Nucleare iraniano, trattativa a Istanbul e minacce USA

  • Postato il 28 luglio 2025
  • Di Panorama
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Continua a tenere banco La partita sul nucleare iraniano. Teheran ha avuto dei colloqui a Istanbul sull’argomento insieme a Regno Unito, Germania e Francia.“Abbiamo avuto un colloquio serio, franco e dettagliato”, ha dichiarato il viceministro degli Esteri iraniano, Kazem Gharibabadi, sottolineando che è stata anche affrontata la questione del possibile ripristino delle sanzioni, sospese nel 2015. “Si è convenuto che le consultazioni su questo tema sarebbero proseguite”, ha proseguito.

L’apertura all’Aiea e la posizione di Grossi

Sempre venerdì, l’Iran ha fatto sapere di essere pronto a riprendere le discussioni tecniche sul nucleare con l’Aiea. Il capo dell’agenzia, Rafael Grossi, ha comunque sottolineato che Teheran debba garantire trasparenza sulla questione.

L’ultimatum di Washington e le minacce di Trump

Era del resto metà luglio, quando il segretario di Stato americano, Marco Rubio – in accordo con Londra, Berlino e Parigi – aveva dato all’Iran tempo fino alla fine di agosto per accettare un nuovo accordo sul nucleare: in caso contrario, scatterebbero le sanzioni congelate nel 2015.
Lo stesso Donald Trump, alcuni giorni fa, non ha escluso nuovi bombardamenti contro i siti nucleari iraniani, qualora il regime khomeinista non rinunci all’arricchimento dell’uranio.

Il dossier secondo Israele e Stati Uniti

In tutto questo, sabato il Washington Post ha riferito che, secondo fonti dello Stato ebraico, gli attacchi di Israele e degli Stati Uniti all’Iran avrebbero ostacolato lo sviluppo da parte degli ayatollah di due tipi di testate nucleari e di un’arma a impulsi elettromagnetici.

Nucleare e crisi di Gaza: dossier connessi

Più in generale, Trump considera la questione nucleare iraniana inestricabilmente connessa alla crisi di Gaza. E questo non solo perché Hamas è storicamente spalleggiata da Teheran, ma anche perché questi dossier rappresentano due precondizioni fondamentali per arrivare al rilancio degli Accordi di Abramo.
Gli israeliani e i sauditi temono infatti un Iran con la bomba atomica. Inoltre, sia Gerusalemme che Riad guardano con estremo interesse – assieme a Washington e Mosca – all’eventuale ricostruzione di Gaza.

La possibile sponda tra Washington e Mosca

Tutto questo, senza trascurare che, sul dossier del nucleare iraniano, potrebbe essersi registrata una sponda sotterranea tra Stati Uniti e Russia. Entrambi erano contrari a una rottura della cooperazione tra Teheran e l’Aiea.
Inoltre, il 12 luglio, Axios aveva riportato che Vladimir Putin avrebbe cercato di convincere il regime khomeinista a rinunciare all’arricchimento dell’uranio.

La Turchia guadagna peso geopolitico

Un ultimo aspetto da sottolineare è che, come abbiamo visto, i recenti colloqui sul nucleare sono stati ospitati a Istanbul. Segno, questo, che, oltre che sulla crisi ucraina, il peso geopolitico della Turchia sta crescendo anche sul dossier iraniano.
Chissà che, rispetto al 2020, Ankara non si mostri stavolta più aperta nei confronti degli Accordi di Abramo.

Autore
Panorama

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