Nordio lancia il piano carceri: più posti, pene certe e comunità per chi fa uso di droghe
- Postato il 23 luglio 2025
- Di Panorama
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Dopo l’approvazione della riforma sulla separazione delle carriere al Senato, il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha scelto di esporsi su uno dei temi più spinosi della giustizia italiana: le carceri sovraffollate. Lo ha fatto con un piano articolato che punta ad aumentare i posti disponibili, rafforzare le misure alternative e soprattutto segnare una discontinuità culturale: nessuna liberazione automatica, nessun condono mascherato.
«Non si svuotano le celle perché si è a corto di spazio. Si riforma perché la pena deve essere certa, utile, e giusta», ha scandito il Guardasigilli davanti ai cronisti, facendo capire che il piano non è una resa ma una strategia.
Dalle intenzioni ai numeri: il piano anti-affollamento
Niente amnistie camuffate, dunque, ma una revisione profonda del sistema detentivo. L’obiettivo è duplice: ampliare la capienza con decine di migliaia di nuovi posti e favorire l’accesso a percorsi alternativi, soprattutto per chi si trova in condizioni di fragilità sociale. «Ci portiamo dietro problemi stratificati da decenni. Non abbiamo la bacchetta magica, ma possiamo iniziare a fare sul serio», ha detto Nordio.
A rafforzare il messaggio è arrivato il sostegno di Giorgia Meloni, che ha annunciato mille assunzioni straordinarie nella prossima legge di Bilancio. Ma è su un altro fronte che il governo ha scelto di incidere in profondità: i detenuti tossicodipendenti.
Otto anni in comunità: una seconda chance
Una delle misure cardine del nuovo disegno di legge prevede la possibilità, per chi ha commesso reati legati alla droga, di scontare la pena in una comunità terapeutica, fino a un massimo di otto anni. Una soluzione alternativa che unisce custodia e recupero, che sarà concessa solo in caso di programma riabilitativo concreto e verificabile. «Non vogliamo solo svuotare le carceri, ma dare alle persone la possibilità di cambiare», ha detto Nordio.
Dai silenzi in Aula alle risposte in conferenza
Dopo giorni di attacchi, in particolare in Aula, Nordio ha scelto il palco della conferenza stampa per rispondere punto su punto alle accuse piovute su di lui. «Scarpinato oggi mi ha praticamente dato del mafioso. Sono accuse gravi, inaccettabili, ma fa parte della politica», ha dichiarato il ministro, visibilmente seccato.
Poi ha replicato a Matteo Renzi, che aveva ventilato un suo ruolo passivo nella gestione del caso Almasri, accusandolo di essersi fatto “manipolare” dal capo di gabinetto Giusi Bartolozzi. La replica è stata netta: «Una caduta di stile».
Segreto istruttorio e toghe loquaci: stoccate su Milano
Nordio ha anche approfittato dell’occasione per riaccendere il faro sul tema del segreto istruttorio, definendo una “porcheria” il fatto che notizie coperte da riservatezza arrivino prima ai giornali che agli interessati, come avvenuto nel caso del sindaco di Milano Beppe Sala.
«Non è colpa dei giornalisti, ma di chi viola il segreto. A Milano basterebbe applicare la legge e punire le fughe di notizie. Invece non succede mai nulla», ha attaccato, annunciando l’intenzione di avviare una revisione normativa per rendere efficaci le sanzioni già previste.
Magistrati sotto osservazione
Parole dure anche verso i magistrati che rilasciano dichiarazioni su procedimenti in corso. Senza fare nomi, ma con un chiaro riferimento al caso di Raffaele Piccirillo, ha ricordato che «il primo dovere di un magistrato è tacere sulle indagini in corso». E ha fatto notare che l’azione disciplinare può essere attivata anche senza intervento diretto del ministro: «Io non interverrò, ma esistono altri strumenti nell’ordinamento».