovviamente arrivate da membri del partito di Maduro, che la accusano di “favorire l’instabilità politica e colludere con potenze straniere”. Ma non solo. La sintesi dell’indignazione l’ha fatta l’ex leader di Podemos ed ex Vice Presidente del Governo spagnolo, Pablo Iglesias, che sui social ha espresso un giudizio durissimo: “La verità è che per assegnare il Premio Nobel per la Pace a Corina Machado, che da anni cerca di organizzare un colpo di Stato nel suo Paese, avrebbero potuto darlo direttamente a Trump o addirittura postumo ad Adolf Hitler. L’anno prossimo, lasciate che se lo dividano Putin e Zelensky. Se è già finita…”.
Stando ai fatti, lo scorso febbraio Machado ha preso parte con un videomessaggio al vertice dell’ultra destra di Madrid intitolato “Make Europe Great Again” e organizzato dal partito sovranista spagnolo Vox. “La nostra è una lotta globale e voi siete i nostri alleati. Quelle che avvengono in Europa, come quelle che combattiamo in Venezuela, hanno gli stessi obiettivi, valori e nemici”, ha detto mentre ad ascoltarla c’erano, tra gli altri, Matteo Salvini, Marine Le Pen e l’olandese Geert Wilders e il primo ministro ungherese Viktor Orbán e quello argentino Javier Milei. “Il Venezuela rappresenta oggi la più grande minaccia che l’Occidente deve affrontare nel nostro continente. È il centro nevralgico del crimine organizzato e il rifugio sicuro dei nemici della democrazia nel mondo”, ha spiegato ai patrioti, ai quali ha dedicato un altro videomessaggio per l’edizione di settembre intitolata Europa Viva 2025, dove ha annunciato che “in Venezuela è partita la riconquista della democrazia”.
In queste ore le si rinfaccia anche un accordo di cooperazione del 2020, quello che promosse in qualità di coordinatrice nazionale tra il suo partito, Vente Venezuela, e la destra israeliana del Likud, il partito del premier Netanyahu. A rinfacciarle l’iniziativa è oggi il Council on American-Islamic Relations (CAIR), gruppo statunitense per i diritti civili musulmani, che definisce Machado una “fanatica anti-musulmano e sostenitrice del fascismo europeo” e l’assegnazione del Nobel una scelta “inconsciente”. Siglato nel 2020, il documento impegnava i due partiti a rafforzare i legami su “questioni politiche, ideologiche e sociali, nonché compiere progressi in materia di strategia, geopolitica e sicurezza”. A firmarlo insieme a Machado fu Eli Vered Hazan, direttore degli affari esteri del partito israeliano, ruolo nel quale ha preso parte alle reti internazionali della destra conservatrice. “L’obiettivo – si legge ancora nel documento – è avvicinare il popolo israeliano a quello venezuelano, promuovendo insieme i valori occidentali a cui entrambe le parti aderiscono: libertà, indipendenza e economia di mercato”.
C’è poi la storia recente e qui le critiche le derivano dal sostegno esplicito alle forze Usa, con l’amministrazione di Donald Trump che sulle navi nel Mar dei Caraibi ha quasi raddoppiato il numero dei soldati da utilizzare per la lotta al narcotraffico, della quale il Tycoon accusa direttamente il presidente Maduro. Delle ultime ore le dichiarazioni dell’ambasciatore di Caracas all’Onu, Samuel Moncada: “Le azioni guerrafondaie e la retorica del governo statunitense indicano che ci troviamo di fronte a una situazione in cui è razionale pensare che un attacco armato contro il Venezuela verrà portato a termine molto presto”, chiedendo al Consiglio di Sicurezza di intervenire per evitare “una catastrofe che potrebbe sconvolgere l’intera regione per generazioni”. Niente che c’entri molto con la pace e del resto Machado ha sostenuto più volte che per rimuovere l’autoritarismo al governo in Venezuela servirà l’uso della forza. Mesi fa ha applaudito al presidente americano sottolineando che “Trump non sta giocando”. Dopo aver ricevuto il Nobel ha nuovamente ribadito che “oggi più che mai possiamo contare sul presidente Trump” perché riporti “libertà e democrazia” in Venezuela.
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