Non solo migranti, guerra ibrida e terrorismo dietro il caos libico
- Postato il 16 luglio 2025
- Esteri
- Di Formiche
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Quali e quanti rischi geopolitici si celano dietro l’aumento dei flussi migratori nel Mediterraneo? Il tragico binomio tra terrorismo da un lato e guerra ibrida russa all’Ue dall’altro come potrebbe impattare in un’area che sta dedicando risorse e pensieri alle due guerre in corso? Esiste la possibilità che gli interessi dei super player esterni collimino con una nuova fase di ampia destabilizzazione del mare nostrum? Interrogativi legittimi, che si mescolano all’allarme di Italia e Grecia sui nuovi flussi di migranti che si stanno registrando in queste settimane e al dossier energetico, mai sopito.
Difesa e sicurezza
Senza più il porto siriano di riferimento, la marina russa cerca approdi in Libia e le interlocuzioni con il generale Khalifa Haftar, uomo forte della Cirenaica, sono appunto tarate su questo do ut des. Ciò potrebbe però trasformarsi in un fronte di aperta contrapposizione con la Nato, dal momento che già ad oggi (pur senza un porto) navi da guerra russe solcano le acque mediterranee. Secondo gli ultimi rilievi ufficiali la presenza navale russa nel Mediterraneo consta di quattro imbarcazioni: la Corvetta Boikiy, dalla Sicilia in rotta verso la Siria; il rimorchiatore Jakob Grebelsky e sottomarino Novorossiysk, che si trovano al largo della costa orientale della Libia; la nave cisterna di rifornimento Vyazma vicino allo Stretto di Gibilterra; e la nave di intelligence Viktor Leonov che si troverebbe nel Mediterraneo orientale. Tutte aree ultrasensibili e tutte interessate sia al tema immigrazione che a quello energetico.
La Grecia sta registrando un consistente aumento degli arrivi sull’isola di Creta, per questa ragione il parlamento di Atene ha approvato la sospensione delle richieste di asilo per i migranti africani, oltre a inviare le sue fregate sulla rotta Creta-Libia. Ė Tobruk ancora una volta il punto sensibile in questa storia. E il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ne ha discusso ampiamente con il Segretario di Stato americano Marco Rubio, più volte ha presentato la situazione in Libia come “un’emergenza che l’Europa deve affrontare unita”.
La posizione di Roma è che occorre un intervento politico per stabilizzare il Paese, così da impedire nuovi scontri militari e nuovi flussi di immigrazione irregolare (tra cui potrebbe nascondersi qualche infiltrato di Hamas). Per questa ragione l’allerta terrorismo è ben presente nel paese, come dimostrano le fitte interlocuzioni tra la Forza antiterrorismo libica (CTF) e gli omologhi britannici che proveranno a offrire consigli e linee guida.
Energia e geopolitica
Gas e petrolio in questa partita restano prepotentemente sullo sfondo, come dimostrano le frizioni sull’asse Bengasi-Atene e le interlocuzioni Tripoli-Washington. Infatti il ministro ad interim del petrolio e del gas del governo di unità nazionale, Khalifa Abdul Sadiq, a margine del 9° Seminario internazionale dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec), presso la sede centrale dell’organizzazione a Vienna, ha incontrato i vertici di Chevron (Joe Cook, direttore dell’esplorazione e della produzione; Mamadou Beye, vicepresidente regionale per gli affari aziendali; e Jan Curtis, responsabile degli affari regionali per il Mediterraneo e il Nord Africa) per discutere delle opportunità di cooperazione e investimento nel settore del petrolio e del gas e del potenziale ingresso dell’azienda nel mercato libico. L’obiettivo è un accordo con la National Oil Corporation (NOC) per aumentare i tassi di produzione e sviluppare le infrastrutture nel settore.
Altra partnership calda è quella tra Sadiq e il suo omologo turco, Alparslan Bayraktar, che viaggiano all’unisono per rafforzare la cooperazione bilaterale alla voce offshore e onshore. Nello specifico si tratta del memorandum siglato lo scorso 25 giugno tra Noc e la Turkish TPAO per studi geologici e geofisici in quattro aree marittime. Cresce dunque il ruolo delle aziende turche nel partecipare attivamente ai progetti sugli idrocarburi e sullo sviluppo delle infrastrutture nel settore energetico libico.
Scenari
In generale la situazione nel Paese resta complessa, come dimostra il tentativo di omicidio del generale Abdul Salam Salim, capo della sicurezza di Bani Walid: bloccato da un’auto con a bordo uomini armati, è stato mancato per poco. Secondo gli investigatori è stato un tentativo da parte di terroristi locali di minare l’autorità dello Stato e di trascinare Bani Walid nuovamente nel caos dopo anni di stabilità. Pochi giorni fa, il governo di Tripoli ha firmato un altro accordo di cooperazione militare con Ankara che rafforza ulteriormente la presenza delle forze armate turche nella Libia occidentale.
Al contempo il ruolo della Russia in Libia continua ad espandersi, anche grazie a vere proprie reti di contrabbando con cui Mosca aggira le sanzioni e trasforma l’immigrazione in un’arma di guerra ibrida. Il Cremlino, forte del link con la Cirenaica, può aprire o chiudere il rubinetto dei flussi migratori tramite Haftar.