Novità sulla gestione ADHD nelle scuole italiane
- Postato il 2 giugno 2025
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- Di Il Vostro Giornale
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L’attenzione che salta da un pensiero all’altro, l’impulso di alzarsi mentre gli altri restano seduti, il quaderno dimenticato proprio il giorno della verifica: per molti ragazzi con ADHD l’aula è una corsa a ostacoli invisibili. Studi recenti stimano una prevalenza italiana fra il 2,8 e il 7,3 per cento della popolazione in età scolare, con picchi di diagnosi mancata o tardiva che allungano ulteriormente i tempi di presa in carico — un gap che compromette rendimento, autostima e, alla lunga, la permanenza nel sistema formativo.
Il cambio di paradigma normativo
A fine giugno 2024 è entrato in vigore il decreto legislativo 62/2024, vero spartiacque nell’inclusione: definisce la disabilità secondo la classificazione ICF dell’OMS, introduce la valutazione multidimensionale e rende obbligatorio il “progetto di vita” individualizzato, di cui la scuola è parte integrante. Il provvedimento obbliga gli istituti a riallineare il PEI, ad adeguare le risorse di sostegno e ad esplicitare gli accomodamenti ragionevoli che permettono agli alunni con ADHD di seguire in classe al pari dei coetanei.
Dal PEI cartaceo al fascicolo digitale condiviso
Per tradurre la riforma nella pratica, il Ministero ha diffuso la Nota 1690/2024: da quest’anno il PEI si compila esclusivamente in formato digitale, con sezioni strutturate sull’ICF che scorrono fra bisogni, obiettivi e monitoraggio. La piattaforma “Scuola Futura” eroga corsi gratuiti per docenti e dirigenti sulla redazione online del documento e sull’Universal Design for Learning, segnalando un primo passo verso il fascicolo unico dello studente con bisogni speciali.
Salute mentale e reti territoriali
Al Congresso nazionale SINPF di gennaio 2025 psichiatri infantili e neuropsichiatri hanno chiesto screening sistematici nelle scuole secondarie, fondi dedicati dal PNRR e la creazione di una Agenzia nazionale per la salute mentale giovanile, con un focus esplicito sull’ADHD come disturbo ad alta interferenza con l’apprendimento. La proposta è ora allo studio del Ministero della Salute, che dovrà coordinarla con gli Uffici Scolastici regionali.
Buone pratiche che si diffondono
Intanto molti istituti sperimentano soluzioni a costo (quasi) zero: token economy individuali o di classe per rinforzare i comportamenti adeguati; “pause motorie” di due-tre minuti ogni mezzora per scaricare l’iperattività; banchi alzabili e app di autoregolazione per avvertire lo studente quando il livello di distrazione supera la soglia. L’evidenza mostra che questi accorgimenti riducono l’incidenza di richiami disciplinari e migliorano la partecipazione, senza penalizzare il resto del gruppo.
Le ombre: diagnosi lente e cattedre vuote
Se la cornice normativa avanza, sul campo restano nodi irrisolti. I tempi di attesa per una valutazione neuropsichiatrica superano spesso l’anno scolastico; la continuità didattica è minata dall’alternanza di insegnanti di sostegno precari; classi ancora troppo numerose rendono difficile l’uso di metodologie attive. Le associazioni familiari e la FISH segnalano inoltre una formazione disomogenea dei docenti curricolari sulle strategie inclusive.
Dalle Regioni il primo banco di prova
Fra i territori più dinamici c’è il Lazio: l’8 maggio 2025 la Giunta ha approvato linee di indirizzo che integrano sanità, scuola e servizi sociali, prevedendo un’équipe multidisciplinare stabile per ogni istituto comprensivo e protocolli di collaborazione con i centri di neuropsichiatria infantile. Il documento fa da apripista ad analoghe iniziative in Emilia-Romagna e Veneto attese entro l’autunno.
Prospettive a breve raggio
Una circolare ministeriale annunciata per l’estate dovrebbe dettagliare i livelli essenziali di supporto (LEP) e fissare indicatori di risultato: ore di sostegno effettive, percentuale di PEI digitalizzati, tasso di dispersione degli studenti con ADHD. I giornalisti che seguiranno la partita potranno tenere d’occhio tre snodi: l’allocazione dei fondi PNRR, la copertura dei corsi di formazione e la diffusione delle buone pratiche nelle scuole secondarie, dove oggi si concentra la maggior parte dei casi di abbandono.
Conclusioni e realtà adoperate nella gestione ADHD
Se la sfida dell’inclusione è complessa quanto l’ADHD stesso, il quadro in rapido mutamento mostra che la scuola italiana dispone finalmente di strumenti normativi, digitali e metodologici per trasformare la diagnosi ADHD in opportunità di crescita. Resta da capire se, e quanto in fretta, i nuovi diritti sanciti sulla carta riusciranno a superare le porte dell’aula e a diventare esperienza quotidiana per decine di migliaia di studenti che chiedono solo di poter correre alla stessa velocità dei loro pensieri. A tal proposito esistono realtà come Centri specializzati nella gestione delle persone ADHD – uno dei primi: https://gam-medical.com/ – centri alquanto veloci nell’approccio di test appositi per la diagnosi e altrettanto rapidi in possibili trattamenti sia psicologici che psichiatrici (con coinvolgimento anche familiare), volti a garantire una certificazione documentata e a migliorare lo stato mentale degli studenti e lavoratori ostacolati da questo disturbo.