Novembre di proteste: ecco tutti gli scioperi in Italia. Quali sono le categorie a rischio
- Postato il 3 novembre 2025
- Di Panorama
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Teniamoci pronti a un novembre di fuoco. No, non stiamo parlando di temperature sopra la media oppure di incendi. Novembre si preannuncia di fuoco a causa degli scioperi previsti a livello nazionale, con tutti i possibili disagi che ne derivano per gli italiani. Già, il calendario si prospetta particolarmente fitto: si fermeranno non solo le scuole, ma anche le farmacie e i trasporti. Percorriamo insieme questo mese di disagio, così da essere preparati a combatterlo al meglio.
Lo sciopero della scuola
Il 4 novembre si parte subito con lo sciopero della scuola, indetto dal sindacato Sisa (Sindacato Indipendente Scuola e Ambiente). La protesta coinvolge docenti, dirigenti e personale Ata (Amministrativo, Tecnico e Ausiliario). Sono compresi sia i lavoratori con contratto a tempo determinato sia indeterminato, in servizio sia sul territorio nazionale sia all’estero. E anche l’Osservatorio Contro la Militarizzazione delle Scuole e delle Università, con il personale tecnico, amministrativo, bibliotecario, CEL e i lavoratori dell’università, inclusi assegnisti, Rtd, borsisti e docenti a contratto.
Lo sciopero dei medici
Si continua mercoledì 5 novembre con lo sciopero dei medici, proclamato dallo Snami (Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani). Le modalità di astensione dal lavoro sono diverse a seconda dei settori: i medici di assistenza primaria a ciclo di scelta avranno gli studi chiusi dalle 8 alle 20. Saranno tuttavia garantite le visite a domicilio, quelle in assistenza programmata a malati terminali e le prestazioni di assistenza domiciliare integrata (Adi). I medici di medicina generale del ruolo unico di assistenza primaria ad attività oraria, si potranno astenere dal lavoro dalle 20 alle 24. Dovranno però garantire le prestazioni indispensabili secondo quanto previsto dal vigente accordo collettivo nazionale e le ulteriori prestazioni definite indispensabili nell’ambito degli accordi regionali. Anche i medici di emergenza territoriale saranno tenuti a garantire le prestazioni essenziali e urgenti (dalle 00:01 alle 23:59 del 5 novembre), insieme ai medici della medicina dei servizi territoriali (dalle 8 alle 20 del 5 novembre) e ai medici di medicina generale di assistenza negli istituti penitenziari.
Lo sciopero dei farmacisti
Giovedì 6 novembre sarà la volta dei farmacisti. In Italia, sono circa 60mila i dipendenti delle farmacie private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale, tra farmacisti-collaboratori e personale. L’obiettivo della protesta è chiedere il rinnovo del contratto di lavoro scaduto nel 2024. Lo sciopero è indetto in questo caso dalle federazioni di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs. I sindacati presentano inoltre un appello alla parte datoriale Federfarma: «Torni al tavolo di trattativa e riconosca il valore reale della professione».
Lo sciopero dei mezzi
Venerdì 7 novembre arriverà anche il famigerato sciopero dell’Atm, l’Azienda Trasporti Milanesi, indetto dal sindacato Cobas. Saranno coinvolti tutti i lavoratori dell’Azienda dei Trasporti pubblici milanesi. I disagi alla viabilità, in quelle 24 ore, potrebbero essere notevoli: è possibile che metropolitane, tram e mezzi di superficie subiscano diverse cancellazioni.
Lo sciopero generale
Infine, venerdì 28 novembre si chiuderà «in bellezza», con lo sciopero generale contro la manovra di bilancio, proclamato da Cobas e Usb. In questo caso saranno coinvolti tutti i settori privati e pubblici. Aderirà anche il settore ferroviario, con una mobilitazione di 24 ore che scatterà dalle 21 del 27 novembre alle 21 del 28 novembre. E anche il settore aereo e le autostrade, con il personale operante che si fermerà dalle 22 del 27 novembre alle 22 del giorno successivo.
Una nota dell’Unione Sindacale di Base manifesta la soddisfazione per l’organizzazione mensile, che «ha rappresentato un momento di straordinaria partecipazione e unità del mondo del lavoro. Centinaia di delegate e delegati di Usb provenienti da ogni territorio e settore, industria, pubblico impiego, scuola, sanità, logistica, porti e servizi, hanno portato la voce di un Paese che non accetta più di essere sacrificato alle compatibilità del profitto e della guerra».